IL CAVALIER SERPENTE Perfidie di Stefano Torossi 16 marzo 2015 UN'ORGIA DI VERNICI (Non quelle a smalto che servono per dipingere i mobili; parliamo di inaugurazioni) Lunedì 9 marzo. "Roma moderna, i Fori e la città". Istituto Nazionale di Archeologia, saletta strapiena: un centinaio di persone. Visto l'argomento, l'ambiente più giusto per la conferenza sarebbe stato forse Piazza Venezia, lo stadio Flaminio, o ancora meglio, l'intera città, perché invece di cento, i presenti dovevano essere tre milioni; insomma tutti gli abitanti di Roma. Il progetto caldeggiato dal Sovrintendente Adriano La Regina: smantellare Via dei Fori Imperiali e aprire finalmente a tutti il più grande, il più importante, il più universale parco archeologico del mondo. In passato: anni di tentativi. Momenti fortunati, piccoli passi avanti con sindaci lungimiranti; altri di oscuramento e fermate obbligatorie a causa della politica ostile. E naturalmente il trimillennario cialtronesco disinteresse dei romani per casa loro. Oggi finalmente, grazie alla progressiva eliminazione del traffico di superficie e alla costruzione della Metro C, forse si capirà che la famosa Via dell'Impero, trofeo del fascismo, non serve più a niente. Noi probabilmente non ci saremo, come ci siamo detti con Adriano, a causa dell'avanzato traguardo anagrafico raggiunto da entrambi, ma siamo stati d'accordo sull'opportunità di lavorare anche per gli eredi della città, che, in fondo, oltre a essere LA nostra e la loro capitale, è anche IL nostro e il loro capitale. Mercoledì 11. Da Roma antica a quella (relativamente) moderna. Al Museo dell'Ara Pacis: "EUR, una città nuova, dal Fascismo agli anni '60", interessante mostra sul progetto e la realizzazione, forzatamente incompleta, dell'E 42, quella che doveva essere la grande esposizione della Rivoluzione Fascista a celebrazione del ventennio 1922 - 1942. Invece ci fu la guerra con il capitombolo del Fascio, l'esposizione non si fece e il quartiere cambiò parzialmente destinazione e nome, diventando EUR, Esposizione Universale Roma, più tardi sede di molte manifestazioni delle Olimpiadi del '60. Cinegiornali dell'epoca completi di voci stentoree e marcette guerresche, plastici, piante, foto, e qua e la l'infido baco della stupidità che sta sempre in letargo nel nocciolo di ogni regime; poi per fortuna si risveglia e a forza di gonfiarsi lo fa scoppiare. Si legge per esempio, nel bando di concorso, che gli artisti invitati a partecipare devono dichiarare di aderire ai principi ispiratori del progetto (e questo è ovvio e sacrosanto), ma devono anche dichiarare di non appartenere alla razza ebraica (e qui fa capolino il baco). Stesso giorno, Galleria Nazionale d'Arte Moderna - Addirittura quattro mostre di cui una davvero importante e soprattutto attesa e dovuta da tempo. Le altre, puro contorno. Eccole: Uno "Studi d'artista": foto e filmati. Poco interessante. Due "Azioni antiche": libri, fogli, copertine, forse belli da tenere sulla scrivania, ma scarsamente entusiasmanti da guardare in bacheca. Tre "Bengt Kristenson, vibrazioni dal nord al sud": nella confusione non siamo neanche sicuri di averla visitata. E quattro, "La scultura ceramica contemporanea in Italia": questa sì, una cosa seria. Una rassegna molto ampia di un numero inaspettatamente alto di scultori che lavorano la ceramica, materia tradizionalmente snobbata dalla critica e dal pubblico che la considera roba da souvenir: piattini col ritratto del papa o daviddimichelangelo da vetrinetta. Molto pubblico, molti nomi, molte opere, molte sale, una delle quali interamente dedicata a Leoncillo Leonardi, un artista che colpevolmente noi stessi avevamo ristretto nella serie B della scultura, e che finalmente ci ha obbligato a ricrederci, fare il mea culpa e riconoscerlo (per quello che può contare il nostro giudizio) artista di prima grandezza. Un vero scultore, insomma e non "solo un ceramista". Giovedì 12. Accademia di San Luca. Salone d'onore: soffitto di quercia nera, pareti tappezzate di damasco rosso, pavimento di parquet scuro, una cripta più che una sala. Su Achille Perilli, pittore quasi novantenne, ma ancora vivo, eccome! si proietta un documentario che, al contrario di molti filmati del genere, è divertente per l'arguta grinta del protagonista sulla cui lunga intervista si snoda il racconto di una vita. Ci ha fatto sorridere l'accenno alle tradizionali risse a pugni e schiaffi fra gli astrattisti e i figurativi, e ci ha fatto sogghignare la chiamata in causa dell'odiato Guttuso, da Perilli definito senza tanti complimenti un mafioso siciliano che approfittando del potere che gli dava il PCI di cui era l'artista ufficiale, aveva fatto di tutto (quasi riuscendoci) per tagliargli le gambe. Venerdì 13. MACRO. "Limits" della spagnola Amparo Sard, che nella nota autobiografica si definisce una "puntinista fisica". Disegni, video e un enorme oggetto a forma di ciambella appeso al soffitto. Il tutto pieno di buchi. L'effetto gruviera è garantito, ma il materiale usato, plastica e carta, rigorosamente bianco su bianco dà anche una bella sensazione di leggerezza e di trasparenza: luce e aria attraversano i buchi e traboccano dovunque. Niente di nuovo, intendiamoci. Ma bello.
