Oggi Bruno Vespa se l'è presa con Beatrice Borromeo che in un'intervista a "La Stampa" aveva criticato Porta a Porta. Per la Borromeo il programma di Vespa è infatti «privo di qualsiasi dignità», è «ridicolo», e all'estero viene «preso in giro». Vespa le ha risposto definendola «valletta» e ricordando che «pochi giorni fa, alla Venaria di Torino, Josè Maria Aznar, già carismatico primo ministro spagnolo, ha lodato Porta a Porta definendola la migliore trasmissione europea del suo genere e rammaricandosi che altri Paesi, a cominciare dal suo, non la imitino». Poi, dopo aver citato i grandi personaggi che hanno chiesto di passare dal suo studio, da Arafat a Peres, fino arrivare prossimamente al primo ministro rumeno, Vespa ha chiuso il suo ragionamento dicendo di lasciare «al lettore il commento sul cinguettio della giovane e promettente valletta».
Credo che sia il caso di prenderlo in parola.
Aznar passerà alla storia per essere riuscito a far perdere al proprio partito un'elezione praticamente già vinta. In occasione degli attentati di Al Qaeda a Madrid tentò per tre giorni di convincere gli spagnoli che l'azione terroristica era opera dell'Eta e non di estremisti islamici. Temendo che gli elettori cominciassero a riflettere sui disastrosi effetti della guerra in Iraq, Aznar arrivò persino a telefonare ai direttori di giornale per spingerli a nascondere la verità. Ma la stampa spagnola, anche quella di centrodestra filo partito popolare, mantenne la schiena dritta, e smascherò il premier. A causa di una menzogna, insomma, i socialisti di Zapatero andarono al governo.
C'è quindi ben poco da stupirsi che un qualsiasi uomo politico (che si chiami Aznar, Zapatero o Simon Peres) aneli ad essere intervistato in tv da un giornalista come Vespa. Del resto la qualità di un conduttore non si giudica in base all'importanza dei suoi ospiti. A far la differenza è il modo in cui la trasmissione viene condotta.
Questo è l'unico metro possibile. E lo dimostra quanto accaduto proprio ieri nel corso del faccia a faccia con Waterloo Veltroni. Quando il leader del Pd ha ricordato come, alla domanda «lei è antifascista?», il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi avesse risposto: «Io penso solo a lavorare per risolvere i problemi degli italiani», Vespa si è lanciato in un'appassionata difesa del Cavaliere. E per smentire l'ex diessino ha tirato fuori la trascrizione di una dichiarazione di Berlusconi, in cui premier proseguiva la frase dicendo di riconoscersi nei «valori della costituzione». Un assist persino per Veltroni che ci ha messo un secondo per far notare come quella non fosse la prima ed originale risposta del leader della Pdl, ma solo il ragionamento utilizzato da Berlusconi, proprio a Porta a Porta, per spegnere le polemiche suscitate dalla sua sconcertante uscita.
Ora il problema non è che Vespa sia filo-governativo o che abbia delle legittime opinioni politiche. La questione è deontologica: l'anziano conduttore ha tentato di sostenere il premier utilizzando una bugia. E la cosa è ancor più spiacevole se si tiene conto che Berlusconi versa regolarmente del denaro a Vespa. Il giornalista Rai infatti è titolare di una rubrica fissa sulle colonne di Panorama (gruppo Berlusconi).
All'estero questo si chiama conflitto d'interessi (non di Berlusconi, ma di Vespa). Chi si occupa di politica e lavora nel servizio pubblico non può ricevere emolumenti dal leader di uno degli schieramenti e pretendere di passare per imparziale. E se lo fa, non si limita a coprirsi di ridicolo. Diventa, invece, francamente rivoltante.
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