«I book blogger», dice Sir Peter Stothard, «possono uccidere la critica letteraria e rovinare la letteratura». Non c'è dubbio che se dipendesse dai book blogger, metà degli inutili libri che vengono sfornati ogni mese, non vedrebbe la luce. Perchè il blogger si pone sempre e comunque dalla parte del lettore ed il lettore è sospettoso di natura, ma è sospettoso senza tornaconto.Il critico invece lo è a pagamento. Del miglior offerente, naturalmente.Stothard, che a sua volta è un blogger, è stato l'editore del supplemento letterario del Times per un decennio ed è il chairman della giuria del Booker Prize di quest'anno. Qualche giorno fa, in un articolo sull'Independent, ha fatto dichiarazioni forti: «La critica professionale deve confrontarsi oggi con una concorrenza straordinaria». «È meraviglioso che ci siano tanti book blogger», ha affermato, «così come è bello che ci siano tanti siti web dedicati ai libri. Ma essere un critico è molto differente dal condividere i propri gusti. Non tutte le opinioni hanno lo stesso valore».Ma neanche tutte le critiche hanno lo stesso valore, si dimentica di aggiungere.Non è un tema nuovo. Se ne parla almeno dal 2004, e ciclicamente se ne riparla. Oggi però assume un significato molto diverso. Con l'ebook, il web e la transizione al digitale dell'editoria le abitudini dei lettori stanno cambiando rapidamente, sia nel modo in cui si arriva alla decisione di acquisto, sia nel modo in cui si scoprono i nuovi libri. E l'importanza delle opinioni delle persone di cui ci fidiamo, o che semplicemente hanno gusti simili ai nostri, cresce. Come spesso accade in questi anni di cambiamento rapido della nostra cultura, di fronte a una posizione conservativa emergono molte risposte interessanti. Lo stesso Guardian pubblica -il giorno dopo- un articolo in cui si confuta l'opinione di Stothard e si spiega che «a differenza di altri media, i blog possono affrontare un argomento senza problemi di lunghezza e possono fare informazione sul mondo dei libri in modo mai visto prima».Lo stesso discorso lo si potrebbe fare per i "movie blogger".Mi fido cento volte di più di qualcuno che ha visto il film, rispetto a chi lo premia o distrugge sulla base delle informazioni tecniche ricavate chissà dove o sul filtro che un critico cinematografico interpone tra sé ed il film che va a vedere.In epoca di crisi, un film lo vai a vedere se ti emoziona o se ti diverte e sai cosa te ne frega di sapere che la fotografia è crepuscolare o la regia è accademica. Vuoi sapere se il film è bello o brutto: se ridi o piangi oppure se è una cagata pazzesca. Ed hai un disperato bisogno di qualcuno che si alzi in piedi nel suo blog e imiti Fantozzi dopo la visione della Corazzata Potemkin.
Book & Film Blogger
«I book blogger», dice Sir Peter Stothard, «possono uccidere la critica letteraria e rovinare la letteratura». Non c'è dubbio che se dipendesse dai book blogger, metà degli inutili libri che vengono sfornati ogni mese, non vedrebbe la luce. Perchè il blogger si pone sempre e comunque dalla parte del lettore ed il lettore è sospettoso di natura, ma è sospettoso senza tornaconto.Il critico invece lo è a pagamento. Del miglior offerente, naturalmente.Stothard, che a sua volta è un blogger, è stato l'editore del supplemento letterario del Times per un decennio ed è il chairman della giuria del Booker Prize di quest'anno. Qualche giorno fa, in un articolo sull'Independent, ha fatto dichiarazioni forti: «La critica professionale deve confrontarsi oggi con una concorrenza straordinaria». «È meraviglioso che ci siano tanti book blogger», ha affermato, «così come è bello che ci siano tanti siti web dedicati ai libri. Ma essere un critico è molto differente dal condividere i propri gusti. Non tutte le opinioni hanno lo stesso valore».Ma neanche tutte le critiche hanno lo stesso valore, si dimentica di aggiungere.Non è un tema nuovo. Se ne parla almeno dal 2004, e ciclicamente se ne riparla. Oggi però assume un significato molto diverso. Con l'ebook, il web e la transizione al digitale dell'editoria le abitudini dei lettori stanno cambiando rapidamente, sia nel modo in cui si arriva alla decisione di acquisto, sia nel modo in cui si scoprono i nuovi libri. E l'importanza delle opinioni delle persone di cui ci fidiamo, o che semplicemente hanno gusti simili ai nostri, cresce. Come spesso accade in questi anni di cambiamento rapido della nostra cultura, di fronte a una posizione conservativa emergono molte risposte interessanti. Lo stesso Guardian pubblica -il giorno dopo- un articolo in cui si confuta l'opinione di Stothard e si spiega che «a differenza di altri media, i blog possono affrontare un argomento senza problemi di lunghezza e possono fare informazione sul mondo dei libri in modo mai visto prima».Lo stesso discorso lo si potrebbe fare per i "movie blogger".Mi fido cento volte di più di qualcuno che ha visto il film, rispetto a chi lo premia o distrugge sulla base delle informazioni tecniche ricavate chissà dove o sul filtro che un critico cinematografico interpone tra sé ed il film che va a vedere.In epoca di crisi, un film lo vai a vedere se ti emoziona o se ti diverte e sai cosa te ne frega di sapere che la fotografia è crepuscolare o la regia è accademica. Vuoi sapere se il film è bello o brutto: se ridi o piangi oppure se è una cagata pazzesca. Ed hai un disperato bisogno di qualcuno che si alzi in piedi nel suo blog e imiti Fantozzi dopo la visione della Corazzata Potemkin.