IL CAVALIER SERPENTE Perfidie di Stefano Torossi11 febbraio 2012 TITOLI E RISATE Ci chiedevamo quando sarebbe successo. Finalmente qualcuno apre bocca per dire qualcosa di moderno con sobria ironia e non con il solito clamore da farsa a cui ci avevano abituati (ci riferiamo ovviamente a Monti e alla sua battuta sulla noia del posto fisso), ed ecco che tutti i ranocchi dello stagno si mettono a gracidare il vecchio perbenismo della lagna, del patetico, del siamo figli di mamma. A noi è piaciuta anche l'aggiunta della ministra Cancellieri che ci ha messo il cosiddetto carico da undici insinuando che i bamboccioni, non solo vogliono il posto fisso, ma lo vogliono anche vicino a mammà. L'idea che la vita adulta sia anche competizione, educativa e sportiva, evidentemente è anch'essa troppo moderna. Per continuare a ridere basta aprire un giornale qualsiasi. Intanto, tutti questi morti d'infarto spalando la neve. Non è difficile, quando si legge l'età, immaginare che questi simpatici anziani, magari sarebbero morti nello stesso modo pigiando l'uva verso fine ottobre. Ma non avrebbero fatto notizia. La neve è calamità, il vino no. E il panico per Roma ridotta a una lastra di ghiaccio? Quando siamo arrivati da Venezia (dove per le osterie gira questa battuta salata (capito il doppio senso?): "Prima la Marina Italiana era fatta da uomini di ferro su navi di legno, poi da uomini di legno su navi di ferro, adesso da uomini di merda su navi di plastica") eravamo pronti a montare le catene alle rotelline del trolley. In Abruzzo "...ora temiamo l'arrivo dei lupi". Il plurale, oltre che allarmistico, ci sembra anche ottimistico. I lupi dell'Appennino sono quattro gatti. Ce li immaginiamo che fanno i turni, a spese dell'EPT, per spaventare i poveri villeggianti innevati. E gli Ayatollah? Eterna gratitudine per le risate che ci regalano. Adesso hanno proibito i Simpson, dopo aver messo fuorilegge la Barbie. Sono elementi che traviano i giovani, perbacco! Ah, la saggezza delle dittature. Abbiamo anche gli omogeneizzati che anticipano la pubertà e fanno venire le tette alle bambine di sei anni. Letto, eh, non inventato. 9 febbraio, tutto su Repubblica: Fantascienza: titolo "Monti: basta con i convegni, restituire i regali", fantascienza, appunto. Petulanza: titolo "All'aeroporto di Fiumicino i passeggeri si lamentano perché dalle porte scorrevoli entra aria fredda quando si aprono", che fare? riscaldare la pianura Pontina? Pagliacciata: titolo "Battisti sfila al carnevale di Rio", no comment. Merita il podio di questa settimana la pagina 20, sempre di Repubblica, del 3 febbraio, per un titolo strepitoso: "La mega truffa della falsa acqua di Lourdes - Ancona, poche gocce di rubinetto vendute a 200 euro". Va bene, continua a esistere un esercito di bricconi capaci di vendere merce inverosimile a un esercito altrettanto numeroso di babbei. E questo lo sapevamo. Ma diamo un'occhiata insieme a questo titolo. Chiunque, anche uno scemo, capisce leggendolo che se qualcuno truffa qualcun altro vendendogli una merce falsa, vuol dire che dall'altra parte della barricata, cioè dalla parte degli onesti, questa stessa merce la si trova, ma autentica. Colpo di scena: allora la vera acqua di Lourdes esiste! E magari costa anche meno. PS. Mercoledì otto febbraio, Sala S. Cecilia, Parco della Musica di Roma, serata unica. L'Orchestra di Piazza Vittorio suona il Flauto Magico di Mozart. Ecco, dopo tutte le cialtronate fin qui elencate, possiamo finalmente raccontarvi qualcosa di serio. Che poi ci arriva da un gruppo che per assortimento di facce, costumi, colori e movimenti, serio non lo sembrerebbe davvero. E invece c'è dietro un sacco di lavoro. E si vede. E un sacco di pensiero. Sui costumi, per esempio. Nessuno è vestito come capita, fatto fin troppo frequente sulla scena musicale, e su cui abbiamo sempre espresso le più fiere riserve. Il pazzariello narratore con la sua immensa feluca piena di patacche di latta. Il servo di scena in frak nero. Il maestro concertatore e coelaboratore con Mario Tronco delle musiche (splendide, e non solo grazie a Mozart), il nostro amico Leandro Piccioni, seduto al piano in un impeccabile frak bianco che, quando si alza, esibisce un paio di incongrui pantaloni neri. Il gangster, la cow girl con crestina in testa, tutti gli altri, molto etnici. E poi la bravura degli interpreti. Uno meglio dell'altro, e collegati da una bella struttura di racconto. E molto rilassati. Nessuno se la tira, e lo si vede nei ringraziamenti. Era un bel po' che non ci divertivamo così tanto in una poltrona di teatro (e non vedevamo gli attori/musicisti divertirsi così tanto sulla scena). La critica profonda del progetto è già apparsa da tutte le parti, scritta da qualcuno più competente di noi, quindi neanche ci proviamo. Come spesso abbiamo fatto in passato, anche questa volta ci limitiamo alle bollicine che vengono a galla.
