Sardinia

incipit


 5 libri della libreriaReaderle a chiesto la mia partecipazione al gioco “incipit” in cui bisogna scegliere cinque libri che consideriamo importanti e di scriverne gli incipit. Guardando la libreria li sceglierei tutti, ma mi limito ai 5 richiesti, sia per mancanza di tempo, sia per non annoiare chi malauguratamente capita nel blog.
1)- Il bambino bussò al cancelletto di legno, ch’era in tutto simile a quello della casa di sua madre nel vicolo del Carrubo, e aspetto in silenzio; dopo un poco la voce potente e rauca di Don Francesco Fulgheri si fece udire dall’interno della casa: “chi è ?”.“Sono io !” strillò Angelo con la sua vocetta, la sua voce da chierichetto, come diceva Don Francesco per farlo arrabbiare. Senza attendere oltre il ragazzo spinse il cancello, che si aprì con un lungo gemito. Sua madre gli aveva spiegato che Don Francesco evitava di ungerlo perché così, anche stando nello studio, ch’era in fondo al cortile, sapeva sempre se qualcuno entrava o usciva. Angelo entrò con la trepidazione di sempre, e il sabbione del cortile sgrigliolava sotto le bullette dei suoi scarponi. Sarebbe bastato anche questo per avvertire Don Francesco della sua presenza. Il vecchio, per fargli intendere che aveva capito, si raschiava la gola e tossicchiava dal fondo del suo antro, dove stava rintanato come un guffo. Eppure era stato lui a chiamarlo, anche quella volta: aveva mandato, come al solito, comare Verdiana, la sua vicina di casa, che arrivava sempre in sott’anella e corsetto, con il fazzoletto giallo legato attorno alla testa, brontolando che non le lasciava fare mai in pace i suoi lavori. Paesi d’ombre di Giuseppe Dessi
2)- Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo: - Io mi chiamo Mattia Pascal. - Grazie, caro. Questo lo so. - E ti par poco? Non pareva molto, per dir la verità, neanche a me. Ma ignoravo allora che cosa volesse dire il non sapere neppur questo, il non poter più rispondere, cioè, come prima, all'occorrenza: - Io mi chiamo Mattia Pascal. Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello
3)- Tutto il giorno Efix, il servo delle dame Pintor, aveva lavorato a rinforzare l'argine primitivo da lui stesso costruito un po' per volta a furia d'anni e di fatica, giù in fondo al poderetto lungo il fiume: e al cader della sera contemplava la sua opera dall'alto, seduto davanti alla capanna sotto il ciglione glauco di canne a mezza costa sulla bianca "Collina dei Colombi".Eccolo tutto ai suoi piedi, silenzioso e qua e là scintillante d'acque nel crepuscolo, il poderetto che Efix considerava più suo che delle sue padrone: trent'anni di possesso e di lavoro lo han fatto ben suo, e le siepi di fichi d'India che lo chiudono dall'alto in basso come due muri grigi serpeggianti di scaglione in scaglione dalla collina al fiume, gli sembrano i confini del mondo. Canne al vento di Grazia Deledda
4)- Vi rivelerò subito che non appartengo alla divina schiera di coloro che vanno nel deserto e tornano gravidi di saggezza. Sono passata da molti focolari, e ho sparso doni angelici là dove ho dormito, ma il più delle volte, invece, della saggezza, ho trovato episodi sconvenienti di Giardiasis, E.Coli, e dissenteria amebica. Questo é il fato di una mistica della classe media degli intestini delicati.La saggezza o le nozioni scoperte nei mieri viaggi in posti strani e tra gente insolita, ho imparato a tenerle nascoste perché talvolta il vecchio padre Academo, come Crono, ancora ha la tendenza a divorare i figli prima che diventino curativi o sorprendenti. Questa sorta di superintellettualizzazione oscura i disegni della donna selvaggia e la natura istintuale delle donne. Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estér
5)- L'Alchimista prese un libro, portato da qualcuno della carovana. Il volume era privo di copertina, ma lui riuscì a identificarne l'autore: Oscar Wilde. L'alchimista conosceva la leggenda di Narciso, un bel giovane che tutti i giorni andava a contemplare la propria bellezza in un lago. Era talmente affascinato da se stesso che un giorno scivolò e morì annegato. Nel punto in cui cadde nacque un fiore, che fu chiamato narciso. Ma non era così che Oscar Wilde concludeva la storia. Egli narrava invece che, quando Narciso morì, accorsero le Oreadi - le ninfe del bosco - e videro il lago trasformato da una pozza di acqua dolce in una brocca di lacrime salate. "Perché piangi?" domandarono le Oreadi. "Piango per Narciso," disse il lago.L'Alchimista di Paulo Coelho