Se volete capire l’identità dell’Italia dopo l’Unità, ripercorrerne la storia e anticiparne il futuro, se volete sentire cosa voglia dire continuare a essere italiani, prenotate un soggiorno a Torino fra primavera e autunno 2011, quando nella città saranno celebrati i centocinquant’anni di storia unitaria, a far data dal 23 marzo 1861 in cui venne nominato il primo governo del Regno presieduto da Cavour.Nel vuoto di iniziativa delle istituzioni statali, denunciato dallo storico Galli della Loggia sul Corriere della Sera e ieri anche dalla Fondazione Di Vittorio, tale che Ciampi, ex capo dello Stato, minaccia deluso le dimissioni da presidente del Comitato per il 2011, nella pigrizia di gran parte dei politici, nel disinteresse verso una moderna concezione dell’idea di nazione, zitta zitta, attenta al fare, Torino è l’unica città che ha elaborato un progetto per questi 150 anni. I torinesi mettono un mattone sopra l’altro, fanno i conti con i tagli per la crisi e confezionano con due anni d’anticipo un buon progetto, sostanzialmente autonomo anche per i finanziamenti, chiedendo allo Stato soltanto due cose: un «Gratta e vinci» come per le Olimpiadi 2006, e il riconoscimento di Torino come sede nazionale unica delle celebrazioni per il 150°.Il che incontra resistenze politiche: si teme che l’Italia vista da Torino possa apparire una realtà vista soprattutto da sinistra. «E allora? - dice polemico Paolo Verri, vulcanico direttore del Comitato Italia150 responsabile del progetto - Per vederci riconosciuti dovremmo aspettare che questa città diventi di destra?». Il progetto è pronto e sarà ufficialmente presentato a settembre.Innanzi tutto quattro grandi mostre divulgative. Alle ex Ogr, officine ferroviarie con spazi profondi come antri, luogo simbolo della Torino industriale, saranno ospitate "Fare gli italiani" a cura degli storici Walter Barberis e Giovanni De Luna, direzione artistica di Mario Martone, e una esposizione che forse sarà chiamata Futuro e creatività, curata dall’editore Vittorio Bo, specializzato in organizzazione di eventi scientifici.La prima sarà lo spettacolo numero uno dell’anniversario: un viaggio nella storia italiana per ricapitolarne gli elementi identitari. Con una chiave fondamentale di lettura: il binomio inclusione o esclusione, per distinguere fra i momenti che hanno avvicinato gli italiani e quelli invece che li hanno separati, dalla lotta al brigantaggio alle leggi razziali. La seconda mostra aprirà invece un oblò sul futuro, intorno a sei temi della quotidianità: abitare, muoversi, studiare, lavorare, divertirsi, curarsi.
2011, altro che 2012
Se volete capire l’identità dell’Italia dopo l’Unità, ripercorrerne la storia e anticiparne il futuro, se volete sentire cosa voglia dire continuare a essere italiani, prenotate un soggiorno a Torino fra primavera e autunno 2011, quando nella città saranno celebrati i centocinquant’anni di storia unitaria, a far data dal 23 marzo 1861 in cui venne nominato il primo governo del Regno presieduto da Cavour.Nel vuoto di iniziativa delle istituzioni statali, denunciato dallo storico Galli della Loggia sul Corriere della Sera e ieri anche dalla Fondazione Di Vittorio, tale che Ciampi, ex capo dello Stato, minaccia deluso le dimissioni da presidente del Comitato per il 2011, nella pigrizia di gran parte dei politici, nel disinteresse verso una moderna concezione dell’idea di nazione, zitta zitta, attenta al fare, Torino è l’unica città che ha elaborato un progetto per questi 150 anni. I torinesi mettono un mattone sopra l’altro, fanno i conti con i tagli per la crisi e confezionano con due anni d’anticipo un buon progetto, sostanzialmente autonomo anche per i finanziamenti, chiedendo allo Stato soltanto due cose: un «Gratta e vinci» come per le Olimpiadi 2006, e il riconoscimento di Torino come sede nazionale unica delle celebrazioni per il 150°.Il che incontra resistenze politiche: si teme che l’Italia vista da Torino possa apparire una realtà vista soprattutto da sinistra. «E allora? - dice polemico Paolo Verri, vulcanico direttore del Comitato Italia150 responsabile del progetto - Per vederci riconosciuti dovremmo aspettare che questa città diventi di destra?». Il progetto è pronto e sarà ufficialmente presentato a settembre.Innanzi tutto quattro grandi mostre divulgative. Alle ex Ogr, officine ferroviarie con spazi profondi come antri, luogo simbolo della Torino industriale, saranno ospitate "Fare gli italiani" a cura degli storici Walter Barberis e Giovanni De Luna, direzione artistica di Mario Martone, e una esposizione che forse sarà chiamata Futuro e creatività, curata dall’editore Vittorio Bo, specializzato in organizzazione di eventi scientifici.La prima sarà lo spettacolo numero uno dell’anniversario: un viaggio nella storia italiana per ricapitolarne gli elementi identitari. Con una chiave fondamentale di lettura: il binomio inclusione o esclusione, per distinguere fra i momenti che hanno avvicinato gli italiani e quelli invece che li hanno separati, dalla lotta al brigantaggio alle leggi razziali. La seconda mostra aprirà invece un oblò sul futuro, intorno a sei temi della quotidianità: abitare, muoversi, studiare, lavorare, divertirsi, curarsi.