Tifamare

Quando il calcio diventa politica(e violenza)


Ed eccoci qui, ancora una volta, a parlare di politica. La stessa politica che pare essere nata per dividere, innervosire, corrompere. Un nostro lettore, proprio ieri, ha giustamente asserito che, a suo avviso, per risolvere il problema violenza negli stadi, bisognerebbe eliminare tutti i gruppi organizzati(i cosiddetti e tristemente famosi gruppi ultrà). Personalmente non posso che appoggiare con tanto di applausi tale proposta che, se fossi nelle autorità competenti, prenderei in seria considerazione. Tali gruppi organizzati, infatti, sono formati da persone tendenzialmente violente che si recano allo stadio non per vedere una partita e passare due ore in spensieratezza, ma, al contrario, per cercare lo scontro; non importa se con gli "sbirri" o con i gruppi ultrà della squadra avversaria, l'importante è utilizzare, contro più persone possibile, le armi che si sono portati dietro nella loro rabbiosa marcia di guerra. La mentalità di tali gruppi, infatti, è da sempre stata violenta ed ha inficiato, all'interno del mondo del pallone, ragioni pseudo politiche al fine di motivare le loro comunque ingiustificabili azioni. Di destra o di sinistra, questi gruppi rappresentano sempre e comunque le frange estreme dell'una o dell'altra ideologia e, per loro, allo stadio non si incontrano solo due squadre, ma due veri e propri schieramenti da guerriglia. A vincere è chi ferisce il numero maggiore di forze dell'ordine o di membri dell'opposta tifoseria; si tratta,a mio avviso, di un vero è proprio retaggio degli istinti primordiali e animaleschi di scontro tra due fazioni.Come se, una partita di calcio, decretasse sul serio chi sia degno di gloria e chi invece no. Questi tizi sono bimbi bizzosi intrappolati nel corpo di energumeni violenti e facinorosi. Fossi nel giudice sportivo, a quanto pare molto solerte nel punire il lanci di bottigliette, cercherei di vietare anche i cori contro la polizia. Quelli del tipo:"Mi diverto solo se, vedo morire lo sbirro"...ogni volta che vado allo stadio e sento intonare cori del genere dalla curva, provo profonda vergongna e profondo sconforto. Eppure sembra così logico per una persona sana di mente pensare che, una partita di calcio, non è altro che, appunto, una partita di calcio. La soddisfazione legata alla vittoria e la delusione portata dalla sconfitta sono sentimenti che, in ogni caso, non dovrebbero mai far sentire qualcuno migliore o peggiore anche perchè, ricordatevelo: non siamo noi tifosi a giocare la partita e, ogni volta che ci dimentichiamo che il nostro ruolo è,appunto, quello di tifare e ci lasciamo andare in azioni deprecabilmente violente, la nostra squadra, la nostra città; noi stessi abbiamo perso, indipendentemente dal risultato finale ottenuto dagli undici per i quali teniamo. Del resto, come amo spesso ricordare:"Noi uomini siamo particolarmenti abili nel complicare le cose semplici e nel rovinare quelle belle".