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PAZZIA

L'amore è una nebbia formata de un vapor di sospiri, e, se si scioglie, sfavilla il fuoco nelle pupille degli amanti, ma se si addensa, è un mare nutrito delle loro lacrime. Che è ancora? Una  Pazzia docile, un'amarezza che stringe il cuore, una dolcezza che risolleva!  immagine

 

Ciò che ero solito amare, non amo più; mento: lo amo, ma meno; ecco, ho mentito di nuovo: lo amo ma con più vergogna, con più tristezza; finalmente ho detto la verità. È proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma controvoglia, nel pianto, nella sofferenza 


~ Francesco Petrarca ~

 

SOGNO IMPOSSIBILE...

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Cirano de bergerac  (atto terzo - scena VII)

Post n°32 pubblicato il 30 Novembre 2006 da rox.gi

CIRANO: Certo, e se vi lasciaste sfuggire da quell'altezza una sola parola cattiva sul mio cuore, mi uccidereste.

ROSSANA: Allora scendo!

CIRANO: No!

ROSSANA: Allora salite voi, presto!

CIRANO (arretrando spaventato): No!

ROSSANA: Come... no?

CIRANO (con voce sempre più rotta dall'emozione): Lasciatemi approfittare per una volta... di quest'occasione che ci è data... di parlarci così, dolcemente, senza vederci.

ROSSANA: Senza vederci?

CIRANO: Ma sì, è stupendo. Ci si indovina appena. Voi intravedete un mantello nero, io una gonna bianca d'estate: io non sono che un'ombra, e voi un chiarore. Voi non sapete cosa siano per me questi momenti. Se qualche volta le mie parole sono state belle...

ROSSANA Certo che lo furono!

CIRANO: Non sono mai riuscite davvero a far parlare il mio cuore...

ROSSANA: Perché?

CIRANO: Perché... perché finora ho sempre parlato attraverso...

ROSSANA: Attraverso che?

CIRANO: Attraverso il tremito e la vertigine che chiunque prova guardandovi... Ma stasera mi sento come uno che sta per parlarvi per la prima volta.

ROSSANA: E' vero. Avete una voce nuova.

CIRANO (accostandosi febbrilmente a lei): Sì, una voce nuova, perché con la notte che mi protegge io oso essere infine me stesso, io oso...

(Si ferma smarrito) Dove sono? Non lo so, ma perdonatemi - è tutto così dolce stanotte... così nuovo per me.

ROSSANA: Così nuovo?

CIRANO (sconvolto come se cercasse di trattenere le parole): Sì, nuovo... Poter essere sincero: la paura di essere deriso non mi dà tregua.

ROSSANA: Deriso, perché?

CIRANO: Ma... per uno slancio... Già, il mio cuore non fa che nascondersi dietro il mio spirito per pudore: io parto per strappare al cielo una stella e poi, per paura del ridicolo, mi chino a raccogliere un fiore.

ROSSANA: Anche un fiore ha del bello. Non mi avete mai parlato così.

CIRANO: E se lasciassimo perdere la letteratura per fuggire verso spazi più... ariosi! Se invece di bere goccia a goccia da un ditale dorato l'acqua insipida di un fiumiciattolo, cercassimo di vedere come l'anima si disseta bevendo a fiotti dalle onde d'un grande fiume!

ROSSANA: Ma lo spirito?...

CIRANO: Me ne sono servito soltanto per farvi restare, ma ora parlare come un poetastro arcadico significherebbe insultare questa notte, questi profumi, questo momento, la Natura tutta!... Lasciamo che, con un solo lampo dei suoi astri, il cielo ci spogli di tutte le nostre finzioni: io ho paura, paura che la nostra alchimia poetica disperda ogni vero sentimento, che l'anima si annienti in passatempi vani e che tutta questa finezza si tramuti in una fine!

ROSSANA: Ma lo spirito?...

CIRANO: In amore lo detesto. Quando si ama è un delitto prolungare questa inutile schermaglia. Arriva inevitabilmente il momento in cui - e compiango chi non l'ha provato - sentiamo che c'è qualcosa di così nobile nel nostro modo di amare da non poterlo avvilire con vani giochi di parole.

ROSSANA: E va bene! Se per noi è arrivato questo momento, che mi direte adesso?

CIRANO: Tutto, tutto, tutto ciò che mi verrà, ve lo getterò a mazzi, senza farne un bouquet. Io vi amo, soffoco, ti amo, sono pazzo, non ne posso più, è troppo; il tuo nome mi sta nel cuore come in un sonaglio, e visto che io non faccio che vibrare per te, sempre, Rossana, il sonaglio s'agita e il tuo nome mi risuona dentro. Ricordo tutto di te, amo tutto: ricordo che la mattina del 12 maggio, l'anno scorso, per uscire, cambiasti pettinatura. A tal punto i tuoi capelli sono diventati la mia luce che - come quando si è fissato il sole troppo a lungo si finisce per vedere proiettato dappertutto un disco rosso quando distolgo lo sguardo dal loro chiarore, riverberi biondi tutto intorno mi bruciano gli occhi.

