Libertà di credere

Post N° 6


ORFEORicordo che…era una calda sera d’estate ed ero solo in balcone a guardare le stelle col mio libro preferito a terra, sulle decine di aerei di carta pronti a spiccare il volo per portare le mie poesie fino alla terra in cui viveva lei.La mia sembra una storia di un Orfeo del XXI secolo; lei non c’è più, ma con me è rimasta la sua velata e magica tempesta di…silenzi e sguardi ormai solo immaginati da una mente sola…Ci incontrammo una sera, a mare.Eravamo seduti sulla spiaggia a pochi metri di distanza l’uno dall’altra.Eravamo andati lì per riflettere e il mare accarezzava dolcemente i nostri pensieri, ancora diversi tra loro.Mi hanno fatto avvicinare a lei le sue lacrime, sfogo di un’insicurezza nata e morta in pochi secondi.Entrambi avevamo avuto, fino ad allora, una vita piena di soldi, successo, elogi e fama; ci sembrava di avere tutto ma, in realtà, non eravamo felici e ci sentivamo maledettamente soli.Pur circondati sempre da sciami di esseri umani e pur credendo di essere noi, per questo, al centro del nostro mondo, non eravamo felici. Non avevamo vissuto la nostra vita; fino ad allora eravamo stati entrambi schiavi dell’impero umano…Le sue lacrime mi fecero riflettere, la presi per mano e, senza dirle una parola, la condussi in cima allo scoglio più alto della “mia” baia, da dove vedevo ogni sera la luna confrontare la sua luminosa bellezza con il calmo ondeggiare dell’oceano.Non mi chiese niente lei, e capì che in quel momento stava nascendo un’altra persona dentro di sé.Iniziò lei a raccontarmi della sua vecchia vita; era la dirigente di un’impresa molto conosciuta, non aveva una famiglia ed aveva perso i genitori subito dopo la sua “ascesa al trono”: per mantenere in vita la loro memoria, aveva giurato a se stessa di mettere da parte tutto pur di arrivare al successo… e c’era riuscita.Mi confessò che non pensava alla morte dei suoi da tempo.Adesso il loro successo era dedicato solo a se stessa ed il guadagno era il suo unico scopo.Io ero più giovane di lei…avevo appena ottenuto la cattedra come professore nell’Università più famosa del mio Paese, ciò che avevo sempre sognato…e ciò che, adesso, mi faceva piangere di più. Anche gli uomini sanno piangere!.Ma, ne è valsa davvero la pena? Mettere da parte tutto, proprio come lei, mai una donna, mai veri amici, mai il tempo per scrivere, sfogarsi o leggere o ancora…pensare!! E…la notte, il mare ed una lacrima di troppo…le uniche cose capaci di cambiare tutto. Era davvero così? Forse si…Le parlai di me e lei parlò ancora di se; continuammo tutta la notte e, all’alba, ci allontanammo senza salutarci.Solo uno sguardo ci disse che l’appuntamento era per la notte seguente e per quella dopo, e per quella dopo ancora… per mesi ci incontrammo lì.; vedemmo la pioggia turbare le onde e il vento sommergerci con miriadi di goccioline simili a lacrime, confuse ai nostri pensieri.Un giorno mi disse di essere malata gravemente, ma mi promise che non sarebbe mai mancata al nostro appuntamento. Era leucemia la sua, ma non ancora gravissima.Un giorno le chiesi il suo nome e lei mi rispose che un nome non poteva essere essenziale per ricordare un viso o il suono di una voce. Mi chiese di dargliene uno tutto mio, un nome creato dalle parole che si erano dette.La chiamai Euridice, ma non le spiegai mai il perché.In realtà avevo un’immensa paura che lei morisse, ma avevo un’intensissima volontà di seguirla ovunque ella fosse andata, per non farla mancare mai al nostro solito appuntamento…Eravamo come cresciuti insieme; il riportare in vita i piccoli gesti e gli avvenimenti più ricchi di semplicità delle nostre vite ci avevano condotti in una via parallela che stavamo percorrendo senza accorgercene.Ma un giorno, forse il nostro amore per la natura, ci portò entrambi in un luogo magnifico. C’era una tanto attesa eclissi di sole e dicevano fosse magnifico osservarla dalla cima di un fiordo che sembrava toccasse il cielo. Nessuno ebbe il coraggio di salire fin lassù, forse per la terribile scalata, ma la mia nuova felicità mi permise di affrontare la fatica e la pericolosità dell’impresa.La trovai già in cima.Ci guardammo negli occhi, la sua espressione era come “assente”.Mi disse solo: “Morirò”, le chiesi quando e lei mi disse “Domani”.Vidi un leggero sorriso sulle sue labbra…ed iniziò subito a parlarmi.Era felice, da quando parlavamo ed aveva imparato a stare bene col mondo.Nei nostri incontri avevamo parlato anche della Morte, dicendo che la pace eterna non è da respingere ma neppure da desiderare e lei aveva fatto un errore: l’aveva desiderata. Aveva rifiutato le cure dei medici ed ora era pronta ad ammirare l’ultimo prodigio della natura per poi entrare in simbiosi con lei: la nostra Vita e la nostra Morte insieme.Riuscimmo a non piangere e ci facemmo infinite promesse: sarei tornato nel “mondo comune” solo dopo 24 ore, ma non l’avrei dimenticata.Le feci un dono: la mia prima poesia, la cosa più breve ma più importante della mia adolescenza e lei mi disse che l’avrebbe portata con sé. Diceva così:Le Lacrime Sono Per Il CuoreCome La Pioggia Per La Terra:Sono l’Origine Della Nostra Vita.Erano state le lacrime l’inizio del nostro contatto e sarebbero state queste a separarci, bruciando sul nostro viso, come se il nostro dolore e la nostra felicità si fossero materializzati…Finì l’eclissi e lei mi regalò un bacio, il primo dopo mesi di parole e parole…Mi regalò, con questo, la sua dolcezza, il suo fascino di donna, la sua timidezza, la sua purezza, la sua inquietudine ed il suo imbarazzo.Era il dono più bello che avessi mai potuto ricevere.Morì dopo due giorni: l’ultimo giorno della sua esistenza sulla terra fu il più triste, perché non atteso…la vita aveva deciso di punirla così per la sua decisione di andare incontro alla Morte…È passata un’eternità da quell’attimo in cui mi salutò, sorridendomi.L’avevo chiamata Euridice e l’avrei salvata, come promesso.Ancora oggi la cerco e la trovo tra i miei pensieri, le mie poesie ed i miei ricordi.Come Orfeo tento di riportarla in vita ogni giorno, ma è quel lieve confine che ci separa a non permettermi di riportarla qui con me fisicamente.Adesso, come ogni sera, dopo 45 anni, attendo il momento in cui la mia voce si confonderà con il suono delle onde che ospitano la luce delle stelle, miliardi di Anime in attesa che la propria metà terrena torni con loto in eterno…Una di quelle è lei, ed io attendo l’attimoIn cui potrò sentire la sua voce eterea che mi sussurra…TI AMO! questo meraviglioso racconto è stato scritto dalla mia amata Giusy...amore ti amo!!