Sardinia

Novello Balilla


Il senatore della Repubblica Italiana Umberto Bossi ancora una volta ha perso l’occasione per stare zitto per non fare la solita figuraccia. Non è la prima volta che Bossi ricorre a metafore «armate» durante i suoi interventi di fronte al popolo padano. In passato aveva già avuto modo di parlare di «300 mila uomini armati pronti a marciare su Roma» e di proiettili per i giudici «che dalle nostre parti costano solo 300 lire». E nel 2003, da ministro del governo Berlusconi, aveva criticato il suo collega Pisanu per la gestione del problema degli sbarchi di clandestini dicendo di voler «sentire il rombo dei cannoni», ovvero gli abbattimenti forzati delle imbarcazioni con cui gli immigrati giungono sulle coste italiane. Tempo fa mentre arringava i fedelissimi della Lega Nord a Cà San Marco disse: «Finora gli è andata bene. Noi padani pagavamo e non abbiamo mai tirato fuori il fucile, ma c’è sempre una prima volta». Un’altra volta Bossi ha spiegato che in tutto il mondo «le rivolte fiscali hanno portato alla nascita degli Stati moderni». Poi ha fatto citazioni storiche dicendo che la gente del Nord ha creduto «stupidamente ai Cavour e ai Garibaldi, tutti stronzi. Siamo qui - ha sottolineato - per far nascere quello Stato che doveva nascere con un patto tra Venezia e la classe politica milanese. Oggi tocca a noi fare la Padania che non fu fatta allora. Il destino ci dà questa possibilità e bisogna andare fino in fondo. Noi non ce ne andremo fin quando avremo raggiunto i nostri Parlamenti la nostra libertà, non prima». Ieri ha rincarato la dose  parlando di imminente “guerra di liberazione”. «La libertà dei popoli del Nord non si può raggiungere attraverso un democratico Parlamento, ma solo con la lotta di milioni di uomini disposti al sacrificio in una guerra di liberazione»: parole testuali, ripetute dagli altoparlanti all’esterno del parlamentino della Lega, subito prima che il collegamento si interrompesse. Ascoltate da Berlusconi che, una volta uscito dalla sala, incontrando i giornalisti, ha cercato di minimizzare: «Bossi usa sempre un linguaggio colorito in pubblico, ma poi, nella pratica, ha sempre dimostrato grande senso di responsabilità». Ma non é così purtroppo, le parole di Bossi difficilmente verranno derubricate a semplici stronzate. Questo é il momento di intervenire con decisione e chiedere gentilmente al senatur di togliersi dalle balle. Un senatore della Repubblica Italiana, eletto dal popolo italiano non può comportarsi come uno della carboneria del 1448, qui non ci sono gli austriaci da cacciare, qui siamo tutti italiani, é lui é un “italiano” pagato dagli italiani che tanto disprezza. Questa é istigazione a delinquere, questo é tradimento. Non si può ogni volta lasciar perdere dicendo che é solo un imbecille, bisogna agire come quando ha vilipeso la bandiera italiana, perché come ha detto qualche politico dell’ opposizione: «La gravita delle sue affermazioni, il violento attacco ai valori dell’Unità nazionale e al Parlamento richiedono una risposta delle forze democratiche». Ci sono tanti imbecilli che potrebbero prendere sul serio le sue parole e scatenare una guerra civile. Questo é il momento di dire basta!!!!!!