dedalo

tempo


Non mi va di pensare troppo stasera. A dire il vero non mi va da un po’.In  queste mattine mi sveglio facendo pensieri non miei, che non mi appartengono. Di altre vite. Di altre persone. Non me li so spiegare. Ed ogni volta rimango perplesso. Poche righe. Poche parole. Perché ora non sento niente. Queste giornate che passano e subito dimenticate. Non mi va di provare niente. Perfino la rabbia e la tristezza ormai durano poco. Istanti. Il resto è indifferenza. Sapere che c’è chi scappa sentendomi nominare, sapere oggi che tutto quello che dico è falso. Sono cose che ora non mi toccano. Sapere che una tra le mie più grandi paure è forse vera non mi fa star male. Non ora. Perché non mi interessa niente. Certo piango ancora. Oggi quasi rischiavo di piangere in treno. Sentivo le lacrime pronte. Ma si sono trattenute. Eppure c’è chi si accorge che le cose non vanno così bene. C’è chi mi vede triste e vuole sapere. Come stamattina. Quasi tallonato. Ma non potevo certo raccontare la verità. Non potevo certo raccontare quello che sono, le mie paure, i fatti sentiti il notte prima e che continuo controvoglia a sentire. Non posso. Ora sto bene da solo. Non cerco nessuno, non piango per nessuno, non mi interessa di nessuno. Sono stanco e vuoto. Ho sempre saputo che la vita che vorrei io non potrò mai viverla. Ma perché da una parte non mi è del tutto permesso, e dall’altra non posso più pensare di crearmela. Ma naturalmente questo è solo colpa mia. E nemmeno ad odiarmi riesco più. Non credo che tutto questo sia un bene. Ma a quanto pare sono un falso. Si è vero. La mia vita è falsa, è finta, non esiste. Mi pare di averlo già detto. Credo sempre di più in questo. Come infatti ora sto cominciando a credere in un dio. Non è né fede né speranza. Ma è solo una scusa sempre pronta a cui rivolgere tutte le colpe. E le fortune. Io sono quello che non socializza, che non ci riesce. Che si perde in un bicchiere d’acqua, che non chiede mai niente. Che vive in silenzio, nascosto tra la gente. Che sente battute discriminatorie su altri, a cui partecipa pure per non diventare un giorno vittima. Ma vittima forse lo sono già. Vittima di me stesso. E lo sono anche in senso spregiativo, sicuramente lo pensano in molti. Ma io in questo mondo proprio non ci so stare. E forse tutta questa voglia di starci non ce l’ho nemmeno. Partendo come nessuno, la consapevolezza di esserlo, non mi porta da nessuna parte. E il tempo passa. E lo faccio passare. Io sono fermo e lo faccio passare. Ma prima o poi anche il tempo finirà. Tutto finirà. Come nelle mie fantasie. Come nel libro che mentalmente scrivo ogni sera. Come il protagonista di questa storia che tocca il fondo. Perché solo, si sente morto dentro. Ma salvato dal caso, come nelle migliore storie, tutto ricomincia. Lentamente. Anche se nei suoi occhi si leggono ancora le sue sofferenze. Eppure qualcosa poi di bello gli succede. Eppure è solo fantasia. Invento libri di altri. Non scrivo il mio. Perché la realtà non la posso decidere. Io per primo non posso decidere come vorrei essere. Mi manca la forza. Perché invece che guardare avanti, guardo sempre indietro, e il mio presente lo prendo troppo sul serio. Mezzanotte. 0.000.01. È passato un minuto. Ne sono passati altri 2 e le parole non vogliono più uscire. Potrei rimanere così per molti altri minuti. Davanti ad un foglio bianco aspettando che succeda qualcosa. Perché io sono quello che aspetta, che non sa agire. Che non affronta. Che non scommette. Nemmeno le scommesse più semplici, quelle che si fanno tra amici. Non lo faccio, perché anche in quel caso la paura di perdere è troppo alta. La paura di essere deriso. Preso in giro. Sembravano stelle. Guardare fuori e vedere un cielo nero pieno di astri lucenti. Ma erano solo gocce che immobili riflettevano la luce. Eppure sembravano tanti piccoli sogni. Ma erano solo segni di un forte temporale. E guardare fuori ancora e illudersi. E sentire quelle gocce segnare la pelle. Accorgersi che sono lacrime. Inconsapevoli scendere. Chiudere gli occhi e fingere che tutto va bene. Cancellare quelle lacrime. Sogni che fuggono via e non tornano più. Che subito è meglio dimenticare. Pezzi di vita che se ne vanno. Pezzi di speranza che mi abbandonano. Ore che diventano minuti. Pezzi di tempo che non esistono più. Che non si ha trovato la forza per far esistere. Buchi nella memoria, buchi nella vita. Buchi in una strada che diventano pozzanghere profonde in cui alla fine si inciampa sempre. Bagnarsi, risentire le lacrime spese in passato. Il cuore si stringe, e sconsolati si cammina oltre. Sentendo di aver perso qualcosa. 0.23. sono passati venti minuti e non me ne sono accorto. Il tempo mi scivola addosso. Il tempo ormai non esiste più.