Fisica-musica-altro

Etere ed inerzia


 Nota: per comprendere questo post è necessario leggere prima quelli già pubblicati, i quali appaiono più sotto.L'esistenza dell'etere è fondamentale per comprendere il fenomeno dell'inerzia. Infatti, requisito principale perché un corpo possieda inerzia è che la sua posizione nello spazio sia riferibile a qualcosa di fisico. La negazione dell'esistenza dell'etere aveva portato Einstein a immaginare che l'inerzia fosse dovuta all'azione sulla materia delle cosiddette stelle fisse. Egli fece questo nel 1918 citando il lavoro di un fisico morto due anni prima, Ernst Mach, ed enunciando un principio che egli definì in suo onore Principio di Mach. La comprensione dell'inerzia tramite l'etere si basa sul fatto che esso fornisce il riferimento per le posizioni dei corpi, in contrapposizione al fatto che se non esistesse alcun riferimento non avrebbe nemmeno senso parlare di moto e quindi d'inerzia. D'altra parte, perché e in che modo l'etere influisce sul moto, così che maggiore è la massa di un corpo, minore è l'accelerazione, come mostra la seconda legge di Newton (f = m ∙ a)? Questo fatto si comprende ricordando che ad ogni particella è associata un'onda, la cui frequenza è tanto maggiore quanto maggiore è la sua massa. In assenza di interazione l'onda si propaga lungo la direzione temporale ortogonale al suo fronte. La direzione di moto non cambia a meno che non subisca un'interazione con un'altra onda, come descritto ad esempio nell'effetto Compton (vedi La direzione del tempo e l'effetto Compton).La modifica di direzione prodotta dall'interazione è inversamente proporzionale alla frequenza della particella colpita, ossia, l'interazione produce esattamente l'effetto che ci si aspetta da un corpo dotato d'inerzia.L'inerzia quindi è una manifestazione del fatto che affinché un'onda associata ad una particella elementare muti la propria direzione di moto nell'etere è necessaria un'interazione, e l'accelerazione media che ne deriva in seguito a molteplici interazioni è inversamente proporzionale alla frequenza propria della particella, ossia alla sua massa, proprio come afferma la seconda legge di Newton.