MUSICAEPOESIA

Angelo...."La tentazione"


 Buon pomeriggio....eccomi qui dopo tanto tempo.Pss leggiamo insieme, accomodatevi tranquillamente.     Durante il cammino, il pensiero era dedito a Suor Brigida ed al suo incomprensibile gesto dell’allontanamento. Il tempo purtroppo peggiorava e la neve continuava a cadere con una certa intensità. Il piccolo, intanto sollecitava Angelo a raggiungere una a piccola baita che s’intravedeva a distanza, strattonandolo per il braccio. Sicuramente era un posto dove potersi fermare durante la notte e ripararsi dal freddo.Chissà, forse era la direzione giusta e questa volta ed il nostro giovane, avrebbe certamente trovato le risposte.  Un rombo di motori spezzava quell’incantevole silenzio, ma chi poteva mai essere? Erano dei motociclisti! L’aspetto non era fra migliori, apparivano aggressivi e dirigendosi con moto violento verso i nostri amici, cercavano in tutti i modi di circuirli per intimorirli. Angelo aveva attirato a se il piccolo per proteggerlo, ma un dei centauri incurante del fanciullo si era lanciato contro il giovane. Scese con gran violenza e sfilando un coltello lo minacciava, esortandolo a dar loro tutto ciò che era in suo possesso, quella lama alla gola fece infuriare Angelo, in qualche modo cercò di dominarsi, e tentò di dissuaderlo, ciò nonostante il centauro rimase impassibile e continuava imperterrito la provocazione incitando i suoi amici a compiere atti feroci. -“non voglio problemi “ disse Angelo-“Peccato, li hai già! Muoviti e sei morto”. Rispose il centauro sferrandogli un calcio allo stomaco. Angelo cadde per terra e fu ripetutamente colpito in ogni parte del corpo. Uno dei centauri prese lo zainetto e rovesciandone tutto il contenuto malauguratamente fece la povera scoperta: non vi era nulla di valore, ma qualcosa di luccicante carpì l’attenzione dell’aggressore, ebbene sì la “croce”, all’insaputa di tutti: il piccolo lo aveva infilato nella sacca di Angelo. -“ Sei un prete? Che ci facciamo con te?” chiese.Angelo continuava a subire colpi sul corpo, intanto il fanciullo era agghiacciato dalla ferocia e sperava solo che, il suo amico riuscisse veramente a controllare l’ira e non farsi preda della tentazione.-“C’è la morte nel tuo sguardo viaggiatore, vorresti uccidermi?” disse ridendo.-“No! Ho rinnegato la violenza: non mi batto” rispose il giovane ansimante. L’ultimo colpo, purtroppo fu veramente fatale, Angelo perse i sensi ed i motociclisti svanirono nella tempesta di neve.Il piccolo tentava di svegliare il mal capitato, tuttavia ogni tentativo fu vano fino a, quando non si udì il trotto di un cavallo trainante un carretto. Una famigliola montanara passava proprio da lì, il giovane fu immediatamente soccorso e portato via dal luogo dell’aggressione insieme al fanciullo.Dopo qualche ora, arrivarono in quella baita, la neve continuava a venir giù come non mai, regalando uno spettacolo magico, ogni fiocco appariva indorato dai raggi di luce, se pur fievole il sole non era mai scomparso dal cielo, e neanche la nuvola più ombrosa poteva privarlo del suo chiarore. Angelo dopo alcuni giorni guarì, fu accolto con grand’esultanza in questa famiglia e quindi passò tutto l’inverno nello chalet, ebbe così l’opportunità di riflettere e in parte di compiacersi per non essere caduto nell’inganno. Spesso le nostre debolezze ci portano in vie diverse, ma imploriamo tacitamente il perdono, senza mai dimenticare che la legge della natura vigila su di noi, e che forze distinte ci privano d’atti violenti facendoli cambiare in forza. Il giovane non voleva essere biasimato ma spinto a non imperversare nella lusinga del diavolo. Angelo nel periodo trascorso li, sentiva il calore della famiglia, una sensazione veramente indescrivibile, era da molto tempo che vagava per il mondo senza una destinazione ben precisa.  I giorni trascorrevano lentamente, e tra una faccenda e l’altra il freddo non tendeva a diminuire, infatti, la scorta della legna stava per terminare, e l’unico posto dove potevano rifornirsi era giù per la valle.Nevicava già da alcuni giorni, e metri di neve ricoprivano il sentiero, rocce ed i prati e per il nostro Angelo non fu proprio possibile essere d’aiuto e ciò lo rammaricava. Nonostante tutto il giovane, in ogni caso non smetteva mai di sperare che, il sole alla fine avrebbe sciolto la neve, così ogni mattina al suo destar, puliva i vetri dal ghiaccio e cercava di guardare il cielo in cerca di un raggio caldo.Tutto quel tempo, chiusi nella baita poteva essere considerato inutile, invece concesse ad Angelo grandi ricerche, mai e poi mai avrebbe rinunciato ad essere se stesso, qualsiasi sarebbe stata la tensione a cui era sottoposto, lui credeva in se stesso pur sapendo che esporsi al giudizio altrui avrebbe cagionato ogni approvazione. Un bel dì, mentre il giovane guardava l’orizzonte attraverso la finestra, comparve la farfalla. Angelo colto da questa meravigliosa apparizione, la aprì immediatamente per accoglierla. -“Ciao Angelo, con grande letizia noto con meraviglia il tuo non timore , sei calmo e non temi la paura, ne fai bontà altrui. La vita t’impone degli ostacoli, e sei invogliato a commetterli. Porta in memoria che, le mancanze in gesti irrispettosi verso la vita stessa a volte ci rende l’ingiustizia. Quello che più impaurisce non è la scoperta del nostro lato oscuro, bensì la lotta interiore, quella diventa la più violenta.  