Titoli e risate
IL CAVALIER SERPENTE Perfidie di Stefano Torossi11 febbraio 2012 TITOLI E RISATE Ci chiedevamo quando sarebbe successo. Finalmente qualcuno apre bocca per dire qualcosa di moderno con sobria ironia e non con il solito clamore da farsa a cui ci avevano abituati (ci riferiamo ovviamente a Monti e alla sua battuta sulla noia del posto fisso), ed ecco che tutti i ranocchi dello stagno si mettono a gracidare il vecchio perbenismo della lagna, del patetico, del siamo figli di mamma. A noi è piaciuta anche l'aggiunta della ministra Cancellieri che ci ha messo il cosiddetto carico da undici insinuando che i bamboccioni, non solo vogliono il posto fisso, ma lo vogliono anche vicino a mammà. L'idea che la vita adulta sia anche competizione, educativa e sportiva, evidentemente è anch'essa troppo moderna. Per continuare a ridere basta aprire un giornale qualsiasi. Intanto, tutti questi morti d'infarto spalando la neve. Non è difficile, quando si legge l'età, immaginare che questi simpatici anziani, magari sarebbero morti nello stesso modo pigiando l'uva verso fine ottobre. Ma non avrebbero fatto notizia. La neve è calamità, il vino no. E il panico per Roma ridotta a una lastra di ghiaccio? Quando siamo arrivati da Venezia (dove per le osterie gira questa battuta salata (capito il doppio senso?): "Prima la Marina Italiana era fatta da uomini di ferro su navi di legno, poi da uomini di legno su navi di ferro, adesso da uomini di merda su navi di plastica") eravamo pronti a montare le catene alle rotelline del trolley. In Abruzzo "...ora temiamo l'arrivo dei lupi". Il plurale, oltre che allarmistico, ci sembra anche ottimistico. I lupi dell'Appennino sono quattro gatti. Ce li immaginiamo che fanno i turni, a spese dell'EPT, per spaventare i poveri villeggianti innevati. E gli Ayatollah? Eterna gratitudine per le risate che ci regalano. Adesso hanno proibito i Simpson, dopo aver messo fuorilegge la Barbie. Sono elementi che traviano i giovani, perbacco! Ah, la saggezza delle dittature. Abbiamo anche gli omogeneizzati che anticipano la pubertà e fanno venire le tette alle bambine di sei anni. Letto, eh, non inventato. 9 febbraio, tutto su Repubblica: Fantascienza: titolo "Monti: basta con i convegni, restituire i regali", fantascienza, appunto. Petulanza: titolo "All'aeroporto di Fiumicino i passeggeri si lamentano perché dalle porte scorrevoli entra aria fredda quando si aprono", che fare? riscaldare la pianura Pontina? Pagliacciata: titolo "Battisti sfila al carnevale di Rio", no comment. Merita il podio di questa settimana la pagina 20, sempre di Repubblica, del 3 febbraio, per un titolo strepitoso: "La mega truffa della falsa acqua di Lourdes - Ancona, poche gocce di rubinetto vendute a 200 euro". Va bene, continua a esistere un esercito di bricconi capaci di vendere merce inverosimile a un esercito altrettanto numeroso di babbei. E questo lo sapevamo. Ma diamo un'occhiata insieme a questo titolo. Chiunque, anche uno scemo, capisce leggendolo che se qualcuno truffa qualcun altro vendendogli una merce falsa, vuol dire che dall'altra parte della barricata, cioè dalla parte degli onesti, questa stessa merce la si trova, ma autentica. Colpo di scena: allora la vera acqua di Lourdes esiste! E magari costa anche meno. PS. Mercoledì otto febbraio, Sala S. Cecilia, Parco della Musica di Roma, serata unica. L'Orchestra di Piazza Vittorio suona il Flauto Magico di Mozart. Ecco, dopo tutte le cialtronate fin qui elencate, possiamo finalmente raccontarvi qualcosa di serio. Che poi ci arriva da un gruppo che per assortimento di facce, costumi, colori e movimenti, serio non lo sembrerebbe davvero. E invece c'è dietro un sacco di lavoro. E si vede. E un sacco di pensiero. Sui costumi, per esempio. Nessuno è vestito come capita, fatto fin troppo frequente sulla scena musicale, e su cui abbiamo sempre espresso le più fiere riserve. Il pazzariello narratore con la sua immensa feluca piena di patacche di latta. Il servo di scena in frak nero. Il maestro concertatore e coelaboratore con Mario Tronco delle musiche (splendide, e non solo grazie a Mozart), il nostro amico Leandro Piccioni, seduto al piano in un impeccabile frak bianco che, quando si alza, esibisce un paio di incongrui pantaloni neri. Il gangster, la cow girl con crestina in testa, tutti gli altri, molto etnici. E poi la bravura degli interpreti. Uno meglio dell'altro, e collegati da una bella struttura di racconto. E molto rilassati. Nessuno se la tira, e lo si vede nei ringraziamenti. Era un bel po' che non ci divertivamo così tanto in una poltrona di teatro (e non vedevamo gli attori/musicisti divertirsi così tanto sulla scena). La critica profonda del progetto è già apparsa da tutte le parti, scritta da qualcuno più competente di noi, quindi neanche ci proviamo. Come spesso abbiamo fatto in passato, anche questa volta ci limitiamo alle bollicine che vengono a galla.