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Perfidie di Stefano Torossi
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IL CAVALIER SERPENTE
Perfidie di Stefano Torossi
15 febbraio 2012
SANREMO DUE, IL PENTIMENTO
Il TG prima dell'inizio ci informa che il pentimento da cui il titolo non è nostro ma della Rai che pare abbia calato le braghe chiedendo scusa per conto di quel ragazzaccio cattivo di ieri sera a Famiglia Cristiana e all'Avvenire.
Ci preoccupiamo di avere davanti a noi una puntata noiosa, ingessata e priva di quelle saporite volgarità che ieri hanno condito così bene i nostri interventi. Infatti la prima apparizione dei Soliti Idioti passa liscia, appena arricchita da una doppietta pernacchione-gesto dell'ombrello. Troppo poco. Speriamo bene.
Tutto sembra funzionare. I microfoni ci fanno finalmente capire i testi, che ieri ci arrivavano come bisbigli da confessionale. Il primo balletto di Ezralow ci colpisce per la sua bella, compatta e acrobatica costruzione. Il Maestro Sabiu, direttore dell'orchestra stabile del Festival, è lì, garbato ed elegante; senza cravatta, ma elegante. Accidenti! Di cosa ci lamenteremo se tutto va avanti così?
Un po' di conforto ce lo dà la bella sfocatura da filmino delle vacanze che caratterizza il primo piano di Ivan Pierri, light designer, presentato al pubblico, come si usa fare negli spettacoli brillanti. I presentatori e gli attori sono sempre in scena? allora ogni tanto facciamo vedere anche i tecnici.
Partono le canzoni di cui anche questa sera non ci occuperemo. Appare Papaleo in loden ed elmetto da cantiere. E la sua faccia, la stessa in ogni momento, comincia a farcelo vedere come un Buster Keaton de noantri. E' un po' antipatico, ma meglio di ieri. Bei tempi comici. Comincia a funzionare.
I labbroni e la mascella della Bertè che canta con Gigi D'Alessio scatenano fra le amiche che stasera ci sostengono nel nostro compito di osservatore sanremese un'accesa discussione sulle responsabilità del chirurgo estetico nella odierna società dello spettacolo. Dovrebbe impedire, come professionista, ma anche come confessore e guida, la trasformazione di facce magari segnate ma ancora umane in orride salamandre, oppure limitarsi a eseguire senza discutere le richieste della clientela?
Non si trova risposta, anche perché le amiche di cui sopra sono istantaneamente conquistate dal bel pupo di Dalla, Carone, giovane, garbato, bella vocina e saluto d'ordinanza con le manine giunte. Il cucciolo, si sa, risveglia l'istinto materno. Ma non, lo sapremo più tardi, quello delle giurie.
Secondo intervento dei Soliti Idioti, e qui, dài e dài, alla fine almeno un "dài, cazzo!" lo dobbiamo incassare. E' la loro firma, vi pare che ce lo risparmiavano. Togliamoceli dallo stomaco. Di grande finezza ci è parso lo sketch con il bovero negro, anzi, il diversamente colorato, concluso dalla battuta: "se lui è diverso, vuol dire che noi siamo normali". E poi finalone sull'elegante osservazione che se Morandi ha le mani grandi (fatto ormai acquisito all'iconografia popolare) avrà grande anche il coso. E con questo speriamo di non doverne parlare più.
Un passo indietro per arrivare (commentata da indovinate che musica? ma la Moldava di Smetana, naturalmente!) all'apparizione della terza donna, una gigantessa dell'Est tutta tacchi e gengive, ancora più alta delle altre due che già torreggiano su Morandi e Papaleo. Ivana Mrazova. Vale anche per le donne che altezza è mezza bellezza?
Un brivido, ma leggero ce lo ha fornito il riapparire dello stesso direttore d'orchestra di ieri sera, con sotto la camicia la stessa maglietta di salute, leggermente più ombrata.
E poi la suspense sulle mutande di Belen. Consapevole della nostra inquietudine, ha confermato a tutta l'Italia che le porta, ma cucite sotto il vestito. Cosa vorrà dire non lo sappiamo, ma ci siamo sentiti rassicurati.
Alla quarta ora di una serata stanca, durante la malriuscita esibizione del DJ accompagnato dalle due ballerine tenniste siamo dolcemente scivolati nell'oblio di un meritato pisolo. Buona notte.
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