Sardinia

Soldi pubblici ai partiti, una vergogna infinita.


appropriazione indebita del tesoro della Margherita da parte del suo tesoriere senatore Luigi Lusi, accusato di essersi appropriato di 13 milioni di euro, la lega che investe 25 milioni di euro in Tanzania, sono lo specchio di un sistema senza controlli e riportano a galla il tema dei finanziamenti alle forze politiche. Il referendum del 1993 abolì il finanziamento pubblico ai partiti. Una legge voluta da Piccoli che nel 1974 introdusse il finanziamento, e che poi venne raddoppiato nel 1981. Era il 1993, in piena Tangentopoli che noi italiani abbiamo detto basta al finanziamento ai partiti. Ma nell’aprile 1993 tutti noi italiani fummo beffati dal governo Amato che reintroduce un «contributo per le spese elettorali» pari a 1600 lire per ogni italiano che risultava al censimento, anche quelli che non avevano diritto al voto. A colpi di leggi e leggine i partiti, tutti senza distinzione di sorta, negli ultimi anni hanno via via rimpolpato il loro tesoretto. Prodi nel 1997 introduce il 4 per mille a favore dei partiti con uno stanziamento di 56,8 milioni l’anno. Ma una norma transitoria valida solo per il primo anno alza lo stanziamento a 82,6 milioni di euro nonostante le scarsissime adesioni dei contribuenti. Col governo D’Alema, nel 1999, si ritorna al finanziamento pubblico pieno, vengono così definiti 5 fondi per il rimborso delle spese elettorali (elezioni di Camera, Senato, Parlamento europeo, consigli regionali e referendum) e al contempo la quota «procapite» sale da 1600 a 4000 mila lire. Nel 2002 il governo Berlusconi cambia l’importo del rimborso per elettore: è arrivata la moneta unica europea e dalle 4 mila lire di tre anni prima si passa a 5 euro. Non soddisfatto di quest’aumento nel 2006, ancora governo Berlusconi partorisce una nuova legge particolare: la legge 5122 che stabilisce infatti che l’erogazione sia dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura indipendentemente dalla sua durata effettiva. E fu così che questi partiti che ci hanno portati alla bancarotta, si sono presi 2.7 miliardi di euro senza seri controlli sulle spese dichiarate, spesso molto inferiori a quanto ricevuto. Tanti soldi, troppi soldi…… Come certifica la Corte dei Conti, e come denunciano da tempo i radicali, la realtà però è un’altra: non solo dal 1993 ad oggi il finanziamento pubblico ai partiti è lievitato del 600%, ma i rimborsi sono almeno i triplo delle spese effettivamente sostenute dai partiti per le campagne elettorali. Solo per stare al magnifico 2006: Forza Italia ha speso 50 milioni e ne ha incassati 128,7, An ne ha spesi 6,2 e ne ha incamerati 65,5, i Ds 9,9 ricevendone 46,9, la Margherita 10,4 riprendendone 30,7. Poi c'era l’Ulivo (simbolo comune a Ds e Margherita) che ha documentato spese per 7,6 milioni ed ha ottenuto rimborsi per 80,66. Idem gli altri partiti minori: Rifondazione (1,6 contro 34,9) Udc (12,38 contro 36,6) Lega Nord (5,1 contro 22,.4). Totale generale: spese accertate 117,368.302,29 euro, rimborsi assegnati 498.562.255,55 euro. Un incredibile, ingiustificato, 324,78 per cento in più. Davanti a queste cifre data la loro provenienza, tutti i segretari si dovrebbero commuovere. Invece no, a turno fanno a chi s’incazza di più, perché tutto è successo a loro insaputa. I più tosti si dico sbalorditi. Ma la cosa più avvilente per noi, che abbiamo vergogna per loro, è che piano piano ci stiamo abituando a tutto questo. Meno male che Enrico Berlinguer era già morto, se no la ragione morale lo avrebbe veramente confuso.