Un'orgia di vernici
IL CAVALIER SERPENTE Perfidie di Stefano Torossi 16 marzo 2015 UN'ORGIA DI VERNICI (Non quelle a smalto che servono per dipingere i mobili; parliamo di inaugurazioni) Lunedì 9 marzo. "Roma moderna, i Fori e la città". Istituto Nazionale di Archeologia, saletta strapiena: un centinaio di persone. Visto l'argomento, l'ambiente più giusto per la conferenza sarebbe stato forse Piazza Venezia, lo stadio Flaminio, o ancora meglio, l'intera città, perché invece di cento, i presenti dovevano essere tre milioni; insomma tutti gli abitanti di Roma. Il progetto caldeggiato dal Sovrintendente Adriano La Regina: smantellare Via dei Fori Imperiali e aprire finalmente a tutti il più grande, il più importante, il più universale parco archeologico del mondo. In passato: anni di tentativi. Momenti fortunati, piccoli passi avanti con sindaci lungimiranti; altri di oscuramento e fermate obbligatorie a causa della politica ostile. E naturalmente il trimillennario cialtronesco disinteresse dei romani per casa loro. Oggi finalmente, grazie alla progressiva eliminazione del traffico di superficie e alla costruzione della Metro C, forse si capirà che la famosa Via dell'Impero, trofeo del fascismo, non serve più a niente. Noi probabilmente non ci saremo, come ci siamo detti con Adriano, a causa dell'avanzato traguardo anagrafico raggiunto da entrambi, ma siamo stati d'accordo sull'opportunità di lavorare anche per gli eredi della città, che, in fondo, oltre a essere LA nostra e la loro capitale, è anche IL nostro e il loro capitale. Mercoledì 11. Da Roma antica a quella (relativamente) moderna. Al Museo dell'Ara Pacis: "EUR, una città nuova, dal Fascismo agli anni '60", interessante mostra sul progetto e la realizzazione, forzatamente incompleta, dell'E 42, quella che doveva essere la grande esposizione della Rivoluzione Fascista a celebrazione del ventennio 1922 - 1942. Invece ci fu la guerra con il capitombolo del Fascio, l'esposizione non si fece e il quartiere cambiò parzialmente destinazione e nome, diventando EUR, Esposizione Universale Roma, più tardi sede di molte manifestazioni delle Olimpiadi del '60. Cinegiornali dell'epoca completi di voci stentoree e marcette guerresche, plastici, piante, foto, e qua e la l'infido baco della stupidità che sta sempre in letargo nel nocciolo di ogni regime; poi per fortuna si risveglia e a forza di gonfiarsi lo fa scoppiare. Si legge per esempio, nel bando di concorso, che gli artisti invitati a partecipare devono dichiarare di aderire ai principi ispiratori del progetto (e questo è ovvio e sacrosanto), ma devono anche dichiarare di non appartenere alla razza ebraica (e qui fa capolino il baco). Stesso giorno, Galleria Nazionale d'Arte Moderna - Addirittura quattro mostre di cui una davvero importante e soprattutto attesa e dovuta da tempo. Le altre, puro contorno. Eccole: Uno "Studi d'artista": foto e filmati. Poco interessante. Due "Azioni antiche": libri, fogli, copertine, forse belli da tenere sulla scrivania, ma scarsamente entusiasmanti da guardare in bacheca. Tre "Bengt Kristenson, vibrazioni dal nord al sud": nella confusione non siamo neanche sicuri di averla visitata. E quattro, "La scultura ceramica contemporanea in Italia": questa sì, una cosa seria. Una rassegna molto ampia di un numero inaspettatamente alto di scultori che lavorano la ceramica, materia tradizionalmente snobbata dalla critica e dal pubblico che la considera roba da souvenir: piattini col ritratto del papa o daviddimichelangelo da vetrinetta. Molto pubblico, molti nomi, molte opere, molte sale, una delle quali interamente dedicata a Leoncillo Leonardi, un artista che colpevolmente noi stessi avevamo ristretto nella serie B della scultura, e che finalmente ci ha obbligato a ricrederci, fare il mea culpa e riconoscerlo (per quello che può contare il nostro giudizio) artista di prima grandezza. Un vero scultore, insomma e non "solo un ceramista". Giovedì 12. Accademia di San Luca. Salone d'onore: soffitto di quercia nera, pareti tappezzate di damasco rosso, pavimento di parquet scuro, una cripta più che una sala. Su Achille Perilli, pittore quasi novantenne, ma ancora vivo, eccome! si proietta un documentario che, al contrario di molti filmati del genere, è divertente per l'arguta grinta del protagonista sulla cui lunga intervista si snoda il racconto di una vita. Ci ha fatto sorridere l'accenno alle tradizionali risse a pugni e schiaffi fra gli astrattisti e i figurativi, e ci ha fatto sogghignare la chiamata in causa dell'odiato Guttuso, da Perilli definito senza tanti complimenti un mafioso siciliano che approfittando del potere che gli dava il PCI di cui era l'artista ufficiale, aveva fatto di tutto (quasi riuscendoci) per tagliargli le gambe. Venerdì 13. MACRO. "Limits" della spagnola Amparo Sard, che nella nota autobiografica si definisce una "puntinista fisica". Disegni, video e un enorme oggetto a forma di ciambella appeso al soffitto. Il tutto pieno di buchi. L'effetto gruviera è garantito, ma il materiale usato, plastica e carta, rigorosamente bianco su bianco dà anche una bella sensazione di leggerezza e di trasparenza: luce e aria attraversano i buchi e traboccano dovunque. Niente di nuovo, intendiamoci. Ma bello.