Sardinia

I castelli dei re pastori.


 
Che cosa avvicina i nuraghi, simbolo della Sardegna di ieri e di oggi, la massima espressione architettonica dell’antica civiltà isolana, a una piramide egizia? Non è una domanda sconcertante, non siamo alla fantarcheologia. In comune tra i nuraghi e le tombe dei faraoni c’è solo lo stupore ammirato che si prova davanti a opere così impegnative per le forze dei costruttori. I lavoratori dovevano sollevare blocchi di pietra che pesavano tonnellate. I direttore dei lavori avevano la responsabilità di guidare, pezzo dopo pezzo, un progetto che rischiava di crollare rovinosamente. Un errore poteva uccidere o mutilare. Un’ incomprensione o un ritardo fra i componenti di una squadra poteva pregiudicare mesi di fatica.Anche in Sardegna come in Egitto, probabilmente fu utilizzato il lavoro servile. Ma, oltre alle braccia , fu necessario l’aiuto della tecnica per raggiungere altezze superiori ai 20 metri. Avranno utilizzato piani inclinati, dotati di rulli su cui i materiali salivano fino ai punti più elevati del cantiere. Non si può stabilire se solo la classe dei servi sia stata chiamata al durissimo impegno della costruzione. Ma a cosa servivano queste torri a forma di secchio rovesciato, sono state le regge dei signori che dominavano piccole tribù, luoghi dove il culto religioso e le esigenze militari sapevano coesistere, posti di vedetta e risorse difensive. Erano il baluardo che proteggeva dagli attacchi i membri più deboli della comunità, trasferiti al riparo delle mura di pietra, quando il villaggio in cui abitavano era minacciato. Una costellazione di capanne, infatti, trovava nel nuraghe il suo centro di gravità. Il legame è evidente visitando la struttura nuragica a ridosso dell’abitato di Barumini che risale al 1600 a.C.. La fortezza di Barumini costituiva di certo il complesso fortificato più importante, l’invincibile guardiano posto a difesa dell’altopiano della Giara di Gestori, nel cuore dell’isola. Su Nuraxi, un gran nuraghe quadrilobato, circondato da una cerchia difensiva esterna di sette torri, raccordate da mura rettilinee, attorno al quale si sviluppa un fitto villaggio di capanne circolari ed ellittiche. Era quindi una sorta di castello medievale dominato da un sovrano, attrezzato per resistere agli assedi, con pozzi interni e riserve di cibo, l’insieme di edifici cercava di garantire una vita sicura ai suoi abitatori. I camminamenti sulle mura, le feritoie, le terrazze d’avvistamento servivano alle sentinelle per sorvegliare un territorio piatto e uniforme, inadatto a un assalto di sorpresa. Vigilata e protetta, l'economia del villaggio poteva quindi assicurare i suoi prodotti alla non numerosa comunità li riunita.