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Post n°87 pubblicato il 09 Luglio 2011 da mieledighiaccio
Appoggio i passi,
uno sopra l'altro,
passi che portano più del mio peso,
piedi che seguono frequenze di mattonella.
Il cancelletto si spalanca e finalmente mi siedo
su quel sedile rovinato,
un rivestimento zoppo
di cui sento la sua piega nella schiena.
Srotolo la strada lentamente,
dove le curve a quell'ora sembrano di gomma,
dove il cielo a quell'ora è un'opera maestosa,
dove il pensiero a quell'ora è una scatola socchiusa.
L'umidità della notte scivola sulle luci del giorno,
sul cristallo e il suo vento,
scivola fino al letto,
fino a lei,
ai suoi piedi,
dove la scatola si chiude,
dove ai suoi piedi si lascia svenire.
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