E' di oggi la proposta del Ministro dell'Interno Severino di far partecipare alcuni detenuti alla ricostruzione in Emilia Romagna. La proposta riguarda "i detenuti non pericolosi", magari "quelli in regime di semilibertà". Il lavoro, afferma il ministro, "è la vera risorsa per spingere il detenuto al rientro in società e ora che il terremoto impone interventi immediati e tempestivi, mi piacerebbe che anche i detenuti fossero tra i protagonisti di quella che vorremmo fosse una ripresa esemplare dell'Emilia-Romagna".Trovo la proposta demagogica. Soprattutto se consideriamo le condizioni delle carceri in Italia.Dal 2000 al 2012 sono morte 2005 persone in carcere, delle quali 716 per suicidio, 24 solo nei primi mesi del 2012.Le carceri sono sovraffollate, in condizioni igieniche precarie, con personale in sottonumero e sottopagato. Questo perchè per risparmiare si chiudono carceri e non si ultimano quelle prossime al termine di costruzione. Inoltre il perverso meccanismo della giustizia in Italia fa si che chi è dentro finisca per rimanerci e chi meriterebbe di andarci, se ha un bun avvocato, il più delle volte finisce per sfangarla.A questo aggiungiamo che l'enorme recente migrazione di extracomunitari ha fatto la sua parte, aggiungendo ai detenuti italiani una consistente fetta di spacciatori, pusher e malavitosi di svariata provenienza.Con questo cosa voglio dire?Voglio dire che il reinserimento nella società dopo un periodo di detenzione, qualora un individuo abbia scontato la sua pena, è sacrosanto. Ma la detenzione dovrebbe essere commisurata alla civiltà del popolo che promulga le leggi.Come detenuto, probabilmente potrei anche sentire il desiderio di contribuire alla ricostruzione, ma la cosa deve essere fatta su base volontaria e non su precettazione. Nel nostro ordinamento, i lavori socialmente utili esistono, ma i lavori forzati no. Mi sembra una manovra demagogica per trovare manodopera a basso costo. Se non a costo zero.
Lavori (S)forzati
E' di oggi la proposta del Ministro dell'Interno Severino di far partecipare alcuni detenuti alla ricostruzione in Emilia Romagna. La proposta riguarda "i detenuti non pericolosi", magari "quelli in regime di semilibertà". Il lavoro, afferma il ministro, "è la vera risorsa per spingere il detenuto al rientro in società e ora che il terremoto impone interventi immediati e tempestivi, mi piacerebbe che anche i detenuti fossero tra i protagonisti di quella che vorremmo fosse una ripresa esemplare dell'Emilia-Romagna".Trovo la proposta demagogica. Soprattutto se consideriamo le condizioni delle carceri in Italia.Dal 2000 al 2012 sono morte 2005 persone in carcere, delle quali 716 per suicidio, 24 solo nei primi mesi del 2012.Le carceri sono sovraffollate, in condizioni igieniche precarie, con personale in sottonumero e sottopagato. Questo perchè per risparmiare si chiudono carceri e non si ultimano quelle prossime al termine di costruzione. Inoltre il perverso meccanismo della giustizia in Italia fa si che chi è dentro finisca per rimanerci e chi meriterebbe di andarci, se ha un bun avvocato, il più delle volte finisce per sfangarla.A questo aggiungiamo che l'enorme recente migrazione di extracomunitari ha fatto la sua parte, aggiungendo ai detenuti italiani una consistente fetta di spacciatori, pusher e malavitosi di svariata provenienza.Con questo cosa voglio dire?Voglio dire che il reinserimento nella società dopo un periodo di detenzione, qualora un individuo abbia scontato la sua pena, è sacrosanto. Ma la detenzione dovrebbe essere commisurata alla civiltà del popolo che promulga le leggi.Come detenuto, probabilmente potrei anche sentire il desiderio di contribuire alla ricostruzione, ma la cosa deve essere fatta su base volontaria e non su precettazione. Nel nostro ordinamento, i lavori socialmente utili esistono, ma i lavori forzati no. Mi sembra una manovra demagogica per trovare manodopera a basso costo. Se non a costo zero.