Fisica-musica-altro

Lo spazio-tempo e il destino


Nel descrivere i percorsi delle particelle si usano di solito dei grafici come quello raffigurato qui sotto.  
Dalla figura si comprende che al tempo t1 la particella si trova in x1 e al tempo t2 essa si è trasferita alla locazione x2. In realtà il grafico descrive un filo, il quale occupa le posizioni indicate dalla curva che va da (t1, x1) a (t2, x2). Lo stesso ragionamento vale anche per il moto di particelle nello spazio-tempo quadridimensionale. Non è questione di descrizione. In uno spazio a quattro dimensioni — tre spaziali ed una temporale — non possono avvenire movimenti, perché in ogni punto dello spazio-tempo o c'è qualcosa oppure non c'è niente. Che cosa ne conseguirebbe se le cose stessero effettivamente così? Se stessero così le cose, allora l'io che ieri stava godendo o soffrendo è ancora lì nell'appropriata posizione dello spazio-tempo, e continua a godere oppure soffrire, mentre l'io che domani mediterà su queste cose si trova già nel proprio spazio-tempo e sta riflettendo. Da ciò comprendiamo che ciò che avverrà in futuro non si può cambiare, perché tutto il futuro esiste già nel tempo appropriato. Ogni cosa è già scritta, predestinata, cristallizzata. Perciò restiamo in panciolle perché non possiamo cambiare nulla del nostro futuro. Da questo modo di vedere le cose discende anche che, non potendo cambiare, l'universo deve essere sempre esistito, immutabile, dall'infinito passato all'infinito futuro, oppure deve essere stato creato tutto in una volta e tutto in perfetta armonia con le leggi della fisica. Evidentemente tutte le conseguenze sopra descritte sono assurde. Qual'è la soluzione di questo problema? Il solo modo di evitare tali assurdità è di ammettere che esista dimensione temporale aggiuntiva, una dimensione che diriga l'evolversi dei fenomeni fisici, la quale però non entri direttamente nelle equazioni della fisica. Questo argomento con le sue implicazione sono trattati più estesamente in “http://digilander.libero.it/Dave_Tiongreis” al capitolo 16: La direzione del tempo e il tempo guida e nei due capitoli successivi.