Creato da torossis il 08/08/2010
Perfidie di Stefano Torossi
|
Area personale
Tag
Cerca in questo Blog
Menu
Chi può scrivere sul blog
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
Messaggi del 30/09/2013
IL CAVALIER SERPENTE
Perfidie di Stefano Torossi
30 settembre 2013
IL POSTINO PLAGIATO E ALTRE STORIE
Il 25 settembre, all'Auditorium di Via della Conciliazione (quella grande sala che il Vaticano ha affittato per anni a S. Cecilia per i concerti, finché la città di Roma si è decisa a costruirsi un proprio Parco della Musica, istituzione che da allora non solo permette il risparmio di un affitto cospicuo e inutile, ma è diventata addirittura capace di mantenersi) in un tripudio di mondanità cultural politica si è inaugurata la rassegna Romaeuropa Festival.
Primo spettacolo, un balletto di Emanuel Gat "The Goldlandbergers", arzigogolato gioco di parole fra il titolo della musica, le Variazioni Goldberg e l'ipotetica patria (land) dei suoi abitanti. Un fatto artistico che malgrado tutto il contorno sembrasse pensato per scoraggiare se non proprio la felicità dello spettatore (non esageriamo), almeno un tranquillo consumo estetico dell'evento, è riuscito a lasciarci comunque qualcosa addosso. Che è già sufficiente per considerarlo uno spettacolo riuscito.
Per amore di informazione dobbiamo precisare quali erano gli elementi di (voluta?) mortificazione: la versione per pianoforte di Glenn Gould delle Variazioni Goldberg di Bach, a nostro parere (contestabilissimo, naturalmente) usata in modo molto moscio, la voce stessa di Gould ritagliata da una sua trasmissione, in un inglese che evidentemente non dovevamo capire bene, cori vari ed effetti di vento, la nudità squallida del palcoscenico, le luci livide, e addosso ai danzatori un assortimento di calzini, canottiere e mutande che peggio non ne avevamo mai viste.
Eppure un'anima c'era...
Baruffa Endrigo-Bacalov sulla paternità del tema conduttore de "Il Postino". L'argomento del contendere: Luis Bacalov avrebbe plagiato una canzone di Sergio Endrigo, e con questo materiale sgraffignato si è beccato l'Oscar. Mah! A nostro parere il plagio non è così evidente; semmai, data la semplicità del tema, probabilmente involontario. In ogni caso Bacalov, dichiarando che non ne poteva più di questa rottura di scatole durata due decenni, ha deciso di patteggiare e rinunciare a parte dei diritti in favore di Endrigo (eredi) e altri coautori.
Non è il fatto che ci interessa, ma il clima di compiaciuto livore contro il colpevole che si è subito creato con la più viva partecipazione dei colleghi, musicisti e non, comunque artisti, su facebook e sulla stampa "Eccolo, l'abbiamo beccato, il ladro!", "La solita figuraccia all'italiana". Qualche voce si è alzata perfino contro Morricone, membro della prima commissione che aveva dato ragione a Bacalov. Insomma, ancora una volta sprofondiamo nello stupore che ci prende a constatare quante volte il talento di un artista, che dovrebbe, in quanto dono del cielo, rendere chi lo riceve simile a un angelo, si accompagna invece a tutti e sette i peccati capitali, ed è inutile elencarli perché ce li ricordiamo, fin dai tempi del catechismo.
Forse il talento non è proprio un dono del cielo, ma piuttosto è come un fiore: cresce bene solo sul letame.
Domenica 29, Music Day. Mostra mercato del vinile organizzata da Francesco Pozone in un albergo dell'EUR. Nove ore dedicate a questo fenomeno per noi incomprensibile, ma, a giudicare dal pubblico formicolante e dal numero di espositori, largamente condiviso. Ok, collezionare quadri degli impressionisti o bronzi greci è ancora accettabile (avendo i soldi) perché, se non si è tanto paranoici da chiudere tutto nel caveau di una banca, significa mettersi in casa un sacco di belle cose da guardare quanto si vuole.
Ma il disco è un supporto tecnologico che quando è vecchio funziona male, inquinando il suo contenuto con fruscii, toc e salti che rendono la musica, che è proprio quello che dovrebbe fornirci, inutilizzabile. Le copertine, certo, le copertine dei vecchi LP, quelle sì che erano opere d'arte. A due, anche tre facce; e allora la collezione forse è solo l'esterno. Quell'anima nera che ci sta dentro non è altro che una scusa.
A metà mattinata un ricordo di due cari amici partiti: Claudio Rocchi e Franco De Gemini. Nel pomeriggio due presentazioni: "Canzoni sulle pagine", audiolibro di Renzo Zenobi, mitico cantautore d'insuccesso, svanito dal mondo dei vivi a fine secolo scorso, e ora riapparso con questo nuovo materiale, sempre del suo genere: intimista, leggiadro e leggermente polveroso. E "Manuale del perfetto beatlesiano" di Luigi Abramo. Questo signore si è inventato e ha realizzato un'iniziativa che ha chiamato "Appia Road" (e già questo titolo suggerisce il tono) che offre la traduzione in perfetto romanesco di tutte le canzoni dei Beatles. "Blackbird" diventa "Merlo", "Norwegian wood" si trasforma in "Legno der Po" e così via. Ben fatto e divertente (anche se, crediamo, un po' fuorilegge).
Un pizzicotto al volo. Domenica sera. "Che tempo che fa", ospite Ettore Scola, burbero timido, intelligente e buon raccontatore, il quale, richiesto da Fazio di citare un oggetto importante del suo quotidiano, nomina l'uovo. Perché è buono da mangiare, dice, e perché è la più perfetta e bella forma geometrica. Inevitabile a questo punto sentirci gorgogliare nell'orecchio la battuta vecchiotta, ma non ancora superata: "L'uovo è l'oggetto più bello e razionale del mondo, un capolavoro; e pensare che è fatto col culo".
P.S. Vedete cosa succede a voler per forza fare i giochetti da saccentino? Nell'articolo del 9 settembre, per il gusto di inserire una litote abbiamo raccontato male il premio "Poesie nel Cassetto". Non abbiamo ricordato che esiste da 23 anni, che il suo padrino all'inaugurazione fu Argan, che il buon uso dell'italiano, andarci a proprie spese e la fedeltà sono gli elementi caratterizzanti dell'iniziativa, e che la ragione per cui molti dei partecipanti di questa edizione erano avanti con gli anni è perché sono presenti e fedeli fin dall'inizio. Caro Vito Taverna, scusa la nostra superficialità, tipica del rettile, sul quale tutto scivola perché non trova ostacoli.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |