TorineggiandO

Calimero Balotelli


Non è vero che si chiama Mario. Si chiama Calimero.Non gioca perchè è un giocatore fortissimo, un attaccante inarrestabile, un cannoniere implacabile, insomma una macchina da gol, gioca perchè nell'attuale ventata di buonismo italiota, fa molto comodo avere un discreto giocatore che però incarni i  valori dell'integrazione multietnica. Cioè gioca perchè è nero.Ma Mario Barwuah Balotelli non è nero! E' italianissimo, nato a Palermo e vissuto per tutta la sua vita a Concesio (Brescia), poi si deve considerare che è stato adottato da genitori italiani dopo che i genitori naturali ghanesi l'avevano abbandonato.In tutti questi anni qualcuno ha fatto credere a Mario di essere una persona speciale, un superuomo, un essere sovrannaturale al quale tutto è permesso e che, come gli Dei dell'Olimpo, può permettersi di togliersi tutti i capriccetti che vuole.Lo pagano anche per farlo, naturalmente.Non è così. Ed a lasciarlo fare, si peggiora la situazione. Quello che ha fatto lunedì sera prima e dopo aver segnato è inaccettabile. Il gol è stato bello e magari aveva anche della tensione nervosa da stemperare, ma mandare a fanculo tutti quanti solo perchè non l'avevano fatto giocare è l'ennesima scena da bambino viziato.
Che va sanzionata. Non capita, non accettata, non perdonata.Un campione non è un giocatore molto forte che ogni tanto fa qualcosa di fuori del normale: un campione è un giocatore che da il massimo per vincere, al servizio della squadra e porta a casa la vittoria.Gli albun di figurine sono pieni di facce famose che non hanno mai vinto niente: non uno scudetto, non un campionato del mondo.Perchè uno come Del Piero a 37 anni riesce ad accettare serenamente di giocare 5 minuti alla fine della partita e magari riesce anche a segnare ed uno di 22 deve pensare che tutto il mondo merita i suoi insulti, quando nella sua breve carriera non ha vinto praticamente nulla?Giustificare pubblicamente Balotelli significa dare un segnale sbagliato anche dal punto di vista didattico. Significa spiegare ai giovani che il successo non sta nei valori sportivi, ma nella capacità di far notizia. Nel bene e nel male.Per quel che riguarda me, potrebbero mandarlo a casa anche oggi. Non perderemmo nulla. Anzi.