Sardinia

Basta rassegnazione…


II ripetersi e l'aggravarsi di fenomeni di teppismo, di bullismo, di atti delinquenziali e criminali impone un’amara riflessione a tutti quelli che hanno a cuore il bene comune, la tutela democratica dei diritti dei cittadini. Non c'è davvero più tempo per le attese, questi a parer mio sono segnali molto preoccupanti, si sta minando quel filo sottile che ancora ci rende civili, un salto sarebbe irreversibile. I politici continuano ad imbottirci di promesse sulla sicurezza ma queste parole sono usate al contrario e puntualmente smentite dai fatti nel giro di 24 ore. Io credo che manchi il coraggio di cominciare a decidere di ripartire con forza e fermezza, troppa tollerabilità sta distruggendo una generazione abbandonata da tutti, dove l'unico riferimento è l'odore del branco, una generazione che ignora completamente il senso dell'altro, l'altro non esiste o peggio è un nemico a prescindere. Giovani imbottiti di alcool e cocaina spadroneggiano per le strade come immortali vestiti fieramente da principi del male, anche se quando li vedi sulle foto dei giornali, vedi tutta la loro paura, vedi occhi smarriti, bambini moderni che decidono all'improvviso chi va punito perché diverso, perché non la pensa come loro, perché non fa parte del branco. Ormai viviamo gli omicidi quotidiani con normalità preoccupante, una normalità di rassegnazione, disillusione, sfiducia assoluta di chi non riesce più a nascondere una devastante indifferenza. Sono allibito e scandalizzato per il tentativo in corso, ogni giorno di più, di far apparire la morte del giovane di Verona massacrato da cinque teppisti, come un caso o una fatalità. Radio, tv e stampa, inseguendo ridicolmente un linguaggio tipo "CSI", dissertano su un’autopsia che rivelerebbe "un solo colpo", da cui l'aggressione non sarebbe un "pestaggio"; un giornale radio ha addirittura riferito che, in effetti, il giovane «potrebbe essere deceduto per un infarto», in conseguenza del quale la sua morte non sarebbe conseguenza delle botte ricevute, ma "solo" della paura provata. Sono tentativi ignobili di deviare i] sentimento della pubblica opinione su questa triste vicenda nel campo della fatalità. Io credo, invece, al di là di qualsiasi valutazione politica che se ne voglia dare, che questo fatto è gravato da pesantissime responsabilità personali di chi lo ha commesso e da un ambiguo e strisciante collateralismo di chi lo minimizza e persino lo giustifica. Per questo motivo fatti come questi devono essere isolati ed esecrati comunque, anche se non avessero causato vittime, perché è la cultura della violenza e dell'intolleranza che li genera ed è contro questa cultura, da qualsiasi matrice ideologica o politica sia animata, che dobbiamo batterci con determinazione, prima che la nostra società ne sia del tutto contagiata ed i nostri giovani, a causa dell'esempio che ricevono, non sappiano più distinguere il bene dal male. Chi minimizza e giustifica, forse senza rendersene conto è complice degli assassini.