Sardinia

La donna come merce


C'é una ragazza che scrive un libro, partecipa al Campiello, vince il premio sezione giovani e, quando sale sul palco, viene apprezzata più per il suo decolté che per la sua opera letteraria. C’è un dittatore che quando arriva in Italia vuole uno stuolo di centinaia di ragazze da catechizzare. C’è una pubblicità che per vendere qualche prodotto non trova altra idea creativa che abbinarlo a un fondoschiena femminile. Ci sono programmi televisivi, dove l’immagine femminile è costantemente umiliata, senza considerare che – per usare le parole del Presidente Napolitano – “uno stile di comunicazione che offende le donne nei media, nelle pubblicità, nel dibattito pubblico può offrire un contesto favorevole dove attecchiscono molestie sessuali verbali e fisiche, se non veri e propri atti di violenza anche da parte di giovanissimi”.Ci sono padri, mariti o fidanzati ex partnes che non si rassegnano ad accettare le scelte delle figlie e compagnie, arrivando ad eliminarle fisicamente. La vita delle donne non è mai stata facile ma oggi in Italia è in atto una profonda regressione che utilizza il corpo femminile per renderle oggetti, per mercificare, per ricacciarle indietro rispetto ai diritti conquistati negli anni 70. Anche se le donne sono oltre la metà della popolazione del nostro paese il tasso di occupazione femminile, così come la rappresentanza in parlamento sono i più bassi dell’Unione Europea. A peggiorare le cose intervengono i dati medi sulla retribuzione, da dove emerge che le donne guadagnano il 20% in meno degli uomini, che, come se non bastasse, hanno 80 minuti in più' per lo svago.Non si può più tacere, la voce delle donne deve farsi sentire. Boicottando i prodotti che usano nelle loro pubblicità il corpo femminile; cambiando programma quando in televisione c’è “bulli e puppe” o similari, scrivendo lettere, mail di protesta ai giornali quando qualcosa ci fa indignare; soprattutto educando le altre donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi; insegnando alle bambine ed ai bambini il rispetto. Forse sarà poco ma qualcuno deve iniziare a cambiare.Se invece volete agire senza perdere la vostra preziosa femminilità, ma non rinunciando al vostro essere pensante, ecco allora che la vera rivoluzione va fatta dentro di voi. Perché essere donne, non è solo apparire assatanate e isteriche in occasione dell’8 marzo partecipando alla visione di volgari streep tease maschili per poi relegarsi per i restanti 364 giorni a macerare tra le proprie mura e svolgere un ruolo da cameriera tuttofare reprimendo ogni desiderio del sentirsi viva. È il modo di pensare che va cambiato solo in questo modo l’evoluzione femminile sarebbe in grado di sconfiggere il maschilismo atavico che vi relega, oggi forse più di ieri, in una semplice mercificazione. Donna è bello ma se dentro di voi sapete essere davvero libere a prescindere dall’avere una quinta o una seconda di reggiseno.