TorineggiandO

Belle Sensazioni


Domenica mattina, già caldo ma all'ombra un ricciolo d'aria lasciava respirare.Piazza Carignano, una delle mie piazze preferite di Torino. Arrivando dal Museo Egizio, gia colmo di turisti l'orecchio è punzecchiato, colpito, accartocciato dall'altoparlante di un gazebo del PDL che trasmette a tutto volume "Per fortuna che Silvio C'è". C'è qualcuno intorno ma l'impressione è che siano lì più che altro per scroccare qualche palloncino per i bambini resi già noiosi dalla calura.Sul lato diametralmente opposto un omino.E' solo e non ha bandiere. Davanti a lui un organetto a manovella, davanti all'organo una valigia cartonata con sopra una vecchia tazza sbeccata. Alla sua sinistra, in ordinata attesa sul pavet della piazza, una serie di cubi di cartone con dei fori, che capiamo subito essere le partiture per l'organetto. Si rimbocca le maniche il tipo. Ha una vecchia camicia da frac ed un'aria furbetta e finta bohemienne. Inserisce il primo spartito e comincia a ruotare la manovella. Dal nulla si materializzano note antiche, gracchianti ma che prendono vita dietro all'incessante ruotare del braccio."Io cerco la Titina, la cerco e non la trovo, ma dove mai sarà?" canta a mezza voce l'uomo con un sorriso bonario appena accennato sul viso. Qualcuno, stupito dall'inusuale suono dell'organetto si ferma e sorride. Così facciamo anche noi.Dall'altra parte della piazza i due giovanotti in cravatta regimental alzano un po il volume dell'orrendo inno a Silvio da Arcore.Non c'è problema, sembra dirci l'omino. L'aria è di tutti. La musica è sempre musica. Sono le parole che contano. E cambia lo spartito.Intanto una piccola folla si è radunata, un po per la stranezza, un po perchè il furbetto si è messo all'ombra e nell'angolo della piazza, dove l'incrocio delle vie crea una sottle brezza che si lascia respirare.Poi la magia. una nota, due poi tre poi la musica prende corpo e le persone, turisti, torinesi, giovani e persino una nonnina sulla sedia a rotelle, cominciano a cantare a fior di labbra..."Una mattina mi son svegliato, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! Una mattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor."5, poi dieci,poi venti poi 50 , ci troviamo tutti li a cantarla. I bambini fanno ciao con la mano quando si canta ciao. La gente comincia a depositare monetine nella tazza e lui sorride e fa un cenno con la testa. Due bimbi, ipnotizzati dall'andamento a scatti della musica scimmiottano un valzer. Tutti sorridono. E' musica che appartiene ai cuori più che alle menti: non si spiegherebbe altrimenti il fatto che tutti conoscano le parole a memoria.L'omino ci da dentro."È questo il fiore del partigiano", o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! «È questo il fiore del partigiano morto per la libertà!»"Libertà" la cantiamo tutti rivolti verso l'altro angolo della piazza.Ancora tre, due una pagina dello spartito di cartone ed è finita. L'omino ci guarda tutti e tutti guardiamo lui. Palpabile nell'aria ci sarebbe la voglia di un bel bis. Ma è troppo buono il profumo che si respira nell'aria per rovinarlo. I bambini corrono dai genitori per farsi dare monetine il cui valore non capiscono ma che devono assolutamente depositare nella tazza, anche solo per avere l'inchino dell'omino.C'è un attimo di silenzio, quasi commosso, e scatta l'applauso. Come se l'avesse scritta lui la canzone. E lui si schernisce dicendo che è colpa dell'organetto che è un po nostalgico. Mi giro. Saremo duecento persone.E ora pendiamo dalle sue note. Con un movimento lento cambia il pacco di cartone, fissa una molla, si asciuga la mano e sorride sornione. Poi avvia.E' la musica di Pinocchio, quello vecchio, di Comencini, con Manfredi e la Lollo. Un altro momento di nostalgia ma diverso. Più legato alla memoria che al cuore. Infatti, sorridendo la gente si dirada. Canticchiando Ciao ciao ciao.Tutti lo ringraziano e lui ringrazia loro.Fa bene ogni tanto farsi una bella cantata. Di cuore.