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Crisi in Pakistan come in Birmania...


L' ex premier pakistano Benazir Bhutto prigioniera, guardata a vista da un migliaio di agenti resta prigioniera in casa propria. Ma non per questo rinuncia a lottare e lancia nuove accuse: ha chiesto martedì al presidente Pervez Musharraf, che nei giorni scorsi ha dichiarato lo stato di emergenza e represso manifestazioni di protesta in tutto il Paese, di dimettersi. E' la a prima volta che la leader dell'opposizione pronuncia parole così nette all'indirizzo di Musharraf e ha aggiunto che mai sarà primo ministro sotto di lui. Tramontata ogni ipotesi di accordo per la condivisione del potere tra lei e il generale al centro di un aspro scontro istituzionale. É iniziata, guidata dal responsable provinciale del Ppp, Shah Mahmood, la prevista Lunga Marcia di protesta, indetta dall'ex premier pakistana contro lo stato di emergenza e la sospensione della Costituzione decretati il 3 novembre scorso dal presidente-generale Pervez Musharraf. Diverse centinaia di attivisti del Ppp, il Partito Popolare del Pakistan facente capo a Bhutto, si sono messi in cammino dalla capitale della provincia orientale del Punjab verso Islamabad: un percorso di circa 275 chilometri che contano di completare nel giro di tre-quattro giorni, sempre che le forze di sicurezza non interve
ngano, la manifestazione essendo stata vietata. Lo stesso collaboratore dell'ex premier ha denunciato che, alla partenza, lui e i compagni sono stati brevemente fermati dagli agenti in assetto anti-sommossa: "Alla fine però siamo riusciti a partire", ha aggiunto. Fonti di polizia hanno invece smentito che il convoglio si sia potuto mettere in moto, raggiungendo le campagne fuori Lahore, e ne hanno minimizzato la consistenza. Benazir Bhutto ha sollecitato i leader delle altre forze politiche a formare una ''coalizione di interesse'' al solo fine di allontanare dal potere, sia civile che militare, Musharraf, e di consegnare il Paese a una leadership regolarmente eletta.