PARAFERNALIA

recensione e riflessione


                                Iersera
sono andato a vedere questo film. considero monicelli un grande regista, e non sto a fare l'elenco dei suoi film. ho visto qualcosa che non mi aspetttavo; tranquillo, beffardo il giusto, sottotono. divertente ma non troppo, amaro ma non troppo. forse non uno dei suoi fondamentali. e mi sono chiesto e mi chiedo quale fosse l'intento, lo scopo del regista. cosa volesse dire. come tanti altri è la descrizione, la descrizione di un popolo, di una cultura, di tipi umani. l'italiano proletario, piccoloborghese, rurale dell'italia anni 40 (anche se velati accenni a certe idiosincrasie dei nostri giorni ci sono) preso e piazzato in un oasi del deserto libico nei primi tempi della guerra mondiale.e mi ha dato l'idea di una persona che si trova minimamente senza saperlo in qualcosa cui non è preparato, di cui non sa nulla, lasciato in balia di sè stesso.senza malizia, con un atteggiamento da italiani brava gente che ben conosciamo, fa fronte a ciò che accade. si modella senza resistenza a questo vento caldo che può essere la storia, la guerra, l'amore. niente di diverso, in fondo, da quello che può succedere anche oggi. l'idea di un italiano in ferie, in un paese straniero di cui non conosce lingua, abitudini e che, come spesso mi è capitato di vedere viaggiando, resta intimorito, cerca in tutti i modi di captare quelli che sono i comportamenti da adottare. un camaleonte remissivo.quante volte abbiamo visto gli italiani all'estero fare cose che qui non si azzarderebbero mai a fare. rispettare le file, rallentare in prossimità delle strisce pedonali, accettare qualsiasi controllo senza opporsi in alcun modo.e qui è lo stesso. si barcamenano senza eroismi, con un buon senso contadino e civile nella situazione in cui, non sanno nemmeno bene perchè, si son venuti a trovare, attrezzati solamente di un paio di slogan del regime e qualche preconcetto.siamo evoluti, eh ??gli unici con le idee chiare sono michele placido, un frate cialtrone ma che fa il suo lavoro in modo encomiabile senza retorica e uno strpitoso tatti sanguineti, generale cialtrone ma pericoloso che si preoccupa  esclusivamente di sè.gli altri girano in questa lavatrice piena di sabbia. e ho pensato :ma a nassirya, le cose erano cosi' diverse ? questi "eroi", poveri ragazzi piazzatisulla bilancia di una contabilità di morti come lasciapassare per l'anticamera della stanza dei bottoncini.. quanto erano diversi da i soldati del film ? e quanto è necessario farne degli eroi ? ma quale cultura ancora ha bisogno di questo ?una pacata preparazione professionale, una conoscenza dei propri limiti, una coscienza di sè, non sarebbero meglio ? ma perchè dobbiamo affidarci a questi improvvisatori, a questi dilettanti  che mandano la gente allo sbaraglio ?basta, veniamo via. veniamo via da questi posti, da queste situazioni, chè non sappiamo minimamente affrontare. andarci così e mandarli così è da criminali.