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Perfidie di Stefano Torossi
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CAVALIER SERPENTE
Perfidie di Stefano Torossi
17 febbraio 2012
SANREMO QUATTRO, SBRINATURA FRIGO
Uno scapolo, si sa, paga la sua libertà con altre schiavitù di tipo domestico: il bucato, la spesa, un po' di pulizie di casa. Bene, oggi siamo in arretrato con la sbrinatura del frigo. Lo abbiamo capito fin dall'inizio che era la serata giusta e ci siamo organizzati staccando subito la spina. Le canzoni ormai sentite tutte più di una volta. Le solite quattro ore previste: il tempo perfetto per l'operazione.
Meno male perché, lo abbiamo constatato in seguito, lo spettacolo si è srotolato stancamente con molti guizzi di noia, e un filo conduttore improntato, oltre che alle consuete volgarità, questa volta più moderate quindi ancora più noiose, a un diffuso banale patetismo di parole e di immagini. Per fortuna avevamo le faccende, perché mentre il frigo si sbrina, uno fa anche altro, no?
Si apre con un violinista alto, biondo e bello, un vero principe azzurro che suona mentre la piccola fiammiferaia, Simona Atzori, ballerina senza braccia, danza da sola, anche bene, ma certo il suo handicap salta agli occhi e ci fa perfidamente pensare a una strumentalizzazione un po' così da parte del festival.
Forse siamo troppo maligni, via. Passiamo al maestro Sabiu, da noi lodato per la sua eleganza ieri, oggi ci delude con una discutibile maglietta sotto lo spolverino di lamé.
La prima risata risuona forzata alle 21,03 alla parola "minchiata" di Papaleo. Ci risiamo. Poi però non succede niente, tranne nostre frequenti visite di controllo in cucina, o zapping sulle altre reti (su MTV, vediamo i Soliti Idioti, ben più divertenti nella loro dimensione che è lo sketch rigorosamente scritto, recitato e altrettanto rigorosamente farcito di volgarità, di come li abbiamo visti in scena l'altra sera). L'intervista con la Ferilli cattura la nostra attenzione per l'impostazione nazionalpopolare del discorso. C'è uno strano momento in cui lei e Morandi se ne stanno tranquilli a chiacchierare mentre il pubblico, completamente scollato, rumoreggia per conto suo. Noi non abbiamo capito il perché di questa sensazione, e a quanto pare neanche loro due, ma erano a disagio. La Ferilli parla molto di Italia e di tette, ma è disinvolta. Morandi accenna a Louis Armstrong, da tutti conosciuto come Satchmo, e lei non perde l'occasione per ammiccare, ingenua: "Ma non è una parolaccia bolognese?"
Canzoni. In una appare come spalla Paolo Rossi con la sua solita aria poco lavata, fa le facce, canticchia qualche parola e se ne va senza salutare. Però poi ci gustiamo lo straordinario trombettista jazz Fabrizio Bosso che arricchisce l'interpretazione della Zilli, acconciata con un covone di capelli in testa in memoria di Amy Winehouse.
E poi arriva colui che con la sua semplice presenza, riesce a deviare per un po' la nostra attenzione da Papaleo. E' un belloccio che all'inizio abbiamo preso per un calciatore. Invece sarebbe un comico, Alessandro Siani. Costui inizia un pericolosissimo monologo che durerà un buon quarto d'ora, tempo micidiale per uno che a mala pena ce la fa, con una battuta indirizzata alla soubrettona dell'est, che ha appena finito di presentarlo, secondo lei ridendo, ma a noi la sua risata sembra il sussulto di un cervo colpito da una fucilata, "Attenti all'anca quando sale Ivanka". Siani appartiene a quella categoria di comici che fa la battuta, e poi ride, prima ancora che il pubblico l'abbia capita. Oppure dice una frase magari un po' forte, per smentirla subito dopo con un "scherzavo". Micidiale e anticomico. Se la prende con un orchestrale, uno spettatore e lo fa oggetto di sberleffi chiamando la gente alla complicità. Insomma il peggio del troppo facile aggravato dal ricorso al dialetto.
Applausi (di sollievo?) lo salutano quando fa per andarsene. Invece si siede su una barca in secco sul palco e ci spara un ulteriore monologhino intenso, sentimentale e patriottico culminante in un trionfale "siamo italiani". E due per il patetico. Ivanka, sussultando ammette che non ha capito niente. Mentiremmo dichiarandoci sorpresi.
La terza sbrodolata patetica è di Papaleo il quale, dopo aver tradotto il titolo "Stormy wheather" in "tempo di merda", canta il pezzo e conclude dichiarando che il suono che preferisce è la risata di suo figlio. E tre. Mo' basta col patetismo.
Sono le 00,35, il frigo è sbrinato a puntino e la serata si conclude con il racconto, responsabilità di Papaleo, di come il pomeriggio durante le prove i due si sono incontrati casualmente in bagno, le loro pipì si sono incrociate (testuale) e questo ha creato fra loro un legame ancora più forte. Morandi, dissociatosi in partenza, dichiara che come aneddoto non gli sembra un gran che. Noi siamo d'accordo.
All'urina non ci eravamo ancora arrivati. Se continua così siamo preoccupati per quello che ci aspetta domani sera.
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