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Perfidie di Stefano Torossi

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Un pomeriggio salvato dal Barbarossa

 

     IL CAVALIER SERPENTE

      Perfidie di Stefano Torossi

    10 dicembre 2012

     UN POMERIGGIO SALVATO DAL BARBAROSSA.

                                          

      Fin dalle elementari tutti abbiamo imparato a rabbrividire al nome del Barbarossa (Federico), ferocissimo condottiero di eserciti invasori, distruttore di città e paesi e acerrimo nemico dei Democratici Comuni Italiani. Oggi, pomeriggio del 3 dicembre, al Teatro Vittoria ci siamo trovati a benedire il nome di un altro Barbarossa (Luca), un angelico bagnino che è corso al salvataggio di un evento sul punto di affondare.

    "La città e il paese che vorrei" è il titolo dell'incontro, organizzato dall'Associazione RomaFutura, che andiamo a descrivervi. Le intenzioni erano ottime, la realizzazione molto meno.

     Prima di spulciare i particolari bisogna dire che, come spesso succede negli incontri in cui tutti i partecipanti sono dalla stessa parte, il clima va a finire che si sbrodola in un fastidioso autocompiaciuto buonismo condito con un pizzico di new age, e molta insistenza nel far vedere quanto siamo bravi. A cominciare dalle testimonianze che scorrono sullo schermo "Vogliamo una città dove per strada si canta", "Via le barriere architettoniche". Molto pittoresco e vero, chi oserebbe pensare il contrario? Ma serve qualcosa di più concreto e soprattutto pratico.

    Video della Sora Cesira. La quale si è inventata una bella chiave. Prende filmati dei famosi e gli toglie il testo originale sostituendolo con uno sberleffo, qualche volta azzeccato, qualche volta no. Come oggi. Ha preso Gabriella Ferri e nell'intenzione di farla ancora più romanesca le mette in bocca troppi "mortacci tua" e "che ce frega". Inutilmente pesante.

     A seguire, il qualunquismo altrettanto romanesco del rapper mascherato Johnny (o meglio Gionni) Palomba. I soliti riferimenti, piuttosto frusti (sull'ovvio una rinfrescatina ci sta sempre bene), all'inefficienza dell'amministrazione di città quando piove, o nevica, o il solito traffico. Banale.

     Poi una maestra di scuola (vera) che, dopo essersi molto scusata per l'emozione parte con un interminabile pistolotto a sfondo edificante, stile sinistra anni settanta. Esiziale.

     Tiziana Foschi ci regala una tirata parodisticamente razzista (vorrebbe rappresentare, per metterlo alla berlina, il contraddittorio di destra). Troppo lunga, troppo ripetuta e soprattutto troppo urlata.

     Per fortuna a un certo punto è apparso in scena un vecchio gentiluomo, Ettore Scola, che con la sua sola presenza ha rialzato parecchio il tono ricordando la sua lontanissima (nel tempo) scuola elementare tutta bianca (di pelle, non di intonaco), diventata in questi ultimi anni multietnica: bambini neri, gialli e qua e là ancora qualche bianco. Una testimonianza positiva, finalmente.

     L'imitazione. L'imitato: il sindaco Alemanno. L'imitante: Max Paiella. Limitante l'imitazione per il livello generale; vecchia storia fare il verso a qualcuno. Ma poi fa ridere perché lui è bravo

     Ha cantato molto bene, e parlato meno bene, Tosca.

     Due benemeriti che lavorano nel sociale imbastiscono una specie di teatrale battibecco allo scopo di spiattellare tutto quello che andrebbe fatto dalle autorità, ma che le autorità non fanno; e che invece viene fatto dai singoli con sacrifici di tempo, denaro, vita. Tutto sacrosanto, naturalmente, ma somministrato con tanta virtuosa petulanza, e senza un minimo rispetto dei tempi e dei ritmi (è pur sempre un'incontro di e per gente di spettacolo) che a un certo punto abbiamo temuto che qualcuno decidesse di abbatterli direttamente lì, sul palco.

     Applausi ogni volta possibile, cioè troppo spesso.

     Risate a ogni volgarità.

     Insomma, una specie di bagaglino, di sinistra, ma sempre    bagaglino.

     Ci fermiamo qui.

     Perché il Barbarossa salvatore? Perché Luca, benedetto dalla fortuna che gli ha dato una sottile ironia, un costante sottotono, la capacità di intervenire con garbo per neutralizzare i troppo pedanti, un bell'aspetto, una sommessa parlata romanesca, ma soprattutto una leggerezza in tutto quello che fa e dice, ha saggiamente utilizzato a nostro vantaggio queste doti per tutta la sua conduzione dell'incontro. E, come dicevamo prima, ha salvato il pomeriggio. Bravo Barbarossa.

     A proposito, dimenticavamo di dirlo: ha anche cantato. Bene.


     PS. Accidenti! Ci eravamo preparati una scorta extra di veleno entrando mercoledì sera alla Sala Sinopoli del Parco della Musica per il "Concerto per cento chitarre elettriche" di Tadini-Burns, convinti che fosse una bufala. Cento chitarre? E dove le trovano? Saranno registrate, saranno doppiate. E invece sul palco c'erano tutte, più i bassi. Ragazzi e ragazze in fermento, entusiasti di stare lì. Come noi, d'altra parte, che ci siamo divertiti dall'inizio alla fine a questo concerto rock, ma con un direttore vero (l'ottimo Tonino Battista, un uomo che sprizza energia ma anche finezza musicale a ogni gesto), i chitarristi, tutti e cento, con lo spartito davanti, un batterista esplosivo e un superbo Stef Burns solista. Bellissima musica monocellulare (una nota e quattro accordi), molto emozionale, aggressiva ma anche lirica. Bel colpo d'occhio, oltre che d'orecchio su questa moltitudine di ciuffi e pelate di musicisti sorprendentemente a loro agio in una situazione quanto meno inconsueta. Niente altro da dire, se non anche a loro: bravi!



                                        

 
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