Sardinia

Analogie tra le Panas e le Bean Sidhe …


Alcuni studiosi sostengono che i Shardana, i Saksar e i Wehesh facessero parte della coalizione dei i popoli del mare che cercarono di conquistare più volte l’Egitto e che abitavano la Sardegna, l’ Inghilterra e l’ Irlanda. Non ci sono prove certe ma in questi popoli vi sono numerose analogie che confermerebbero questa tesi. La splendida e magica Sardegna, l'altrettanto fantastica e bellissima isola di smeraldo, l'Irlanda e la Scozia sembrano avere una notevole ricchezza di mitiche figure, La più nota è probabilmente la nostra Panas, la banshee irlandese e la Bean Nighe o Nigheag na H-ath la versione scozzese.
Ma cosa sono le Panas o Pantamas? Si racconta che quando una donna moriva di parto diventasse Pana o lavandaia e a tornare temporaneamente fra i mortali con le stesse sembianze che aveva da viva. La maledizione, inflitta dalla Morte stessa in quanto il decesso era avvenuto in un momento particolare della loro esistenza considerato "impuro", consisteva nel lavare i panni del parto macchiati di sangue e le fasce della loro creatura, per un tempo che variava dai due ai sette anni. La condanna implicava l'assoluto divieto di parlare o di interrompere il lavoro: se questo accadeva, esse dovevano ricominciare daccapo il tempo della penitenza. Le Panas potevano essere viste lungo i ruscelli, fra l'una e le tre del mattino, mentre lavavano e cantavano una tristissima ninna-nanna. Pertanto, se venivano disturbate da qualcuno mentre erano lavavano, le Panas si vendicavano spruzzandogli addosso acqua, che però bruciava come fuoco. Per questo motivo le donne sarde non andavano mai a lavare i loro panni durante la notte e spesso le mac-chie sul viso, soprattutto di giovani donne, venivano spiegate come una vendetta delle Panas disturbate. Affinché la puerpera morta non diventasse lavandaia notturna, si usava metterle nella bara un ago con il filo senza nodo, un pezzo di tela, un paio di forbici, un pettine ed un ciuffo di capelli del marito, affinché la defunta rimanesse occupata a cucire il corredo per il bambino e tralasciasse così di andare a lavare al fiume. Un'altra leggenda narra che le Panas si recassero alle vasche di campagna alla mezzanot-te con uno stinco di morto per battere i panni (sa daedda). Qualche donna racconta di averle vedute e di essersi fatta lasciare da esse sa daedda e solo alla mattina seguente di essersi accorte di avere portato a casa uno stinco di morto. Sotto consiglio del confes-sore, riportarono la notte seguente, alla stessa ora, sa daedda alla proprietaria, dicendo: Tè sa daedda chi no est sa mia". Si dice che si trasformassero in Panas anche le ragazze nubili, rimaste incinte, ed affogate per questo dai parenti in piccoli bacini d'acqua. In alcune zone della Sardegna col termine "pantaminas" si indicano gli spiriti vaganti e non si fa più riferimento alle donne morte di parto.
Le colleghe Irlandesi e scozzesi... La Bean Nighe, letteralmente "la lavandaia dei guadi" é la versione scozzese della Bean Sidhe, altro nome della famosa "Banshee" ir-landese. Anch’essa vaga nelle notti senza luna vicino ai fiumi dove lava gli abiti intrisi di sangue di coloro destinati a morire di li a poco. Anche loro erano spiriti di donne morte mentre partorivano e che vagavano sino al giorno in cui sarebbero dovute morire conducendo una vita regolare. Secondo alcune descrizioni la Bean Nighe possiede una narice, un grande dente che sporge abbondantemente, piedi palmati e grossi seni cadenti. Talvolta la si può vedere con l'aspetto di una piccola donna, piegata e anziana. Un mortale che la avvicini senza farsi scorgere mentre sta lavando e succhi il suo seno può chiederle di esaudirgli un desiderio. Ciò è possibile poiché essa crede si tratti di un figlio adottivo. La lavandaia dei guadi è conosciuta anche con il nome generico di Ban nighechain (piccola lavandaia) o nigheag na hath (piccola lavandaia dei guadi). Il fatto che le Banshee altre non fossero che gli spiriti delle donne morte di parto, sottolinea la connessione profonda fra le ac-que ed il grembo femminile, simbolo di vita e di morte allo stesso tempo. Questi esseri fatati erano conosciuti soprattutto per essere annunciatrici di sorte avversa e si narra che per impedire che accadesse la tragedia che annunciava, occorreva vederla prima di essere visti, quindi afferrarla (operazione molto difficile). In questo modo la banshee avrebbero rivelato ciò che doveva accadere ed a chi ed avrebbe esaudito tre desideri. Il significato di Bean Sidhe (o dal gaelico Bean Si), è quello di "donna delle bru-ghiere". Ne viene data anche un'altra descrizione che la farebbe apparire come una don-na o anziana o giovane e bella, ma triste e con gli occhi arrossati di lacrime. La loro ma-dre e guida era Aine, che proteggeva i morti nel loro viaggio verso l'oltretomba e i "feti nel grembo materno". Queste creature erano famose per i loro gemiti ed urli,chiamati "Keen", che attraversavano la notte ed annunciavano all'udente la morte di un prossimo. Appariva sola o in altri gruppi di banshee. La presenza di banshee vicino alle abitazioni di malati gravi veniva ancora segnalata nell'Ottocento. Ai loro gemiti dovevano rispondere come un'eco quelli dei parenti addolorati: quest’ alternanza e sovrapposizione di voci si ritrova nella struttura dei lamenti funebri tradizionali.(fonte Internet)