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Perfidie di Stefano Torossi

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Piatto ricco

  IL CAVALIER SERPENTE

   Perfidie di Stefano Torossi

        23 aprile 2012    

   PIATTO RICCO

 

OGMM. Ufficialmente la sigla significa Orchestra Giovanile Monte Mario. Si mormora che in realtà stia per Orchestra Geneticamente Molto Modificata.  Non siamo riusciti ad acchiappare il suo fondatore Alfredo Santoloci per chiedergli chiarimenti prima del bel concerto di domenica 15 aprile a S. Maria sopra Minerva. Poi non ce n’è stato più bisogno. Lo abbiamo capito da soli ascoltando la suite N.1 per violoncello di Bach affidata al sax baritono solo (fra l’altro molto bene eseguita con momenti nel registro medio in cui sembrava proprio di sentire il fruscio dell’arco) o l’adagio del concerto di Marcello, dove l’oboe era invece (anche qui con ottimi risultati) un sax soprano. Ecco, l’idea della modifica genetica crediamo sia questa, e funziona. Sono ragazzi, e qualche volta l’insieme non è precisissimo, in più l’acustica di una grande chiesa non contribuisce a migliorare il suono. Comunque, livello buono, e geniali gli stravolgimenti strumentali.

 

Lunedì sedici, alla sala Puccini del Circolo Ministero dei Trasporti, Giuliano Montaldo incontra Ennio Morricone. Divertente, istruttivo confronto con il chiacchierone, irrefrenabile narciso, Montaldo, il quale, rifiutando il microfono, racconta aneddoti, canta in russo finto,  fa imitazioni e ci regala due o tre osservazioni interessanti sul difficile rapporto fra regista e musicista in un film. Testuale: “Il regista quando va in studio con il suo musicista è sempre sorpreso da quello che sente per la prima volta”. “Molto probabile”, ribatte Morricone che, pur avendo il microfono in mano, lo usa poco, “ecco perché io ho sempre pronto il pezzo di riserva”. Presenti il quartetto Ialsax, con Maio pianista e Macchi, soprano. Musiche bellissime, quelle di cui si è parlato, ma poi, quando si passa al programma, ecco che viene fuori la fissazione di Morricone, la musica assoluta (cioè quella non destinata a commentare le immagini). E mentre la musica che il maestro fa per il cinema è davvero sempre ad alto livello. L’altra, ci dispiace, no.

 

Presentazione in Campidoglio. Roma, giovedì 19 aprile.

Ai piedi della stupefacente cordonata di Michelangelo che sale al nostro modesto municipio, con a sinistra la scalinata dell’Ara Coeli, e a destra la via delle Tre Pile, alziamo gli occhi a mirare tanta meraviglia, e rischiamo la pelle,  perché proprio in quel punto attraversato da migliaia di turisti, e dove convergono veri torrenti di traffico, non c’è un semaforo. Ah, la nostra vocazione turistica, con quale lungimiranza è percepita dall’amministrazione comunale! A sinistra dell’artistica salita, piccola curiosità, nel prato accanto al monumento a Cola di Rienzo cresce turgido uno dei due ombù della città (l’altro è al Gianicolo). L’ombù è un arbusto gigante che assomiglia un po’ al baobab e viene dall’Argentina. Quello sul Gianicolo è stato regalato a Roma, insieme al faro, dagli italiani emigrati laggiù. Di questo, non sappiamo niente.

Entriamo nel Salone dell’Arazzo uno dei meravigliosi ambienti di questa sede comunale che è anche un museo. L’evento. Si presenta l’Archivio Nazionale del Jazz, eccellente progetto di un archivio in rete, il più ampio possibile, che raduni e renda consultabili le innumerevoli collezioni private di materiale sul jazz: dischi, nastri, film, partiture, che finché rimangono sugli scaffali di musicisti e collezionisti servono a poco. Se raggiungibili, diventano un tesoro. Attenzione sull’Italia, con estensioni all’Europa e al mondo. Anima dell’iniziativa è il nostro decano del jazz, Adriano Mazzoletti (decano non in quanto decrepito studioso, ma perché crediamo che abbia cominciato a frequentare l’argomento dai primi anni dell’asilo). Sede e strutture del Saint Louis Music School, senz’altro la migliore, più viva ed energetica scuola di musica in Italia. E parliamo di musica vera, non solo muffa da conservatorio; qui gli studenti praticano e sudano tutti i giorni insieme ai compagni. Molti vecchi amici presenti: Pieranunzi, Piana, Tommaso, Podio, Oddi, Giammarco…Fondi privati, quindi doppio merito.

Il valore dell’iniziativa è chiaro, inutile approfondire. Vogliamo salutare l’arguto Mazzoletti che in apertura dice di sé: “Nel 2001 sono andato via dalla Rai, e ho cominciato a lavorare”, e chiude con: “Il jazz è un virus che se ti prende non ti lascia più. Noi siamo portatori sani”. Eccellente ufficio stampa di Giorgia Mileto, che, come bonus aggiunto, è anche bella.

 

20 aprile, Istituto Polacco di Cultura. Rassegna “Suona Francese”, una serie di diverse decine di concerti in tutta Italia. Questo è per clarinetto (Guido Arbonelli) e pianoforte (Giovanni Sorana). Parecchie composizioni in prima assoluta, fra cui due, belle, di autori italiani, Ravinale e Marocchini. Non vogliamo fare i sognatori, ma il concerto era a ingresso libero e ci saremmo aspettati di vedere qualche polacco in sala. Non certo i lavavetri col Tavernello facile, ma qualcuno oltre i funzionari dell’istituto. Niente. Programma ben assortito con brani abbastanza corti da non stremare. Esecutori ad alto livello: il pianista compassato, il clarinettista mattatore. Presenta garbatamente i brani, è buffo ma non ridicolo quando manda baci (rigorosamente in partitura) al pubblico. Si muove con swing mentre suona, dote piuttosto rara fra i clarinettisti classici. Il risultato è ineccepibile. Un concerto serio che ci ha fatto divertire. Siamo fissati noi, oppure questo potrebbe (e dovrebbe) essere un modo di affrontare la musica contemporanea?

 

PS. Tornando a casa siamo passati da Piazza San Silvestro, recentemente e con molte fanfare pedonalizzata e dotata di un restyling radicale. Era tardi, non c’era nessuno e bisogna dire che la grande ellisse della panca di travertino che scontorna lo spazio della piazza è bella. I lampioni, piccoli e ottocenteschi anche. Ci lascia un po’ stupiti l’elemento mobile dell’arredamento: 10 (dicansi dieci) secchioni per l’immondezza disposti in bell’ordine seguendo la curva. Sono quelli di ghisa, non brutti, ma grossi, occupano da protagonisti tutto lo spazio, e comunque sempre contenitori di spazzatura sono. Certo, così la piazza dovrebbe essere più pulita, però…

 

                                       

 
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