Solo noi italiani riusciamo a trovare qualcosa per cui protestare o creare un caso partendo da situazioni assolutamente insospettabili. Il caso in questione è quello di una pubblicità di una famosa bibita della quale taccio il nome ma non il cognome, Cola.Nella pubblicità sopratutto radiofonica una giovane ragazza, tale Giulia professa il suo amore per uno stile di vita semplice ed incredibilmente improntato alla morigeratezza. Si dice infatti che per divertirsi non è necessario viaggiare o andare per forza al ristorante, basta starsene a casa con un po di amici e una bella bottiglia del famoso liquido con le bollicine.Apriti cielo.Ha cominciato Caorle, cittadina del litorale, seguita dalla Regione con in testa l'assessore al Turismo. Lo sciopero della Coca-Cola, accusata di aver assestato un colpo quasi mortale al turismo in una stagione difficile, è già in atto: a Caorle la Coca è bandita e al suo posto è caldamente consigliato il chinotto. Il sindaco Marco Sarto ritiene «imperdonabile» il messaggio.Lo spot è diventato in Veneto un caso politico che da giorni unisce e divide. E' partito il sindaco Sarto, invitando tutti gli esercenti della sua città a boicottare la bibita e chiedendo l’appoggio degli altri centri del litorale «con i quali - ha voluto ricordare - già in passato abbiamo condiviso tante iniziative ». «Intanto, è bene far sapere che quando si sta in famiglia qui da noi in Veneto si beve del buon vino e non una cosa in lattina. E poi, per stare bene non serve chiudersi in casa». A ruota, ha sottoscritto il presidente della Provincia di Treviso, il leghista Leonardo Muraro: «Una famiglia serena può tranquillamente visitare delle belle località turistiche». Dagli altri sindaci, però, Sarto non ha trovato la solidarietà che si aspettava. Dalla confinante Eraclea, Graziano Teso la prende larga e dichiara «sto con Vasco Rossi», dunque «Bollicine, sempre e comunque»; dalla più celebre Jesolo Francesco Calzavara non scende nell'arena: «Quello spot non ci cambierà la vita, anzi approfitto per dire che la Coca-Cola potrebbe investire da noi, con tutto il fatturato che i nostri turisti le garantiscono ogni anno». Gli esercenti di Caorle sono pronti al chinotto a oltranza, tanto più che qui arrivano un sacco di tedeschi che ne vanno matti; gli altri dicono che non servirla è impossibile anche se, complice proprio quella crisi che Giulia dice di scacciare a colpi di lattina e partite a carte, sono le imitazioni quelle che vanno forte in questo periodo. Dopo la bufera (che ha spaccato perfino il suo Consiglio comunale, con metà minoranza che lo appoggia e metà che gli dà addosso), Sarto sembra disposto ad aprire uno spiraglio alla trattativa e nei prossimi giorni incontrerà i rappresentanti milanesi della multinazionale. L'idea, fa capire, è quella di far passare un messaggio positivo per entrambi: bevetevi la Coca in famiglia, purché tutta la famiglia sia in spiaggia o al ristorante.
Chinotto a oltranza
Solo noi italiani riusciamo a trovare qualcosa per cui protestare o creare un caso partendo da situazioni assolutamente insospettabili. Il caso in questione è quello di una pubblicità di una famosa bibita della quale taccio il nome ma non il cognome, Cola.Nella pubblicità sopratutto radiofonica una giovane ragazza, tale Giulia professa il suo amore per uno stile di vita semplice ed incredibilmente improntato alla morigeratezza. Si dice infatti che per divertirsi non è necessario viaggiare o andare per forza al ristorante, basta starsene a casa con un po di amici e una bella bottiglia del famoso liquido con le bollicine.Apriti cielo.Ha cominciato Caorle, cittadina del litorale, seguita dalla Regione con in testa l'assessore al Turismo. Lo sciopero della Coca-Cola, accusata di aver assestato un colpo quasi mortale al turismo in una stagione difficile, è già in atto: a Caorle la Coca è bandita e al suo posto è caldamente consigliato il chinotto. Il sindaco Marco Sarto ritiene «imperdonabile» il messaggio.Lo spot è diventato in Veneto un caso politico che da giorni unisce e divide. E' partito il sindaco Sarto, invitando tutti gli esercenti della sua città a boicottare la bibita e chiedendo l’appoggio degli altri centri del litorale «con i quali - ha voluto ricordare - già in passato abbiamo condiviso tante iniziative ». «Intanto, è bene far sapere che quando si sta in famiglia qui da noi in Veneto si beve del buon vino e non una cosa in lattina. E poi, per stare bene non serve chiudersi in casa». A ruota, ha sottoscritto il presidente della Provincia di Treviso, il leghista Leonardo Muraro: «Una famiglia serena può tranquillamente visitare delle belle località turistiche». Dagli altri sindaci, però, Sarto non ha trovato la solidarietà che si aspettava. Dalla confinante Eraclea, Graziano Teso la prende larga e dichiara «sto con Vasco Rossi», dunque «Bollicine, sempre e comunque»; dalla più celebre Jesolo Francesco Calzavara non scende nell'arena: «Quello spot non ci cambierà la vita, anzi approfitto per dire che la Coca-Cola potrebbe investire da noi, con tutto il fatturato che i nostri turisti le garantiscono ogni anno». Gli esercenti di Caorle sono pronti al chinotto a oltranza, tanto più che qui arrivano un sacco di tedeschi che ne vanno matti; gli altri dicono che non servirla è impossibile anche se, complice proprio quella crisi che Giulia dice di scacciare a colpi di lattina e partite a carte, sono le imitazioni quelle che vanno forte in questo periodo. Dopo la bufera (che ha spaccato perfino il suo Consiglio comunale, con metà minoranza che lo appoggia e metà che gli dà addosso), Sarto sembra disposto ad aprire uno spiraglio alla trattativa e nei prossimi giorni incontrerà i rappresentanti milanesi della multinazionale. L'idea, fa capire, è quella di far passare un messaggio positivo per entrambi: bevetevi la Coca in famiglia, purché tutta la famiglia sia in spiaggia o al ristorante.