Non è facile dominarsi dinanzi a certe situazioni: tu sei cosciente del percorso compiuto, probabilmente ogni avvenimento accaduto, ti segna la via, verso la giusta direzione. In fondo, sei sempre stato innamorato dell’amore, amante di viaggi creati con la tua libertà della fantasia, cosa che ultimamente ti è stata privata.Poi la meravigliosa farfalla svanì fra i fiocchi di neve, ed i suoi colori creavano un piccolo ed incantevole arcobaleno fra i raggi di luce offuscata dalle nuvole. Dopo qualche giorno, egli chiese al capo famiglia se vi era un posto più vicino per chiedere un po’ di legna, il freddo oramai dominava la baita.L’uomo rispose che poco distante, abitava una donna bisbetica e sicuramente non avrebbe elargito alcun aiuto, l’avarizia era la sua virtù.Il giovane non temendo di incontrarla, s’incammino con un carrettino verso la dimora, era certo di poter intermediare in qualche modo.   La strada era ghiacciata ed Angelo marciava con prudenza, finalmente arrivato a destinazione vide questo chalet, la canna fumaria sprigionava, oltre a del fumo anche un buon odore di cacciagione.  -“Signora Signora” urlò a debita distanza.La porta si aprì ed apparve una donzella e rispose.-“Signora a chi? Sono signorina,“ rispose seccata.-Chiedo scusa, i miei occhi non vedono oltre le mura” ribadì il giovane.-“Cosa vuole? Cosa la conduce qui?” -“Vengo, a chiedere un po’di legna, le nostre scorte sono al limite! Disse Angelo. Angelo per quanto fu stato prudente, per caso non voluto scivolò sul ghiaccio fino ad arrivare ai piedi della giovane donna, come un sacco di patate.Nel rialzarsi, guardò nei suoi occhi e qui qualcosa accadde, fulmine a ciel sereno? Si! Altrochè organi a soqquadro? Si!Dentro di lui vi era un concerto di primavera: le note dell’amore sono le più pure, l’armonia e la sinfonia d’ogni preludio n’acclamano il canto, è il suono del sentimento.  -“signorina potrebbe, gentilmente concederci della legna: sarò pronto a restituire il favore ai primi frulli, in cambio di lavori che più le aggradano” disse balbettante. Sarà stato per il modo di porsi o per altro, la giovane donna dopo una bella risata, concesse ad Angelo la facoltà di portarsi la legna per il bisogno. Indicò la capannina dove vi era la scorta, quindi il giovane doveva risalire la collinetta e caricare la legna sul carretto.Angelo non credeva che la carestia umana fosse il male d’ogni tempo, vi sono cuori generosi, essi appaiono nonostante le loro apparenze bensì permangono nel tacito silenzio.Poco tempo dopo, la giovane donna incuriosita cercò di raggiungerlo, ma gli inconvenienti con il ghiaccio, non lo consentivano.Ogni qualvolta tentava di salire, scivolava: esausta da ciò prese un tappetino, ed ad ogni passo compiuto lo spostava, poggiando un piede per volta passando gradualmente centimetro per centimetro, ma che dire amici miei?La sorte non fu favorevole,e la giovane donna scivolò giù, questa volta la scena fu sbirciata da Angelo, nonostante il tentativo di trattenersi la risata, non ebbe alcun modo di frenarla.Irritata dalla situazione creatasi, si rivolse al giovane invitandolo a non star fermo come un salame essiccato al sole, e così la sua risata fu interrotta da un grugno soffocato. Angelo in qualche modo volle porgere il suo aiuto, così si attorcigliò una fune al corpo e lanciò l’altra estremità e con tutta la forza riuscì a portarla su. Sarà stato il fato, l’atmosfera oppure quel meraviglioso scenario delle montagne così incantevoli, proprio nel momento in cui Angelo stava per sfilare la fune: i loro sguardi si persero l’uno nell’altro, fu come accarezzare un fiore con la morbidezza di una piuma, e lambire le labbra della donzella fu l’unico pensiero del nostro giovane. Il suo profumo era inebriante, la pelle delicata affascinava il corpo di Angelo, un tumulto piacevole al richiamo di certe emozioni sopite ma mai dimenticate. Qualcosa all'improvviso ne dissolse la magia.Le grida del fanciullo che richiamava l’attenzione di Angelo.-Corri, corri Angelo è successo una disgrazia,corriiiii”  Ma che diavolo poteva essere accaduto? Che dire, l’incantesimo svanì Angelo salutò la donzella con una dolce carezza sul viso, con la promessa che un bel di avrebbe arginato il suo cuore nel canto dell’amore.