TITOLIAMO

Post N° 22


L'amanteVincent, voleva penetrarla quella natura di fiori e di alberi, di campi e di sole. Voleva possederla come un amante.
Un uomo semplice con la parte di sé artistica esagerata, iperbolica. Le parti non coincidevano mai in lui. Si sentiva scaraventato fuori dalla società che lo voleva folle e, per questo l'aveva emarginato, rinchiuso, malcurato. Quell'uomo dannato, allora, decise il divenire del sé attraverso la natura. Quando lo penso, lo vedo così: ossuto e scavato, la peluria rossa intorno al  viso. Occhi infossati e duri. E vedo le mani - solo con gli occhi della fantasia - mani languide che tracciano segni corcolari intorno al sole, tutt'attorno ai grandi petali dei girasoli, mani soavi che sanno di colore e acqua ragia, mani fors'anche un po' goffe che si muovono nell'oscurità della notte alla pallida luce di una candela. Mani che frugano nel ventre della natura cercando quel colore perfetto, quel tono forte e pervicace. La tinta indelebile dei fiori parla al cuore dell'uomo esplodendogli nel cervello, passando dal sesso.E' così che la natura l'ha incatenato a sé, che l'ha colpito, fatto schiavo. La natura, con la sua perfezione, l'ha irretito, plagiato. E' il modo d'amare che ha la natura quando ti esplode nell'anima. A Van Gogh la natura era deflagrata nell'intimità. E' sensuale toccare il pennello imbevuto di colore: è sensazione di tenerezza. Morbido il colore che scende, che cola sulle dita e dalle dita al palmo e dal palmo al polso. La percezione amorevole è molto profonda.Nessun essere umano può competere con il sogno illuminato della forza assoluta. E nessuno avrebbe potuto concedere a lui, il grande pittore, le lacrime dell'immenso a rigargli il viso - quel viso sudato dalle visione dei farmaci - con rughe come letti di ruscelli. Nessun animale, seppur umano, avrebbe potuto donargli gocce di immortalità.C'è un solo ma: la natura non si lasciò possedere, non si lasciò carpire così a fondo com'egli avrebbe desiderato.Prese la pistola, la soppesò solo un attimo, lo sgurdo perso nel nulla imo dell'umanità. Non aveva altri motivi, non prese la mira, non pensò un solo attimo ad altro che alla sua Amante fatta di simboli e calcoli divini. Si puntò la canna contro e giacque. Finalmente giacque a diventar nutrimento per Lei, per Lei che avrebbe amata per sempre. Lei bevve l'uomo e compiaciuta, l'assimilò a sé e gli regalò l'immortalità, forse a scusarsi di non averlo baciato.