Sardinia

Il granito sardo


 I geologi sostengono che la Sardegna uscì dal mare della Tetide 500.000.000 di anni fa, era una massa di magma incandescente che si sarebbe raffreddata addensando in colossali agglomerati di rocce granitiche. Fu con il granito, infatti, che i Sardi cominciarono la storia del loro costruire, dalle tombe dei giganti – circoli megalitici delle sepolture collettive – ai famosi nuraghi, quelle torri fortificate a tronco conico che rappresentano una delle più singolari e imponenti espressioni dell’architettura preistorica del bacino Mediterraneo. Si può dire che lo sfruttamento di questa ricchezza naturale non abbia avuto più sosta, da quei lontanissimi anni fino ai nostri giorni.Per citare soltanto le costruzioni di cui è rimasta una documentazione scritta, e cioè una minima parte del totale, le colonne del Pantheon romano sono di granito sardo: il pantheon fu eretto da Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto, alla fine del I secolo avanti Cristo. E ancora le colonne del duomo di Pisa, quindici secoli dopo. Ancora ai tempi di Michelangelo sette navi cariche di marmo su dieci affondavano lungo le coste del Mediterraneo, il che spiega quanto grandi dovevano essere le fatiche degli antichi dal primo momento del distacco alla lunga avventura del trasporto: la fama del granito sardo, insomma, doveva essere più che giustificata, se gli architetti pubblici e privati lo pretendevano per le loro opere sul continente. Oggi, nel confronto con quel tempo, tutto può sembrare molto facile. Ma va detto che le nuove tecnologie e i nuovi mezzi di trasporto sono a conoscenza e a disposizione di chiunque. Eppure la scelta del granito sardo, anche quando rappresenta, se non altro, un considerevole aumento dei costi per il trasporto, si rinnova puntualmente.Il maestoso grattacielo del Riverside Center a Brisbane, in Australia, è rivestito di granito sardo. E così molti edifici pubblici e residenze, il basamento della Statua della Libertà a New York e in altre città degli Stati Uniti. La sede della Mercedes Benz a Stoccarda, l’aeroporto di Hong Kong il palazzo della Borsa di Milano. E persino il Teatro dell'Opera di Tokyo, in Giappone, paese cioè dove la pietra è vissuta come forma pura di bellezza al punto di entrare negli interni e nei giardini come valore estetico assoluto, senza intervento dello scultore. “Parlano” quindi sardo palazzi, grattacieli e monumenti di mezzo mondo. La Sardegna è la principale regione italiana per quanto attiene la significativa presenza sul territorio della massa granitica (92,5% del totale nazionale). Lo sfruttamento intensivo riguarda tre diversi tipi di granito: il rosa, il ‘ghiandone’ e il grigio perla. Le cave hanno una localizzazione differenziata: il granito rosa si estrae nella Bassa Gallura (soprattutto vicino alla costa, ad Arzachena, Luogosanto e Bassacutena), il ‘ghiandone’ nell'Alta Gallura (Tempio, Calangianus, Aggius e Luras) e il grigio perla nel Goceano, la regione a Sud della Gallura, con una elevata concentrazione a Buddusò. Le imprese del Distretto sono suddivise fra imprese di estrazione la cui capacità è valutata in 400.000 metri cubi per anno, e imprese di trasformazione. L’80% circa della produzione è destinata al mercato italiano, quasi il 18% è collocata direttamente all'estero, il rimanente 2% al mercato locale. Una ricchezza dunque che isola, storicamente povera,  divide generosamente col resto del paese.