ROSSANA (turbata): Sì, questo è proprio amore...

CIRANO: Ne ha tutto il triste furore - qualcosa che m'invade, terribile e geloso, e tuttavia non egoista. Per la tua felicità darei in cambio la mia, quand'anche tu non lo sapessi mai; così, soltanto per sentirti ridere qualche volta, da lontano, di quella gioia data dal mio sacrificio. Cominci a capire adesso? A renderti conto? Senti l'anima mia salire verso di te, nell'ombra? Davvero, è tutto troppo bello stasera, troppo dolce. Io ti dico tutto questo, tu mi ascolti - io, te! E' troppo. Nemmeno nei miei sogni più ambiziosi sono mai arrivato a sperare tanto. Non mi resta che morire, subito! Mentre lei trema tra i rami per le cose che le ho detto. Perché voi tremate, tremate come una foglia tra le foglie! Tu tremi! Perché lo sento, che tu lo voglia o no, lo sento il tremito adorato della tua mano scendere giù per i rami di questo gelsomino. (Bacia perdutamente l'estremità d'un ramo pendente)

ROSSANA: Sì, tremo, e piango, e sono tua, e tu m'hai stordita!

CIRANO: Allora, venga pure la morte! Questa ebbrezza sono io, io che gliel'ho data! Ormai non chiedo altro che...

CRISTIANO (nascosto sotto il balcone): Un bacio!

ROSSANA (trasalendo): Che?

CIRANO: Eh!

ROSSANA: Tu mi chiedi?...

CIRANO: Sì... io... (A Cristiano, sottovoce:) Tu vai troppo di fretta.

CRISTIANO: Visto che è così turbata, è il caso che io ne approfitti.

CIRANO (a Rossana): Sì, io... io ho chiesto, è vero... ma, santo cielo! Sono stato troppo audace.

ROSSANA (un po' delusa): Come, non insisti?

CIRANO: Sì, insisto... senza insistere!... Già, già! La tua virtù s'annuvola! Insomma, questo bacio... non darmelo più!

CRISTIANO (a Cirano, tirandolo per il mantello): Perché?

CIRANO: Zitto, tu!

ROSSANA (sporgendosi): Ma che stai dicendo?

CIRANO: Mi rimproveravo d'essere andato troppo in là. Dicevo a me stesso di tacere: zitto, Cristiano!...

CIRANO: Bacio. E' una parola dolce. Non capisco perché voi non osiate pronunciarla. Se già questo vi fa bruciare tutta, che accadrà poi più avanti? Non abbiate paura. Non avete poco fa, quasi senza accorgervene, rinunciato a giocare? Non siete passata senza traumi dal sorriso al sospiro e dal sospiro al pianto? Andate avanti, ancora un poco, senza farci caso, e vedrete: dalle lacrime al bacio non c'è che un brivido.

ROSSANA: Tacete!

CIRANO: Un bacio - ma che cos'è poi un bacio? Un giuramento un po' più da vicino, una promessa più precisa, una confessione che cerca una conferma, un punto rosa sulla i di «ti amo», un segreto soffiato in bocca invece che all'orecchio, un frammento d'eternità che ronza come l'ali d'un'ape, una comunione che sa di fiore, un modo di respirarsi il cuore e di scambiarsi sulle labbra il sapore dell'anima!

ROSSANA: Tacete!

ROSSANA: Che aspetti? Sali a cogliere questo fiore ineguagliabile...

CIRANO (spingendo Cristiano verso il balcone): Sali!

ROSSANA: Questo sapore di cuore...

CIRANO: Sali!

ROSSANA: Questo ronzio d'ape...

CIRANO: Dai, sali!

CRISTIANO (esitante): Ma ora... mi sembra che non stia bene!

ROSSANA: Questo frammento d'infinito...

CIRANO (spingendolo): Sali, animale! (Cristiano si lancia su per i rami, raggiunge il balcone e lo scavalca)

CRISTIANO: Ah, Rossana! (L'abbraccia e la bacia)

CIRANO: Che strana sensazione! Un bacio - l'amore pranza e io, come Lazzaro, raccolgo le briciole nel buio. Ma sì, sento che un po' di questo bacio mi appartiene, perché su quelle labbra Rossana bacia le parole che ho detto io... (Si sentono i liuti) Un'aria triste, un'aria gaia!

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