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Creato da: claudio_tiny il 19/02/2009
Storia e memoria della Maruska

 

 
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Il lavoro manuale

Post n°9 pubblicato il 30 Ottobre 2015 da claudio_tiny

La maggior parte dei frequentatori della Maruska erano persone umili, operai e piccoli artigiani, gente che aveva iniziato a lavorare molto giovane e che non aveva paura di sporcarsi le mani. Se c'era bisogno di faticare non si tiravano certo indietro. E di cose da fare ce n'erano sempre tante.

Per noi giovani, invece, il discorso era un po' diverso. Soprattutto noi che studiavamo (prima alle superiori, poi all'università) e che eravamo cresciuti senza dovere mai sudare troppo per ottenere quello che desideravamo, non eravamo abituati a certi sforzi. Anche in questo, però, la Maruska fu per noi scuola di vita, insegnandoci una regola fondamentale: che se vuoi costruire qualcosa, il lavoro lo devi fare tu in prima persona.

Nei primi tempi la Maruska era carente in diverse strutture: la balera era vecchia, il palco per l'orchestra scalcinato e con un un impianto luce al limite del criminale, il cortile era un disastro.

Visto che c'erano sempre più frequentatori, si decise così di dare una sistemata all'intera struttura. Per prima cosa si decise di rifare la balera e sistemare l'impianto luce. La vecchia balera in cemento venne rimossa a colpi di piccone e sostituita con una rivestita di piastrelle (non ricordo più se recuperate da qualche occasione o acquistate appositamente). Ovviamente, dovettero intervenire dei muratori che sapevano fare il lavoro, ma una mano la diedero un po' tutti.

Noi giovani invece fummo incaricati di sistemare il cortile, e in particolare le strutture sportive. Fu così che a colpi di badile (io che non ne avevo mai preso in mano uno!) sradicammo la vecchia pavimentazione del cortile, spianammo il tutto e costruimmo un campo da pallavolo, con tanto di pali per la rete e di segni per delimitarlo. Poi non contenti ci dedicammo a una delle opere più inutili che fosse mai stata concepita: scavammo una buca profonda e la riempimmo di sabbia, e in questo modo ci creammo una pista per il salto in lungo. Poco importa che per la rincorsa si dovesse passare sotto allo scivolo e rischiare uno scontro con le altalene. Intanto la buca per il salto in lungo era pronta. A dire il vero, non è che venisse molto usata (a differenza del campo di pallavolo, che vide svolgersi interminabili sfide fra i nostri e gruppi di giovinastri che arrivavano a volte da Dorno, altre da Garlasco; oppure ancora sfide fratricide fra frequentatori della Maruska; il livello tecnico era assai modesto, ma l'impegno e la grinta non venivano mai meno).

Riporto qui quanto mi ha scritto Gabriella Messori: Ti ricordi quando è stata creata la squadra di pallovolo alla Maruska? E dopo 15 giorni che c'era la squadra abbiamo fatto una partita con quelli di Tromello... che avevano vinto i campionati Regionali! Ricordo che noi vedevamo la palla... ma non siamo riuscite prenderne nemmeno una!!!! Loro hanno avuto compassione di noi e ci hanno regalato 3 punti e la squadra è finita quella sera. Ricordo che c'era la Loredana Ferrari, Luciana e Luisella Malagoli, Eva Calabrese, Giovanna Messori e ovviamente io!!!

Per completare il tutto, furono anche issati due tabelloni da basket nuovi (quelli vecchi erano di panforte, e la pioggia e il freddo li avevano fatti marcire – anche se a dire il vero io avevo dato il mio contributo alla distruzione, con tutti i tiri troppo corti che avevo fatto e che finivano sul ferro contribuendo allo sgretolamento del panforte).

Personalmente, ritengo quell'esperienza molto formativa: noi studentelli con il badile o il piccone in mano, che nonostante la goffaggine dei gesti (che strappava risate sarcastiche a ci invece sapeva usare quegli attrezzi) riuscivamo a costruire qualcosa di concreto: per noi era un grande insegnamento. Certo, uno con un po' di pratica avrebbe fatto in un giorno quello che noi facevamo in una settimana. Ma anche così, vedere un lavoro fatto con le nostre mani ci dava una grande soddisfazione.

Poi naturalmente c'erano i lavori in preparazione delle Feste dell'Unità. Nei giorni precedenti l'inaugurazione, le attività si facevano frenetiche. Tutti si davano da fare, ma il coordinamento non era il nostro forte e si faceva molta confusione. Regolarmente, sembrava che non fosse possibile completare i lavori in tempo, ma poi miracolosamente le cose si incastravano e all'apertura della Festa tutto o quasi era a posto.

Ricordo ancora distintamente il profumo di salamelle che si alzava dal barbecue a inizio serata, e che era come un richiamo irresistibile per gli amanti delle feste e del ballo liscio. La gente iniziava ad arrivare a frotte, l'orchestra attaccava a suonare, il sole tramontava lentamente e si faceva buio, e col buio la festa si accendeva. Ma questa è materia di un altro capitolo, e ne parlerò diffusamente più avanti.

 

 
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