Sardinia

L'area archeologica di Santa Cristina.


 
Nei pressi di Oristano troviamo un sito di particolare interesse. L'area archeologica di Santa Cristina si estende per circa un ettaro, ed è costituita da un magnifico tempio a pozzo sacro in basalto, da un nuraghe e da un villaggio di capanne. Monumenti singolari trasmessi fino a noi dai paleosardi. Il Pozzo di Santa Cristina, è il più famoso dei templi ipetrali superstiti perchè fu il primo ad essere studiato e riconosciuto fin dalla metà del secolo scorso. Eccone la descrizione lasciataci nel suo itinerario del 1860 da La Marmora, che lo aveva visitato vent'anni prima: "é una specie di sotterraneo conico, largo in fondo e stretto in cima, formato di grosse pietre basaltiche ben tagliate. Vi si entra da un passaggio composto di pietre accuratamente lavorate e disposte l'una sull'altra in forma di gradini; l'interno del cono è costruito nello stesso modo: è un sistema che ricorda i primi tentativi delle volte. Esso si solleva per quattro metri dal fondo attuale (colmo di terra) all'apertura superiore che somiglia a quella di un pozzo".
Oggi possiamo dire che l'edificio più importante del santuario è il bellissimo tempio a pozzo costruito intorno al 1300 a.C.. Ha una struttura composta di tre parti essenziali come gli altri pozzi sacri nuragici, di tre parti: atrio, scala, e camera a tholos, una falsa cupola con un foro sulla sommità,che aveva varie funzioni…infatti ogni 18 anni e mezzo, cioe’ ogni anno lunare e quando la sua declinazione e’ massima, la luna va ad illuminare una presa luce (persona posizionata in una particolare nicchia del pozzo. Ma non solo, infatti il pozzo era orientato in maniera particolare in modo che durante gli equinozi il sole illuminasse la scalinata e giungesse fino all’acqua).
All'esterno l'ingresso è contornato da muretti paralleli uniti da un semicerchio che a loro volta sono contenuti da un'ellisse di pietra di 26 X 20 m che delimita l'area sacra. La scala e le altre strutture sotterranee invece sono in perfetto stato, la scala, forse la più grande fra quelle conosciute, è composta di 25 gradini ed è a sezione trapezoidale. La cella ha una pianta circolare del diametro di m. 2,54 ed ha un altezza di 7m., sul fondo del vano interrato, ai piedi della scala c'è la fonte sacra. Il pavimento è stato spianato nella roccia viva e al centro si trova una vaschetta circolare. L'acqua che filtra dalle pareti raggiunge ancora oggi, in certi periodi, l'altezza del primo gradino della scala.
Il vano d'ingresso è un'apertura a ventaglio che introduce in modo solenne alla scala monumentale che entra, composta, nella terra fino ad incontrare le sacre acque sul fondo. Il soffitto che copre la scala, fino al raggiungimento della tholos, ha una struttura che si potrebbe descrivere come una scala rovesciata. La tholos, interamente interrata, protegge la sacra sorgente e all'apice si apre verso il cielo tramite un'apertura circolare che permette alla luce di raggiungere le acque sotterranee. Il santuario di Santa Cristina appare eccezionalmente evoluto rispetto all'architettura degli altri pozzi sacri: il rapporto fra i vari elementi architettonici è lineare ed esprime una forte razionalità. I blocchi di basalto utilizzati per edificare l'intera struttura sono tagliati con estrema precisione mentre di norma gli architetti nuragici utilizzavano massi rozzamente sbozzati. Il santuario prende il nome dalla vicina chiesa campestre di Santa Cristina.
Gli studiosi sostengono che rappresenta il culmine dell'architettura sacra nuragica. Ma appare alquanto strano che i nuragici abbiano raggiunto una tale perfezione, se questo pozzo viene paragonato a tutti gli altri 40 circa, esistenti in Sardegna ed in particolare al pozzo di Santa Vittoria, Sardara, etc. Io però voglio azzardare una ipotesi, visto che questi pozzi sacri della Sardegna sono molto simili ad altre costruzioni che si ritrovano nell’antico Egitto, viene quasi spontaneo un collegamento fra la civiltà sarda e quella egizia, o , meglio ancora, si potrebbe ipotizzare che questo tempio sia stato realizzato non dai nuragici, che architettonicamente parlando, erano ben lontani da quella perfezione, ma dai Shardana, il popolo che in Egitto aveva combattuto e vissuto, e quindi acquisito un'esperienza tale da permettergli di realizzare questa meravigliosa opera.