lontano

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E’ proprio il concetto di stasi che non va d’accordo con il tempo, con il suo scorrere intendo. Le lancette vanno avanti, i mesi e gli anni addirittura, eppure tutto sembra fermo, immobile. Tutto, tu. Cioè Io. E prima o poi deciderò di riniziare a camminare, per ora sto così e qui, a capire quale voglio sia la mia direzione, ma quella vera. Che da fermi non si sta male, anzi, scossoni minimi e assestamenti semplici e gestibili, ma alla fine sai che prima o poi dovrai muoverti, in cerca di un nuovo scopo. Sono poche le persone con cui parlo veramente, mostrando qualcosa in più dell’immagine facile da mostrare, dell’immagine che non fa venire in mente agli altri che dietro possa esserci un carattere più complesso, pieno di sfaccettature che a volte proprio non ne vogliono sapere di venire a galla, tutto più semplice, davvero. La maggior parte sono persone che conosco da una vita, che non hanno bisogno di fartele le domande perché hanno già tutte le risposte, poi ci sono quelle che invece avrai visto giusto un paio di volte e che guardandoti negli occhi ti lasciano senza parole, ti dicono giusto lo stretto indispensabile per aprire un mondo di domande in te “ma tu cos’è che vuoi,? Cosa vuoi davvero dico, e non rispondermi subito, perché non è la risposta che voglio” e beh, io davanti a una domanda così rimango spiazzata. E le parole rimangono lì in quella terra di mezzo, in cui solo gli occhi parlano. E nasce una delle più belle conversazioni che io ricordi, un po’ imbarazzante forse, perché si parlava solo di me, io abile di solito a non dire nulla che vada oltre la scorza del mio essere, stavolta mi sono aperta e quanto è stato liberatorio, perché per me lasciare andare i freni questo significa, lasciar intravvedere la vera me, e non che abbia nulla di particolarmente strano da dire o da confessare. E stasera mi sento più leggera, come se quei passi un po’ li avessi iniziati a fare, che il primo passo è questo, avere l’intenzione di farlo. Guardi i tuoi piedi e sai che sapranno camminare ancora...