Il blog di 3 C

Absit iniura verbis


Mi permetto di "rubare" una discussione intrapresa in un forum che frequento perché partecipandovi mi sono accorto che ho mutato nel tempo alcune mie convinzioni. In fondo un aforisma di James Russel Lowell dice "solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione", mentre Charles De Gaulle sentenziò che "solo gli imbecilli non si sbagliano mai. Ma arriviamo al soggetto del thread: Absit iniura verbis, ovvero "non ci sia intenzione di offendere nelle parole".Sembrerebbe un ottimo modo per dire serenamente ciò che pensiamo.Ma non è facile evitare di offendere con le parole... chi pensiamo meriti quelle parole; possiamo pronunciarle anche con serenità, ma se è una verità scomoda farà molto più male detta serenamente che con rabbia.Eppure bisognerebbe ricordare che, per evitare di tranciare giudizi personali spesso non richiesti e non adeguatamente motivati, possiamo dire ciò che pensiamo chiaramente ma sempre tenendo conto della sensibilità altrui, sempre siamo in grado di percepirla. Su questo punto si potrebbe anche fare una riflessione sull'ipocrisia, ovvero sul fatto di non dire quel che "serve" per uno scopo apparentemente più nobile (ma quanto?). E' anche interessante scoprire dov'è il confine tra le due cose; dove finisce il tatto e dove comincia invece l'ipocrisia? Caratterialmente c'è stato un periodo in cui ero convinto che se uno è un imbecille era mio dovere informarlo per evitare che passasse il resto della sua vita pensando di essere addirittura intelligente; beh ora sono convinto che questo sia scorretto perché invece di ergermi a giudice e giuria nei confronti di chi non eccede in qualità cerebrali, in sensibilità, in analisi ed autoanalisi è molto più semplice evitare di abusare della sua e della mia pazienza evitando di rapportarmici In realtà non mi stanno antipatici, solamente che non riesco ad avere un dialogo, e se il loro livello di socialità si riduce a parlarti a luoghi comuni, lasciandolo nel suo habitat di luoghi comuni vivrà felice e sereno. Citando il proverbio cinese, se lo stolto non ha la capacità intellettuale di guardare la luna indicata dal saggio, che guardi il dito e viva felice. Ma se lo stesso invece mi "violenta"con la sua pochezza sostenendo in maniera goffa e grossolana che sono io quello a non saper vivere, argomentandola poi a luoghi comuni? Bisogna allora fare nella vita di tutti i giorni quello che incominciano ad abituarci in chat, ovvero mettere un bel Ignora Utente sul nostro prossimo non gradito? Non si comincerebbero allora a creare delle caste chiuse andando in antitesi con il concetto di intelligenza che ha un suo sinonimo in "apertura mentale"?Sarei curioso di sapere quello che ne pensate, anche in relazione a quello che leggete in stanza o nei nblog, oltre che a quello naturalmente che si vive nella nostra quotidianità.Grazie