La vita interiore come esigenza e appelloLa vita interiore è un'esigenza dell'uomo. Potremmo dire che è una chiamata, un appello. Secondo la Bibbia la storia della salvezza inizia con l'appello rivolto ad Abramo lek-lekà, "va' verso te stesso" (Genesi 12,1). Nella traduzione latina della Bibbia, la Vulgata, il passo di Isaia 46,8 suona: redite ad cor, "ritornate al vostro cuore". Nella Lettera agli efesini 5,14 troviamo l'appello: "Svegliati, tu che dormi". Non si tratta tanto di voce che venga dal di fuori, ma di un'istanza interiore, di un'esigenza interiore e intima. È il bisogno che noi esprimiamo e lasciamo emergere quando diciamo di aver bisogno di fermarci, di pensare, di ritirarci un po' in solitudine, di "fare uno stacco"... Allora obbediamo a un appello che sorge dal nostro profondo. È chiaro che questa voce non si oppone a vita esteriore, ma a dissipazione, dispersione, a non senso, a disordine. La vita interiore è il compito di chi assume la propria identità e verità come mandato da adempiere ... Non siamo chiamati a imitare, ma a essere il nostro nome e il nostro volto, a realizzare la nostra unicità. Secondo i tre grandi monoteismi questo è il compito fondamentale assegnato da Dio all'uomo. Anzi, essi mostrano che il cammino della conoscenza di sé si accompagna inscindibilmente a quello della conoscenza di Dio. "voglio ardentemente conoscere Dio e la mia anima" proclama Agostino (Soliloqui I,2,7), il quale formula così la sua sintetica preghiera: "O Dio, che sei sempre il medesimo, ch'io conosca me, ch'io conosca te" (Soliloqui II,1,1). La tradizione islamica ha conservato un hadît secondo il quale chi conosce se stesso conosce il suo Signore. Un passo neotestamentario è significativo di questa ricerca concomitante di sé e di Dio. In Marco 10,17-22, un "tale", un personaggio anonimo, dunque in cerca della propria identità, corre da Gesù e si getta ai suoi piedi interrogandolo su come ottenere la vita eterna (v. 17). In questa persona ... si coniugano ricerca di Dio e ricerca di identità personale. E questa ricerca si esprime in una domanda: "Che devo fare?". La risposta di Gesù non è estrinseca, non è rivolta verso l'esterno, non è sbilanciata sul piano del "fare", ma propone un itinerario interiore. Gesù pone una contro-domanda che conduce il suo interlocutore a interrogarsi sul movente profondo, sul perché di quella ricerca. Gesù lo fa andare al fondo di se stesso. L'itinerario che Gesù propone comprende infatti anzitutto la conoscenza di sé, l'ordinamento delle relazioni umane con gli altri, con le realtà esterne, con la propria storia familiare (v. 19)... quindi la rivelazione della povertà profonda, della mancanza che abita il suo interlocutore (v. 21), non dopo però avergli apprestato lo spazio d'amore al cui interno accogliere tale rivelazione e superarla grazie alla relazione con Gesù stesso (v. 21: "Gesù fissatolo lo amò e gli disse: ‘Vieni e seguimi'"). Conoscenza di Dio e conoscenza di sé, dice questo testo, passano attraverso l'adesione alla persona di Gesù Cristo.
la vita interiore
La vita interiore come esigenza e appelloLa vita interiore è un'esigenza dell'uomo. Potremmo dire che è una chiamata, un appello. Secondo la Bibbia la storia della salvezza inizia con l'appello rivolto ad Abramo lek-lekà, "va' verso te stesso" (Genesi 12,1). Nella traduzione latina della Bibbia, la Vulgata, il passo di Isaia 46,8 suona: redite ad cor, "ritornate al vostro cuore". Nella Lettera agli efesini 5,14 troviamo l'appello: "Svegliati, tu che dormi". Non si tratta tanto di voce che venga dal di fuori, ma di un'istanza interiore, di un'esigenza interiore e intima. È il bisogno che noi esprimiamo e lasciamo emergere quando diciamo di aver bisogno di fermarci, di pensare, di ritirarci un po' in solitudine, di "fare uno stacco"... Allora obbediamo a un appello che sorge dal nostro profondo. È chiaro che questa voce non si oppone a vita esteriore, ma a dissipazione, dispersione, a non senso, a disordine. La vita interiore è il compito di chi assume la propria identità e verità come mandato da adempiere ... Non siamo chiamati a imitare, ma a essere il nostro nome e il nostro volto, a realizzare la nostra unicità. Secondo i tre grandi monoteismi questo è il compito fondamentale assegnato da Dio all'uomo. Anzi, essi mostrano che il cammino della conoscenza di sé si accompagna inscindibilmente a quello della conoscenza di Dio. "voglio ardentemente conoscere Dio e la mia anima" proclama Agostino (Soliloqui I,2,7), il quale formula così la sua sintetica preghiera: "O Dio, che sei sempre il medesimo, ch'io conosca me, ch'io conosca te" (Soliloqui II,1,1). La tradizione islamica ha conservato un hadît secondo il quale chi conosce se stesso conosce il suo Signore. Un passo neotestamentario è significativo di questa ricerca concomitante di sé e di Dio. In Marco 10,17-22, un "tale", un personaggio anonimo, dunque in cerca della propria identità, corre da Gesù e si getta ai suoi piedi interrogandolo su come ottenere la vita eterna (v. 17). In questa persona ... si coniugano ricerca di Dio e ricerca di identità personale. E questa ricerca si esprime in una domanda: "Che devo fare?". La risposta di Gesù non è estrinseca, non è rivolta verso l'esterno, non è sbilanciata sul piano del "fare", ma propone un itinerario interiore. Gesù pone una contro-domanda che conduce il suo interlocutore a interrogarsi sul movente profondo, sul perché di quella ricerca. Gesù lo fa andare al fondo di se stesso. L'itinerario che Gesù propone comprende infatti anzitutto la conoscenza di sé, l'ordinamento delle relazioni umane con gli altri, con le realtà esterne, con la propria storia familiare (v. 19)... quindi la rivelazione della povertà profonda, della mancanza che abita il suo interlocutore (v. 21), non dopo però avergli apprestato lo spazio d'amore al cui interno accogliere tale rivelazione e superarla grazie alla relazione con Gesù stesso (v. 21: "Gesù fissatolo lo amò e gli disse: ‘Vieni e seguimi'"). Conoscenza di Dio e conoscenza di sé, dice questo testo, passano attraverso l'adesione alla persona di Gesù Cristo.