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Perfidie di Stefano Torossi

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« Frecce avvelenate di Mez...LE SUORINE CON LE CHITAR... »

ELOGIO DELLA MODERNITA' - Replica dal 21 ottobre 2010

Post n°231 pubblicato il 05 Agosto 2013 da torossis

 

  IL CAVALIER SERPENTE

  Perfidie di Stefano Torossi

    5 agosto 2013

                          REPLICA dal 21 ottobre 2010.                       

  ELOGIO DELLA MODERNITA'


Associazione l'Architasto, Roma, 16 ottobre, concerto per clavicembalo, alla tastiera il vecchio Gustav Leonhardt, massimo solista al mondo. Un nordeuropeo fisicamente sobrio al limite del funereo. All'applauso immancabile, perché lui è davvero perfetto, il maestro china il capo di un quarto di pollice, e su uno zigomo si intravede un guizzo che potrebbe essere un sorriso dal Polo Nord. Un amico che lo è andato a prendere alla stazione, aveva preparato in macchina un CD di Beethoven. Appena l'ha messo su, il maestro ha fatto una faccia, poi ha chiesto di spegnere quella roba troppo moderna. Quando suona, con la mano destra coperta da un mezzo guanto di lana nera, dalla tastiera promana un torpore sublime. Ma non per la musica o per come la suona, è solo perché il clavicembalo è uno strumento che parla senza mai cambiare umore. Il piano e il forte verranno dopo; noi ora lo sappiamo, ma loro, all'epoca, no. Il clavicembalo è come una conferenza, il pianoforte è una recita drammatica. Mozart aveva cominciato a scrivere i suoi concerti per cembalo, poi è passato al fortepiano, ma quando finalmente gli hanno consegnato il primo pianoforte, ci si è buttato sopra e non l'ha più mollato, con i risultati (diremmo discreti) che conosciamo.

La stessa associazione ci ha regalato il giorno dopo un ottimo concerto per quartetto di flauti dolci. Qui nessun torpore sublime, ma una sublime leggerezza. Anche se, pure i pifferi, definiti dallo stesso presentatore strumenti imperfetti, lasciano a desiderare come intonazione. Non c'è niente da fare: se un utensile diventa obsoleto, vuol dire che è stato sostituito da qualcosa di migliore.

      Abbiamo anche sentito suonare (bene) una ghironda medievale. Strumento suggestivo, ma attenti a non lasciarla al sole, sennò le corde di budello si allentano, e stonano. Ma neanche troppo all'ombra, perché l'umidità...Certo, le corde di metallo saranno meno corrette, ma all'aperto, come reggono!

Tuttavia noi siamo in favore di queste operazioni di ripresa di strumenti e modi dell'antico: esecuzioni con il la abbassato al livello del '700, corde di budello, arciliuti e tiorbe, recupero di tecniche dimenticate. L'importante è non trasformare la correttezza filologica in una mania. Sarebbe come rifiutarsi di vedere la cappella Sistina con la luce elettrica perché Michelangelo l'ha dipinta con le candele. Fissarsi sul passato è, secondo noi, pericolosissimo. Il tempo sfuma tutto, cancella i difetti, esalta i pregi. E' una magia che funziona sempre, anche se conosciamo il trucco.

Purtroppo siamo abbastanza in là da ricordare personalmente la tanto decantata frutta e i polli ruspanti di una volta. Quando noi eravamo bambini non c'era una mela senza il suo bravo verme dentro, come le pere e le pesche. E il pollo ruspante, ben coperto di mosche nella dispensa di casa? E il vino del contadino? I sapori erano gli stessi di oggi, qualche volta buoni, altre volte meno, ed è sciocco dire che la frutta di adesso, bella e senza vermi, sia peggiore. E' uguale, solo che il tempo ci ha cambiato il ricordo.

Poi c'è la storia del suono del vinile, che parecchi trovano più caldo del CD. Qui ci sarebbe da discutere (attenzione al vecchio trucco che fa sembrare migliori le cose del passato). Perché oltre a ricordare i vermi nella frutta, noi ricordiamo benissimo i vecchi 33 giri, oggi concupiti dai collezionisti, con i loro implacabili tic e toc e i salti di solco che dopo pochi ascolti li trasformavano in supporti inutilizzabili. Non comprendiamo il collezionismo di un oggetto tecnologico che secondo noi perde qualunque valore dal momento in cui comincia a funzionare male. Le copertine degli LP, quelle sì che erano opere d'arte. Se poi davvero il suono analogico sia meglio di quello digitale, bisognerebbe avere a disposizione i nastri originali per fare il confronto. Roba del passato.


A proposito di passato, ci siamo trovati domenica 17 ottobre sotto il leggero sole del primo pomeriggio a Villa Borghese testimoni di uno spettacolino messo su in omaggio a San Francesco. A vedere quegli attori vestiti da frati che saltellando sull'erba cantavano le lodi di fratello sole e sorella luna ci siamo chiesti come mai tanto teatro e tanta tradizione popolare sentano il bisogno di rappresentare i seguaci del Poverello d'Assisi come degli infantili, ridanciani dementi, anzi, diciamolo chiaramente, come dei coglioni, perché in un'epoca in cui anche loro, come tutti, erano pieni di pulci e di cimici, mangiavano si e no mezza pagnotta alla settimana, e avevano un'aspettativa di vita di ventisei anni, non si capisce proprio cosa ci fosse da stare allegri e "laudare lo mi' signore".

Ci sarà pure stato qualcuno arrabbiato, no? No! Tutti felici a zompettare, a gettare le braccia in aria e a parlare coi lupi. Mah!?



P.S. (di oggi).

Eravamo naturalmente presenti sabato 3 agosto 2013 alla manifestazione per la pedonalizzazione di Via dei Fori Imperiali. Folla, ma non follissima, disturbata da quattro gatti in protesta contro la discarica al Divino Amore. Costante pericolo di inciampo perché fra la gente c'erano un sacco di ecologisti con biciclette a mano, e si sa che, oltre a essere piena di punte e uncini che ti graffiano, una bici occupa almeno lo spazio di tre persone.

Poche le presenza interessanti sul palco. Ci ha fatto ridere, con un certo imbarazzo, questa battuta uscita, speriamo non voluta, dalla bocca di Concita De Gregorio, conduttrice della serata. Nel congedare l'attore Favino, dopo una sua insignificante lettura di qualche pagina che non ricordiamo, e sul punto di invitare Claudio Strinati, intellettuale e studioso di Roma, la nostra Concita ha dichiarato: "Come  spesso succede in queste serate, ci sono dei punti alti e dei punti bassi", e poi è andata avanti imperterrita. Non osiamo chiederci a chi si riferisse.

Ancora altre noiose letture, poi un pensiero a Renato Nicolini, con in appendice una interminabile e troppo familiare testimonianza della figlia. Un funambolo ha attraversato la strada camminando su una corda non abbastanza alta da darci un vero brivido. E poi, con immediato effetto fuggi-fuggi fra la folla, un finale di arie da opera cantate da un tenore solo alternato a una soprano sola, accompagnati da un pianoforte solo e male amplificato. Effetto casereccio da salotto fine ottocento. Micidiale ma salutare spinta per andarcene a letto.



                                            




 

 
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