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Perfidie di Stefano Torossi

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Messaggi del 09/08/2013

LE SUORINE CON LE CHITARRINE - Replica dal 16 dicembre 2010

Post n°232 pubblicato il 09 Agosto 2013 da torossis

 

                IL CAVALIER SERPENTE

                Perfidie di Stefano Torossi

            9 agosto 2013

               Replica dal 16 dicembre 2010

              LE SUORINE CON LE CHITARRINE


Amici restauratori ci hanno fatto salire, durante i lavori, sulle impalcature del Tempio di Adriano a Roma, sulla facciata del Duomo di Orvieto, sul tetto di quello di Milano. Abbiamo visto da vicino, per la prima e unica volta nella nostra vita, i capitelli di marmo, a diciotto metri d'altezza, i pennacchi della facciata a settanta metri, le guglie sul tetto a centodieci. Sculture così in alto da essere destinate a rimanere invisibili a tutti, per sempre (tranne, appunto, ai restauratori o ai loro amici in visita).

Eppure sono eseguite così bene, con un'attenzione così minuziosa, con un'arte così appassionata che ci si domanda perché, e soprattutto per chi, tutto questo lavoro. E la risposta non può essere che una sola: per Dio (che non è una bestemmia, come si capisce dall'assenza del punto esclamativo). La ragione ultima di ogni forma d'arte è essere guardata (o, naturalmente, ascoltata, letta, ecc.). E perché questo accada servono gli occhi di un uomo, di tutti gli uomini, e in questo caso, ancora più su, gli occhi di Dio (con cui talvolta, nella sua suprema megalomania, si identifica l'artista stesso).

E, visto che siamo sull'argomento Dio, vorremmo anche accennare a qualcosa che non va proprio sempre bene nella gestione delle sue case, che sono tante, belle e meritevoli di attenzione.

Per esempio, la musica. A eseguire il repertorio immenso composto nei secoli per lui, ci sarebbe da festeggiare con un capolavoro tutti i giorni, feriali compresi, per una ventina d'anni. Mettendo al lavoro orchestre, cori, organisti, tenori, baritoni, soprani e contralti. E invece cosa ci tocca sentire normalmente alle messe? Un paio di suorine con le chitarrine e, quando va bene, due chierichetti coi bonghetti. Questo vero e proprio miracolo dello spreco non riusciamo a spiegarcelo. Spreco di un capitale di musicisti e di musica, e anche di occasioni (lo diciamo dal punto di vista della Chiesa) per attirare fedeli alle funzioni, che in fondo sono spettacoli, e quindi devono attrarre spettatori, cioè fedeli. Chissà perché questa realtà è invisibile per chi dovrebbe avere occhi. E' come quei barboni che hanno i milioni nel pagliericcio e vivono sotto i ponti. Forse è solo un fenomeno cattolico apostolico romano, perché ci dicono che le chiese protestanti mantengono in vita la tradizione. Ma qui siamo al punto che non si trova più un organista decente, e a matrimoni e funerali bisogna portarsi l'amico musico da casa.

Ieri, verso le sei di un pomeriggio ormai buio siamo entrati in S. Maria in Vallicella, la Chiesa Nuova, una delle costruzioni più armoniose del barocco romano, con un altar maggiore ornato da tre magnifici Rubens, con due organi sontuosi, ma sempre silenti, con marmi, statue e quadri dovunque. Bene, è stato come mettere piede in una fredda spelonca, per come fioche e mal dirette erano le poche lampade accese. Fioche, va bene, potrebbe anche essere pretesto per un mistico raccoglimento, ma perché queste luci devono essere piazzate a mezza altezza e puntate verso il basso in modo di infilarsi direttamente negli occhi dei fedeli accecandoli, quando sarebbe tanto semplice girarle verso il soffitto, fra l'altro magnificamente decorato, e ottenere lo stesso effetto di suggestione? Sarebbe anche un buon modo per far lavorare qualcuno dei tanti bravi elettricisti di scena, non difficili da trovare (e spesso disoccupati) nella capitale italiana dello spettacolo.

Oltretutto, un'illuminazione intelligente è il sistema più efficace e meno costoso che si possa immaginare per valorizzare opere e strutture. Forse esageriamo, ma vorremmo suggerire ai parroci un viaggetto a Las Vegas, una città il cui fascino (e c'è, questo fascino, credeteci) è costruito solo sulla illuminazione artificiale Una città che di giorno non è niente, e di notte diventa pura magia, spesso di cattivo gusto, ma magia pura.

Senza bisogno di andare così lontano, amici, c'è a Roma una chiesa illuminata come si deve, e il merito, dobbiamo riconoscerlo, è dei preti tedeschi che officiano S. Maria dell'Anima. E' una chiesa bella e normale, senza capolavori famosi, ma quando entri c'è da rimanere a bocca aperta e con lo spirito in estasi. Il soffitto sembra un cielo, le colonne brillano, i quadri splendono di colori, e non si vede una lampada. Ma la luce, la luce giusta, è dappertutto. Non più di un centinaio di alogene nascoste bene e ben puntate (quattromila euro di spesa al massimo) e uso di buon senso e buon gusto. Non serve altro.



                                       

 
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