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Palablanda: Il teatro apre col botto


Ottimo risultato ieri sera per l'apertura della mini-stagione teatrale del Palablanda. Gli interpreti di livello del "Teatro dell'Acquario" e l'ottima risposta di pubblico hanno conferito alla rappresentazione il crisma del successo.
Sul palco Maurizio Stammati e Salvatore Vercellino si sono mossi a loro agio da teatranti ormai navigati. Giufà e il Mare, l'opera inscenata ieri sera, ha da tempo superato le cinquecento repliche e assistervi fornisce la risposta del perché. In platea circa duecento spettatori sono
stati letteralmente rapiti dagli elementi portanti della rappresentazione: la poliedrica presenza scenica di Stammati e gli accattivanti silenzi di Vercellino, le musiche per organetto e flauto composte dal maestro Sparagna, i giochi di ombre creati dietro l'impianto scenico da "Geppino", la comparsa di burattini, marionette e pupazzi a coadiuvare gli attori in carne ed ossa.
Nell'ora e poco più di spettacolo si snocciolano uno dietro l'altro una serie di racconti e aneddoti che, a volte, hanno il gusto precursore delle storielle del moderno Pierino, altre, quello speziato delle fiabe da mille ed una notte e ancora quello dell'invenzione fantastica alla Calvino maniera.
Un "Giufà e il mare" a dir poco accattivante anche per i diversi momenti di ilarità che fornisce grazie, soprattutto, all'istrionico Stammati che gioca con destrezza con tempi comici a volte un po stiracchiati ma sempre d'impatto ed efficaci.
Lo spettatore ne risente e ne viene coinvolto lasciandosi andare a risate ed applausi. Ed anche all'immedesimazione: il protagonista, Giufà, comune a tutte le culture del Mediterraneo con diversi nomi paese per paese, viaggia e conosce, inganna ed è ingannato, sbeffeggia e riflette, canta, danza e suona. Insomma vive e, pur mutando, rimane sempre se stesso, Giufà. Giufà che, per trenta denari, vende casa al vicino conservando la proprietà di un chiodo al quale appende ora la giacca, ora la carogna di una capra scacciando così il nuovo proprietario e ritrovandosi casa e denari. Insomma una metafora, se si vuole, della meridionalissima o mediterraneissima, arte dell'arrangiarsi. L'ingegno dettato dalla contingenza. Anche questo è Giufà: un mascalzone, uno sfigato, un geniaccio o un poco di buono, ma pur sempre adorabile. Andrea Polizzo