Blog di Claudio Tiny

Autogestione


Cos'è che rendeva speciale la Maruska? Voglio dire, appena entravi sentivi che c'era un'aria diversa, non era come entrare in un qualsiasi bar, e nemmeno come entrare all'Oratorio.Per esempio: ogni giorno c'era un barista diverso. E non un barista come gli altri, che se ne stava dietro al banco e cercava di invogliare i clienti a consumare. No: spesso lo vedevi seduto a un tavolino a giocare a carte; quando qualcuno aveva bisogno, gridava: “Barista!”, lui si alzava, andava a servirlo e poi tornava al suo posto per continuare la partita.Come funzionava la cosa? Non c'era un gestore che si occupava di tutte le incombenze, come in tutti gli altri circoli analoghi?In verità non c'era. Il circolo si reggeva su una parola che ai più potrebbe risultare sconosciuta: AUTOGESTIONE.In poche parole, i soci stilavano dei turni, e una sera a settimana una o due persone (due per i week-end, mentre per i giorni lavorativi ne bastava una) erano di servizio al bar.Questo faceva sì che tutti si sentissero participi delle attività del circolo, anche chi (perché non aveva tempo, oppure perché semplicemente non se la sentiva) non faceva i turni al bar. Non c'era nessuno che era lì per guadagnarci, ma i soldi incassati andavano tutti nelle casse del circolo, e servivano per migliorarlo e renderlo più funzionale.L'autogestione sarebbe poi stata applicata anche nella gestione del Cinema Teatro Ferri, che fu preso in carico dal Circolo ARCI (cioè dalla Maruska) a partire dal 1974.Io stesso ho fatto non so quanti turni al cinema, in grigie serate invernali in cui magari entravano una decina di persone, e bisognava dividersi fra la biglietteria e il bar, e i film sembravano non finire mai.Poi quando veniva la bella stagione si potevano fare le feste all'aperto. Ogni anno si faceva la Festa dell'Unità (ballo liscio & salamelle & frittate con cipolle per tutti!), ma oltre a questa si facevano altre serate di autofinanziamento. Ogni volta, i soci che ne avevano voglia (cioè quasi tutti) si davano da fare gratuitamente, chi in cucina, chi a servire ai tavoli o al bar, chi alla cassa (il mio luogo preferito…). E alla fine di ogni serata si faceva il conto: se era andata bene, la Maruska aveva qualche soldo in più per le sue attività, altrimenti bisognava tirarli fuori dalle casse per pagare le spese.Lavoravamo tutti, ognuno a modo suo, perché le attività della Maruska avessero successo, senza che nessuno di noi mettesse in tasca anche una sola lira. E la cosa più sorprendente per me, almeno all'inizio, è che anche le persone con incarichi pubblici (sindaco, assessori, segretari di sezione) si davano da fare insieme a tutti gli altri, si mettevano il grembiule per servire ai tavoli, oppure andavano in cucina a sbucciare le patate, e non cercavano mai di mettersi in mostra.