Sardinia

LUOGHI DELLO SPIRITO


Splendide chiese dell'eta' romanica:un lungo viaggio tra l'arte e la fede.
L'architettura romanica è lo stile del costruire proprio dell' arte romanica, che si diffuse in Europa nell' XI e XII secolo, fino all'affermazione dell' arte gotica, cioè verso la metà del XII secolo in Francia e con persistenze maggiori negli altri paesi europei. L'aggettivo "romanico" è la traduzione italiana di "roman", vocabolo creato agli inizi dell' ottocento in Francia per indicare le lingue e le letterature romanze o neolatine. In Sardegna contando soltanto i più importanti, i monumenti romanici sopravvissuti fino ai nostri giorni sono sessantasei, un patrimonio culturale straordinario, ma che non sono stati totalmente valutati nonostante siano sotto gli occhi di tutti. Uno di questi esempi è rappresentato dalla Basilica di San Saturno, di Cagliari. San Saturno è uno dei più antichi luoghi di culto cristiano edificato in Sardegna, la sua costruzione risulta documentata infatti già dal V, VI secolo d.C., ma lo sì è lasciato andare in degrado. Soltanto alla fine degli anni novanta tutta l'area intorno alla Basilica è oggetto di interessanti scavi archeologici che stanno riportando alla luce numerosi ambienti funerari risalenti ai primi albori del cristianesimo e ad epoca bizantina. Andando da Cagliari verso il Nord, lungo la statale sulcitana, si arriva alle imponenti rovine di Nora, un tempo fiorente città Shardana (nella cartina, al numero 1). Poco prima degli scavi sorge un altro tempio romanico, il santuario di Sant' Efisio patrono di Cagliari: una parte dei grossi conci di pietra utilizzati dai monaci per costruire la chiesa viene, molto probabilmente, proprio dalle mura dell'antica città. Proseguendo verso il Nord ecco Iglesias (2) con la sua splendida cattedrale: costruita nel 1288, è un esempio tra i più interessanti del romanico-gotico in Sardegna. Si arriva a Villaspcciosa (3), già città romana famosa per le acque fermali. Molto vicina alle terme sorge un'altra chiesa romanica, quella di San Platano. E pochi chilometri da qui, a Uta (4), è la chiesa di Santa Maria: isolata su un colle, dato che in origine era la chiesa di un monastero. Ancora dedicata alla Madonna è la chiesa di Santa Maria di Sibiola, presso Serdiana (5). E poco più a nord, presso Dolianova (6), ecco l'antica cattedrale di San Pantaleo, con capitelli scolpiti nel XII secolo. Della stessa epoca è un'altra bella chiesa romanica, quella di San Nicola a Villaputzu (7); appena posteriore quella di San Gemiliano, nella non lontana Samassi.
Un monumento in ottime condizioni: è la cattedrale di Santa Giusta, sorta accanto allo stagno dove scomparve Hiadis, la città sacrilega affondata per castigo di Dio. La facciata, di tipo lombardo, inquadra un portale pisano con trifora. A destra il campanile, purtroppo solo in parte originale. L'interno di grande impatto è a tre navate, su colonne edificate con materiali delle antiche città di Tharros, Neapolis ed Othoca. Non meno suggestiva la cripta. II nostro itinerario attraverso le memorie del romanico sardo ci porta ancora lontano: a Milis, (9), per ammirare la chiesa di San Paolo, a Bonarcado (10), famosa per il santuario di Santa Maria. E davanti alla torre di San Palmerio, presso Ghilarza (11), davanti alla duecentesca chiesa di San Pietro a Zuri, e a quella di San Nicola a Ottana (12). Pochi chilometri a nord di Ottana, a Silanus (13), altri due monumenti romanici: Santa Sabina e San Lorenzo. E i ruderi dell'abbazia cistercense di Santa Maria in Corte, la chiesa di San Pietro in Sorres, tra Bosa (14) e Borutta (15), e a Siligo (16) la chiesa di Santa Maria di Mesumundu. Tra Sassari e Olbia, ecco la cattedrale di Sant'Antioco di Bisarcio (17) e, presso le rovine dell' antico porto romano di Olbia (18), la chiesa di San Simplicio, vescovo martire nel 304 sotto Diocleziano. Infine, a pochi chilometri da Sassari, una testimonianza tra le più suggestive, la basilica della Santissima Trinità di Saccargia (19). Fu completata nel 1116 sulle rovine di un monastero preesistente per volontà del giudice di Torres, e consacrata il 5 ottobre dello stesso anno. Fu affidata ai monaci Camaldolesi che vi fondarono la loro abbazia. In seguito furono eseguiti, da architetti e maestranze pisani, lavori di ampliamento databili dal 1108 al 1120: l'allungamento dell'aula, l'innalzamento delle pareti, una nuova facciata e la costruzione dell'altissimo campanile. Il portico sulla facciata fu probabilmente aggiunto in seguito, quando la chiesa era già ultimata, ed è attribuito a maestranze lucchesi di cui porta, nell'alternanza del marmo bianco e nero, l'inconfondibile firma.