dedalo

anima


Ricordo i colori di questa notte. Ricordo l’arancione, il verde, il blu. Ricordo chiazze colorate nei miei sogni. Eppure non ricordo che cosa ho sognato. Colori accesi impressi nella memoria ancora adesso, nel buio della sera. Colori che non vedevo da tempo nelle mie notti. Ero sorpreso al mio risveglio. E nervoso. Come sempre. Inappagato e insoddisfatto. Mi rendo conto ora che non c’è niente che mi appassioni. E che mai ci sia stato qualcosa che abbia occupato il mio tempo e i miei pensieri. Non c’è nulla in cui abbia speso tutto me stesso. Non sono stato educato nello sport, non ho mai praticato niente. L’arte e la lettura adesso sono solo passatempo. Che mi prendono l’attimo, ma che poi scemano non lasciando traccia. Un’indifferenza totale verso tutto e tutti, e che adesso mi pervade a livelli sempre più alti. Non riesco a capire cosa mi stia succedendo. Ma non riesco più a sopportare questa situazione. I giorni si ripetono uguali. E un pensiero che torna ricorrente nella mia mente. Urlo a mia madre, sperando di trovare sfogo ad un nervosismo che non ha pace. Ma questo così si accumula e basta. Spavento mio nipote, ma è ancora stupido per capire. Mattine sempre più difficili da sopportare e mandare avanti. Mattine in cui non vorrei avere nessuno attorno a me. Insopportabili. Prove che la notte è passata e che un’altra lunga giornata sta cominciando. E ancora e ancora e ancora. E io le subisco. Controvoglia. La mia faccia triste e sbattuta è subito ben riconoscibile. Una compagna di università mi chiede cosa c’è che non va. Lei è disponibile se ho bisogno, o meglio, dovrei parlare con un amico. Dice che non mi comporto più come al solito. Momenti di sconforto e inquietudine. Sto in silenzio, fisso il vuoto. Mi viene quasi da piangere. Li seduti tutti assieme a parlare e a discutere sul progetto. Tra un’idea e l’altra nascono racconti e aneddoti del week end, che prontamente si aspetta il momento giusto per raccontare in un momento di pausa. Io ascolto, accenno a sorridi. Scatta la risata finale, tutti sono divertiti. E il narratore soddisfatto per le sue disavventure e per aver preso qualche minuto da protagonista. Ma il mio momento non arriva mai. E se mi viene posta la domanda rispondo imbarazzato che durante il mio week end non è successo nulla di particolare, tutto come al solito. E riporto subito il discorso al progetto. Capita spesso. Capita spesso di sentirmi inadeguato e poco partecipe. Capita spesso di non sentirmi parte di un gruppo, di un tutto. Ma di essere solo in mezzo a molti. Momenti di rabbia e ira. Sto in silenzio. Fisso il muro. Mi viene quasi da sbatterci la testa contro.Qui seduto da solo. A scrivere. Vedo parole, le scrivo e le sento. E l’odio per me stesso sale. Mi manca il coraggio, mi mancano le certezze basilari per andare avanti. La stupidità dei miei pensieri. Comprare un indumento diventa impossibile se non c’è mia madre affianco che mi consiglia. Anche se desidero qualcosa non la prendo, perché parto prevenuto che la determinata cosa non mi stia bene o che mi faccia sembrare ridicolo. Perché sono fissato che certe cose io non me le possa permettere. Perché infondo io rimango sempre nessuno. Come quando mia madre a tavola dice che non è ancora arrivato nessuno, eppure io solo li di fronte a lei ad aspettare. Uno schermo nero in cui riflettono i miei occhi che diventano luci. Una canzone nelle orecchie che mi accompagna a casa. Un cane silenzioso che tranquillo dorme sotto il mio sedile. Pagine lette di fretta e senza trasporto. Parole scritte ora senza interesse. Non ho più un’anima. Ridere e piangere è la stessa cosa. Non ci sono più emozioni. Parole scritte ora senza più un senso.