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Ecco come la 'ndrangheta ha ucciso la mia terra


di Biagio SimonettaIl mare di notte mi ha sempre fatto paura. Non sono mai riuscito a godermi l’ultimo bagno dell’estate, dopo i falò. Sorridevo e mi agitavo. Scalciavo nell’acqua contro chissà quale misterioso essere. Eppure stanotte il Tirreno ha qualcosa di magico. L’onda che si ritira e trascina i sassi pare un tenero abbraccio di donna. Una carezza.Eccolo il mare dei veleni. L’ultimo cadavere steso dalla ‘ndrangheta. Vittima inconsapevole dei clan, incapace di difendersi, nonostante la sua forza, le sue correnti. Navi a perdere, fusti radioattivi, fanghi tossici, danaro. Business.A Cetraro ci venivo in treno negli anni ’90. C’era Luisa, una ragazzina di Napoli con due occhi blu che ricordo ancora. Ogni estate lasciava il Vomero per passare le vacanze in Calabria. La sua famiglia fittava sempre la stessa casa. Quasi due mesi di villeggiatura: “Perché avete un mare meraviglioso. Veramente meraviglioso” mi ripeteva spesso, con quell’accento partenopeo che la rendeva buffa e saggia. Passavamo pomeriggi in spiaggia, rubando attimi d’intimità nascosti da una vecchio peschereccio abbandonato. Fissavamo l’orizzonte e poi col dito mi indicava la Spagna, la Tunisia. Le credevo.Il sole, se sei sul Tirreno, ti tramonta in faccia. Una palla di fuoco che il mare inghiotte lentamente. Poi è buio. Uno spettacolo al quale non potevo assistere a causa delle coincidenze ferroviarie. Lo immaginavo in treno, ma non poteva bastarmi.Luisa non la vedo dal ’96. Avevamo 16 anni. Il nostro amore immaturo non sopportò un inverno di lontananza. Ed è strano come in questo momento, dopo tutto questo tempo, il suo è un ricordo vivo. Fa quasi male. Leggi tutto l'articolo