..LE ALI AI PIEDI:-)

Post N° 426


L'immaginazioneFra le varie cose che avrebbero inventato i moderni è l'immaginazione, cioè prima ad esempio gli antichi avevano come teoria artistica la mimesis, ora la mimesis secondo i moderni è tipicamente non immaginativa, perché ci si limita a copiare le cose, come se fra l'altro fosse semplicemente possibile a copiare qualcosa, cioè come se uno potesse copiare una cosa; quando uno copia una cosa dà una quantità enorme di trasformazioni, per esempio la cosa a tre dimensioni, lui la trasporta in due, quindi non è così semplice. Comunque gli antichi copiavano soltanto, questo secondo i moderni; i moderni invece inventano, producono, costruiscono e quindi costruiscono anche con l'immaginazione, sono produttori di immaginazione, inventano un'arte non più asservita all'immaginazione, e via discorrendo. Ora in realtà la cosa è molto più complicata, nel senso che, per prima cosa non si analizza abbastanza che cos'è l'immaginazione. Se, come io sono portato a credere, la massima produzione sta nella ripetizione, nella ritenzione, allora l'immaginazione antica è produttiva tanto quanto quella moderna. E' vera una cosa, che i moderni a differenza degli antichi, non pensano che le forme siano ordinate in natura. Uno come Platone, uno come Aristotele o ancora un medioevale, pensava che ci fosse un ordine del cosmo; poi dopo sta a noi, come indagatori delle cose, andarlo a trovare, trovare dei rapporti. Nel Timeo, per esempio, Platone dice: "Gli uomini potrebbero fare benissimo a meno della vista. Se il Dio gli ha dato la vista è semplicemente perché, guardando i movimenti degli astri, imparino il tempo e la matematica". Quindi, se uno guarda l'esterno, trova un ordine, cioè impara le cose guardando all'esterno, perché le cose sono in se stesse sensate. Per i moderni le cose cambiano, effettivamente, perché, in Cartesio tipicamente, non dentro al mondo c'è un principio matematico, ma la realtà di fatto è insensata. Non c'è senso, non c'è ordine. Addirittura, per esempio, Hobbes dice che probabilmente non esistono neanche delle specie vere e proprie, cioè degli aspetti veri e propri delle cose, ci sono fuori di noi soltanto dei vortici, e poi dopo sono i nostri sensi che sintetizzano e fanno sì che io veda una cosa, veda gli oggetti. Quindi c'è da una parte questa realtà completamente caotica e dall'altra la mente umana che pone ordine e misura e quindi, per esempio, la matematica è un prodotto degli uomini per dare ordine al mondo e non qualcosa che gli uomini imparino dal mondo e poi dopo trasferiscano nelle loro pratiche***Allora l'immaginazione diventa l'organo di questa produzione a priori e la filosofia diventa quel tipo di pensiero che - più di ogni altro - dovrebbe essere ancora più produttivo della geometria e della matematica, mentre lo era meno in Kant, che diceva che la matematica è proprio sovrana perché fa quello che vuole, la filosofia invece è assegnata al dato. *** Questo ha determinato poi la sorte dell'immaginazione, nel senso che fino a Kant non c'è trattato filosofico che non parli dell'immaginazione; con un crescendo poi, da Otto a Novecento, l'immaginazione viene un poco alla volta derubricata dalle trattazioni filosofiche e anche dalle trattazioni psicologiche. Tipico è per esempio, non so, che Lacan parlasse di immaginario e si sia cominciato a parlare molto di immaginario a partire dalla seconda metà del Novecento. Questo perché, quando si dice immaginazione, si pensa che è una cosa che vale per la letteratura, per le cose finite, per le cose che non sono vere. Allora l'apparente trionfo dell'immaginazione con l'inizio dell'Ottocento è anche la sua condanna completa, perché quando una facoltà viene assegnata esclusivamente all'irreale, poi alla fine non interessa più a nessuno, non interessa più neanche a quelli che sono desiderosi di irreale, perché poi dopo l'irreale piace per rapportarlo al reale. Per farla breve, l'immaginazione è stata marginalizzata nel suo trionfo, è entrata in una nozione d'arte che a sua volta poi è anche abbastanza fasulla, cioè l'arte come pura finzione, cioè l'immaginazione è diventata il mondo di Madame Bovary, che legge i romanzi, che è peggio del mondo di Don Chisciotte, perché Don Chisciotte fa ancora la sfida alla realtà con i suoi romanzi cavallereschi, mentre Madame Bovary sa che sono finti e le piacciono per quello.