Blog di Claudio Tiny

I risotti di Muciòn


Luigi Gatti, detto Muciòn, era un finto burbero. Di corporatura tozza, il volto rubizzo e lo sguardo che di tanto in tanto “sparava”, dava l'impressione a chi non lo conosceva di essere un uomo aggressivo e potenzialmente violento, invece era fondamentalmente un buono. Se c'era bisogno di una mano, potevi star sicuro che te la dava. Magari imprecando e bestemmiando, ma lui c'era sempre. Tranne quando si incazzava davvero, allora spariva per qualche settimana o qualche mese. Poi tornava come niente fosse e riprendeva a fare le cose di prima.Anche se, negli anni, ebbe diversi incarichi (per un breve periodo fu anche il Presidente del circolo ARCI Maruska), il suo posto ideale era la cucina. I suoi risotti erano famosi in tutta la provincia, c'era gente che veniva anche da fuori (da Pavia, da Vigevano, dall'Oltrepò) solo per assaggiare quelle prelibatezze.Muciòn, come tutti gli artisti, non amava esibirsi a comando. Faceva i suoi risotti solo quando ne aveva voglia, se gli chiedevi di farlo quando aveva la luna storta era capace di mandarti al diavolo (per non dire di peggio!), e poi si offendeva pure.Quando il risotto gli riusciva particolarmente buono (più buono del solito, perlomeno), e tutti gli facevano i complimenti, si scherniva e rispondeva sgarbatamente, come se non gli piacesse ricevere apprezzamenti. In cuor suo, però, sono sicuro che fosse felice di aver soddisfatto tutta quella gente.Alla fine del pranzo poi gli si dedicava una canzoncina:E Luigi Gatti lo vogliamo sì!E Luigi Gatti lo vogliamo sì!Lui ci prepara dei gustosi piattiLuigi Gatti lo vogliamo sì!Lui mandava tutti a cagare e se ne tornava in cucina apparentemente imbronciato, ma gli occhi gli ridevano.