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Berlino: la sexy tassa


Con le finanze sull’orlo della bancarotta, la capitale tedesca cerca di rastrellare soldi come può e per raschiare anche il fondo del barile ha deciso adesso di mettere una tassa di 30 euro al giorno sulle 7.000 lavoratrici del sesso dei numerosi bordelli cittadini. I titolari dei bordelli, oltre a versare mensilmente al fisco la loro quota di tasse sugli introiti percepiti, tratterranno ogni giorno 30 euro sulla paga delle loro “impiegate”, da versare per loro conto a fine mese all’ufficio delle imposte, insieme con i fogli di presenze delle dipendenti. In base a una legge varata nel 2002 dal governo rosso-verde di Gerhard Schroder, l’esercizio della prostituzione, che era già legalizzato da decenni, ha perduto in Germania anche il marchio infamante di essere contrario alla morale ed è stato così equiparato a tutte le altre attività lavorative. E le prostitute possono rivendicare regolari contratti di lavoro, rivolgersi alla legge o a loro sindacati per protestare contro irregolarità da parte del loro datore di lavoro, godere delle estese prestazioni del welfare tedesco, della previdenza sanitaria e sociale, e del diritto alla pensione. Ora la domanda nasce spontanea, questa legge sarà europeizzata? Sarà pian piano applicata anche in Italia e ci sarà quindi una nuova battaglia contro l’evasione fiscale?   L’equiparazione è stata estesa adesso dal campo della morale al settore fiscale, garantendo al Comune più indebitato della Germania una manna contributiva di oltre un milione di euro al mese.