dedalo

Post N° 683


Io non ci sono più. Vuoto e senza emozioni sono morto e non me ne sono accorto. I miei occhi sono spenti, allo specchio appare solo un’ombra.Non esco di casa da venerdì scorso. Più di una settimana.Una luce lontana. La finestra è aperta così la posso vedere bene. È grande e gialla. Non ho mai capito che cosa fosse. Si staglia più alta rispetto al resto dell’abitato quasi al livello del campanile li vicino. Forse è una luce affissa ad una gru. Forse serve a segnalare qualcosa. Non lo so. Eppure la cerco sempre con lo sguardo. Anche adesso, con la finestra chiusa, riesco a vederla attraverso le tende.Suona la sveglia. È mattina. Niente sogni nemmeno questa notte. La spengo e dormo ancora. Che giorno è? Non lo so, il tempo passa e non c’è più distinzione fra ore e giorni. È tutto un continuo. Il tempo ha perso significato.Sono sempre chiuso in camera. Scendo solo per le funzioni primarie. Oppure quando non c’è nessuno in casa per starmene seduto in salotto. Ormai mi sento un estraneo anche alla mia famiglia. Un fantasma errante che siede a tavola con loro, a volte senza nemmeno parlare, e che poi se ne va, come se non fosse successo niente. Nel silenzio più totale accendo la tv e guardo un film. Ma la quiete dura poco e mio fratello torna a casa. Si siede anche lui sul divano e guarda quello che resta del film. Squilla il suo cellulare, risponde e parla animatamente. Parla di una cena e di certi amici che non hanno ancora dato conferma. Forse per la cena di capodanno. Il telefono squilla ancora, questa volta parla di questa sera. Infastidito ma imperterrito continuo a guardare il film, ma ormai sono distratto, e tutto il trasporto iniziale decade. Ha molti amici lui. Ricordo un tempo quando volevo far parte della sua compagnia e facevo di tutto per farmi notare dai suoi amici. Ero solo un bambino. Pensavo che col tempo avrei avuto anche io le stesse cose. Invece... Mia madre mi vede uscire dalla mia stanza. Mi rimprovera la barba e il modo trasandato. Ma non vedo il senso di curarmi stando a caso. Cerca di spronarmi ad uscire, di muovermi un po’. Io rispondo solo che fuori in giardino fa freddo. E con fare sconsolato me ne torno nella mia stanza. Un fantasma mortale impaurito del domani. Che si nasconde dal mondo. Che vede il vuoto dentro e fuori di se. Che non ha la forza di piangere e di parlare. Che si fa del male da solo. Un’ombra che scivola tra il vento e il freddo. Io non ci sono più, non voglio più esserci. Perso. Disintegrato fra lo scorrere del tempo, dei minuti che come coltelli mi feriscono sempre di più. Io ci sono. Ma non ne sono sicuro. Non sono mai sicuro di niente.