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Perfidie di Stefano Torossi

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« Soli fra le vecchie pietreELOGIO DELLA MODERNITA'... »

Frecce avvelenate di Mezz'estate

 

  IL CAVALIER SERPENTE

    Perfidie di Stefano Torossi

      29 luglio 2013

       FRECCE AVVELENATE DI MEZZ'ESTATE


Lunedì 22, concerto di Vinicio Capossela e solisti a Villa Adriana. Brani suoi e presi dal Carnevale degli animali di Saint Saens. Sera tiepida; a un certo punto appare anche la luna piena. I ruderi sono bene illuminati e bisogna riconoscere un fatto: prendi un mattone, lo lasci lì per duemila anni e, hoplà, diventa arte e storia. Anche le querce da queste parti sono più belle perché cariche di secoli.

Il Capossela, ci avrete fatto caso, fa parte di quel gruppo di cantanti che non possono fare a meno di mettersi qualcosa in testa: cilindri, panama, berretti, bombette. E' il cappello di Linus. E sono parecchi: Capossela, De Gregori, Zucchero, Rossi. Non si muovono senza la protezione.

Il suo merito è innanzitutto di contribuire al rilancio del Festival Internazionale di Villa Adriana, messo in parcheggio da qualche anno per mancanza di quattrini, e finalmente riesumato grazie al contributo della Regione. Abbiamo sentito dire che ha accettato un compenso quasi francescano. Lui, lo ammettiamo, in scena risulta più simpatico di come lo ricordavamo. Anche se ha un sacco di brutte abitudini: bisbiglia anziché parlare quando racconta le sue cosette new age, ha tempi morti interminabili, tende a condurre il suo spettacolo come se fosse un dopocena in tinello, e per finire spesso canta improvvisando, ci pare, certe sue filastrocche un po' troppo branduardiane (accompagnato  solo da una mandola nordafricana, che non è un gran che come suono). Però ci fa arrivare in fondo alla serata con leggerezza ed eleganza.


La mattina eravamo passati alla chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo per un nuovo funerale (ormai uno alla settimana, cosa sta succedendo?): Franco De Gemini, editore, solista di armonica ("C'era una volta il west") e amico. Una cerimonia bella e semplice, troppo perfetta per essere l'ultimo spettacolo. Infatti, per fortuna, mentre sotto la cupola riverberava la registrazione di un brano con la sua armonica, il CD si è bloccato. C'è stato bisogno che qualcuno andasse a sistemarlo. Imprevisto umano che ha ridato dimensione quotidiana alla cerimonia.

 

Venerdì 26, festival "I Concerti nel Parco". Ai Giardini della Filarmonica un duo di musicisti comici, uno belga, Igudesman, l'altro coreano, Joo. Titolo dello spettacolo "And now Mozart" di cui, fra parentesi, non si sente una nota in tutta la serata. Forse proprio questo vuole essere uno degli spunti ridarelli.

Dobbiamo ammettere una nostra annosa problematica: i musicisti comici non ci fanno ridere (forse un po' di più i clown suonatori, quasi mai i classici). Eppure per scherzarci su bisogna essere bravi a suonarla, la musica, e questi due non fanno eccezione: bravissimi. Ma la formula di cominciare con Schubert e finire nella colonna sonora di James Bond, tende a mostrare la corda quasi subito, e i tempi dovrebbero essere strettissimi. Il momento, poi, in cui i comici indulgono a far vedere seriamente quanto sono bravi, dev'essere fulmineo, altrimenti sembra un saggio di conservatorio. Insomma, i due solisti hanno, secondo noi, una velocità di crociera un po' troppo ponderosa, diluita, nordica (anche la Corea è a nord, lo sapevate, no?). Intendiamoci, adesso che ci siamo tolti i sassolini, ci sentiamo di aggiungere che lo spettacolo è decisamente di alto livello musicale. Comico, un po' meno.

Dopoconcerto, un delizioso baretto fra i bambù del giardino offre un eccellente buffet, birra e prosecco freschissimi, e una profusione di vecchie poltrone, specchi barocchi e cianfrusaglie agricole. Tutto molto baraccone e gay, ma anche molto confortevole.



Primo P.S. Lo diciamo da sempre che è un genio. Non della musica, questo lo sappiamo in molti (anche se non abbastanza), ma del marketing. Era un po' che non si parlava di lui, allora ha pensato bene di uscirsene con quella dichiarazione, che naturalmente non vale un piffero come critica seria, ma che ha colpito nel segno, essendo il suo obiettivo scatenare l'indignazione dei fessi benpensanti, che prontamente si sono messi a schiamazzare non avendo capito niente della furba manovra del nostro.

Di chi si tratta? Ma è chiaro, no? "Beethoven senza ritmo. Jovanotti col ritmo". E' lui, il genio: Giovanni Allevi. Tanto di cappello.


Secondo P.S. Ogni giorno, anzi ogni minuto, su Facebook. "Il mio grande amore" "Guardate che occhi" "Per me non c'è che lei (lui)" "Lui (lei) mi aspetta a casa". Sono dichiarazioni vere e proprie. Impegni di fedeltà. Compromettenti frasi di passione. Che accompagnano una stupefacente serie di fotografie. Di cani. Di gatti. Se va bene, di cavalli. Se va benissimo, di bambini. Ci fosse una volta che come destinatario del messaggio appaia un umano adulto. Strano il bisogno di dichiarare pubblicamente questi amori. I quali, diciamolo, non sono proprio puntati sull'obiettivo giusto, che sarebbero i nostri simili, coetanei e consenzienti.  Mah.


 

                                         




 

 
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